Lo scorso 31 marzo il partito del leader turco Erdogan ha perso la maggiore città del Paese, Istanbul. Ma la Commissione per le elezioni ha deciso che il voto non è valido. La protesta dell’opposizione laica
Tutto da rifare ad Istanbul: l’organo di controllo delle elezioni della Turchia ha indetto nuove elezioni per la più grande città del Paese dopo che il partito del Presidente Recep Tayyip Erdogan ha protestato per l’inaspettata sconfitta di un mese fa.
Tuchia, elezioni da rifare a Istanbul
Le elezioni del 31 marzo hanno segnato, dopo anni di dominio indiscusso, la prima incrinatura nel governo di Erdogan, con la sconfitta alle urne del partito di maggioranza. Ma dopo un mese di incertezza, ecco che la Commissione elettorale suprema decide che il voto - ma solo quello di Istanbul - non vale, bisogna rivotare.
La motivazione della Commissione è che “alcuni funzionari alle urne non erano impiegati pubblici”. Una decisione inappellabile, che rimette in gioco la poltrona di sindaco della città, ottenuto oltre un mese fa dal repubblicano Ekrem Imamoglu.
Il partito di governo di Erdogan, l’AKP, aveva perso Istanbul - città di 20 milioni di abitanti - per un pugno di voti (15.000) contro l’opposizione laica del partito repubblicano (CHP). Ad essere sconfitto era stato il candidato Binali Yildirim, ex premier e fedelissimo di Erdogan.
Per Erdogan irregolarità e corruzione nei conteggi
L’AKP, sin dalle prime ore conclusive, aveva denunciato “irregolarità e corruzione” che avrebbero richiesto una nuova tornata elettorale. Imamoglu aveva ricevuto il mandato dopo due settimane di riconteggi. Per il partito di Erdogan era stata una pesante batosta, tanto che lo stesso leader, una volta sindaco proprio di Istanbul, aveva detto che vincere la città era come vincere la Turchia.
Negli ultimi giorni, aspettando la decisione della Commissione, Erdogan aveva lanciato accuse di legami con il terrorismo ad alcuni ispettori elettorali. 43 sono finiti sotto inchiesta.
In Turchia l’AKP aveva comunque ottenuto più voti rispetto all’opposizione, ma il malcontento per il peggioramento dell’economia del Paese aveva portato alla sconfitta nelle due metropoli principali, Istanbul e Ankara. Per il CHP, l’indizione di nuove elezioni è un atto di “pura dittatura”. “È illegale vincere contro l’AKP”, ha scritto il presidente del partito Onursal Adiguzel su Twitter.
A questo punto è lecito aspettarsi ripercussioni sulla lira turca, dato che un mese fa gli investitori avevano lanciato segnali di irrequietezza per il clima di instabilità del Paese.
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