Urne aperte domenica 14 maggio in Turchia: per i sondaggi Erdogan sarebbe dietro allo sfidante Kılıçdaroğlu, cosa potrebbe succedere se il presidente dovesse perdere le elezioni?
Per capire quanto Recep Tayyp Erdogan sia preoccupato per l’esito del voto che in Turchia si terrà domenica 14 maggio - si voterà in contemporanea per le elezioni presidenziali e parlamentari - basterebbe far notare che a pochi giorni dall’apertura dei seggi il presidente turco ha annunciato un aumento del 45% degli stipendi dei dipendenti pubblici, una decisione che andrà a interessare circa 700.000 lavoratori.
Un tentativo questo quasi disperato di invertire la tendenza dei sondaggi che, al momento, vedono il suo grande sfidante Kemal Kılıçdaroğlu a un passo dalla vittoria al primo turno delle elezioni presidenziali: anche in caso di ballottaggio, il candidato della Alleanza della Nazione resterebbe sempre il grande favorito.
Türkiye, Yöneylem poll:
Presidential run-off election
Kılıçdaroğlu (CHP-S&D): 54% (-1)
Erdoğan (AKP NI): 46% (+1)+/- vs. 27-29 March 2023
Fieldwork: 27-30 April 2023
Sample size: 2,594➤ https://t.co/hZWwljA0ON#anket pic.twitter.com/J33QZKVwGw
— Europe Elects (@EuropeElects) May 4, 2023
Per quanto riguarda le elezioni parlamentari - si vota con un sistema elettorale proporzionale con una soglia di sbarramento al 10% - invece la situazione sembrerebbe essere più equilibrata, ma anche qui per Erdogan non sarà facile arrivare ad avere almeno 301 deputati per poter controllare la Grande Assemblea Nazionale Turca.
Erdogan è presidente della Turchia in maniera ininterrotta dal 2014, mentre negli undici anni precedenti ha ricoperto il ruolo di primo ministro figura poi abolita nel 2018 per lasciare spazio al presidenzialismo; se consideriamo anche i quattro anni passati a fare il sindaco di Istanbul dal 1994 al 1998, appare evidente che stiamo parlando del politico più importante della storia moderna turca. Questa etichetta però potrebbe essere riduttiva.
In questi anni infatti Recep Tayyp Erdogan è stato uno dei leader più influenti nel complesso scacchiere geopolitico internazionale: dalla Siria alla Libia passando alla guerra in Ucraina e alla questione dei migranti, il ruolo della Turchia è quello di assoluta protagonista. Di conseguenza non sarà facile per Kemal Kılıçdaroğlu detronizzare l’attuale presidente che, in questi anni, spesso ha usato tutti i mezzi a sua disposizione per mantenere il potere resistendo anche nel 2016 a un golpe messo in atto da una parte dell’esercito.
Cosa succede se Erdogan perde le elezioni in Turchia
Annusando il periodo di difficoltà di Erdogan - la Turchia sta vivendo un periodo di grande crisi economica senza contare tutte le criticità conseguenti al tremendo terremoto che ha provocato nel Paese 50.000 morti e 6 milioni di sfollati - quattro partiti di opposizione hanno deciso di coalizzarsi in vista delle elezioni presidenziali.
Per il ruolo di candidato unitario alla fine la scelta è ricaduta su Kemal Kılıçdaroğlu, storico leader del Partito Popolare Repubblicano la principale forza di opposizione ad Ankara, che già in passato aveva sfidato Recep Tayyp Erdogan alle presidenziali.
Stando ai sondaggi il “regno” di Erdogan in Turchia potrebbe terminare domenica 28 maggio, giorno del ballottaggio, ma il sentore è che il presidente farà di tutto pur di non venire sconfitto.
Ma come potrebbe cambiare la Turchia in caso di una sconfitta di Erdogan? Sul fronte interno, Kılıçdaroğlu ha ricevuto l’appoggio dei curdi che si aspettano una sorta di pacificazione in caso di vittoria da parte dell’opposizione. Il programma dell’Alleanza della Nazione poi prevede l’abolizione del presidenzialismo, una maggiore apertura sul tema dei diritti civili e un miglioramento economico grazie a una maggiore cooperazione con Europa e Usa e anche, magari, con l’ingresso nell’Unione europea.
Il grande cambiamento di Kılıçdaroğlu infatti potrebbe essere quello di spostare la Turchia - membro Nato e secondo esercito dell’Alleanza - verso la sfera dell’Occidente allontanando Ankara dall’asse Russia-Cina-Iran.
Ecco perché, visto il ruolo della Turchia in Libia, in Siria ma anche in Ucraina, la posta in palio in queste elezioni è molto più alta di quello che si possa immaginare, con l’Europa spettatrice interessata vista la questione migranti che da sempre rappresenta una sorta di arma nelle mani di Erdogan.
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