Via libera dal Consiglio europeo ai 50 miliardi per l’Ucraina: Orban vota a favore e adesso passerà all’incasso, mentre la guerra ha preso una direzione ben precisa.
Viktor Orban alla fine ha ceduto, votando insieme agli altri 26 leader dei Paesi membri dell’Unione europea a favore del nuovo pacchetto di aiuti in favore dell’Ucraina: 50 miliardi che saranno spalmati da qui al 2027 all’interno del bilancio pluriennale dell’Ue attraverso una specifica revisione.
Dopo che a dicembre Orban ha messo una sorta di veto bloccando di fatto lo stanziamento di questi fondi per l’Ucraina, dopo un lungo lavoro di mediazione con in campo anche la premier Meloni il leader magiaro si è convinto garantendo così l’unanimità del Consiglio europeo.
Mentre per le vie di Bruxelles è in scena la protesta degli agricoltori con un migliaio di trattori che stanno bloccando le vie della capitale belga, l’Ucraina può tirare un bel sospiro di sollievo visto che senza questi soldi Kiev rischierebbe la bancarotta.
I fondi che presto arriveranno dall’Unione europea però non serviranno a vincere la guerra, ma a cercare di difendere l’attuale linea di trincea e impedire che la Russia possa sfondare e arrivare fino a Kiev per poi magari puntare verso i Baltici.
Come rivelato da Washington Post e Bloomberg presto Usa e Russia potrebbero tornare a parlarsi, congelando la guerra e lasciando in mano russa i territori conquistati: un’autentica beffa per Volodymyr Zelensky, prima sedotto dall’Occidente e poi abbandonato dopo centinaia di migliaia di morti e feriti e un paese ridotto in macerie con la grande finanza già pronta a mettere le mani sulla ricostruzione, una torta da oltre 800 miliardi di dollari.
Tornando a quello che è successo a Bruxelles una domanda sorge spontanea: cosa ha ottenuto in cambio Viktor Orban per il suo disco verde al pacchetto di aiuti da 50 miliardi destinato all’Ucraina?
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Soldi Ue all’Ucraina: cosa ha ottenuto Orban?
Il Consiglio europeo è stato convocato in maniera straordinaria vista l’urgenza di dare una risposta all’Ucraina. Kiev ha chiuso il 2023 con un buco di bilancio pari a 39 miliardi di dollari, mentre il fabbisogno in questo 2024 dovrebbe essere pari a 37 miliardi di dollari.
Soldi questi che dovranno arrivare dall’Occidente, ma negli Stati Uniti i Repubblicani - che ora hanno il controllo della Camera - da tempo hanno chiuso i rubinetti, mentre all’interno dell’Unione europea è stato Viktor Orban a bloccare i fondi destinati a Kiev.
L’Ucraina però ha urgente bisogno di soldi subito, visto che la guerra va avanti e la Russia ha ripreso ad attaccare dopo aver respinto in estate la tanto sbandierata controffensiva che avrebbe dovuto portare gli ucraini a riconquistare tutti i territori perduti, Crimea compresa.
Alla vigilia del consiglio europeo tutte le attenzioni di conseguenza sono state riservate a Viktor Orban, da tempo bastian contrario in seno all’Ue specie da quando Bruxelles ha congelato oltre 28 miliardi di fondi destinati all’Ungheria a causa delle violazioni dello stato di diritto da parte di Budapest.
A dicembre la Commissione Ue ha teso la mano verso Orban, sbloccando 10 miliardi di questi fondi e dando ossigeno alle casse magiare; questo però non è bastato per convincere il premier ungherese a togliere il veto sui fondi all’Ucraina, con Orban che soltanto ora si è convinto a togliere il veto.
Il via libera da parte di Viktor Orban però non sarebbe arrivato senza nulla in cambio. Per prima cosa come riporta il Guardian con la notizia poi ripresa dal Post, l’Ungheria avrebbe ottenuto che “il Consiglio valuti almeno una volta all’anno l’applicazione del principale fondo europeo per l’Ucraina; fra due anni poi il Consiglio potrà chiedere alla Commissione Europea di elaborare una revisione del fondo (quindi potenzialmente anche una riduzione dei soldi disponibili)”.
A Bruxelles però si mormora come Orban possa aver ottenuto in cambio anche delle garanzie in merito ai restanti fondi europei per l’Ungheria ancora congelati, una sorta di do ut des dove lo stato di diritto verrebbe sacrificato in nome della necessità di sostenere l’Ucraina nella guerra contro la Russia.
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