La crescita del PIL Italia prevista dal governo Meloni si rivela troppo ottimistica. L’UE taglia outlook anche per il 2025. Ma occhio a debito e deficit. Gentiloni sul Superbonus.
La Commissione europea ha annunciato di aver tagliato l’outlook sulla crescita del PIL dell’Italia prevista per il 2024 e per il 2025, smentendo così l’ottimismo del governo Meloni, le cui stime sul ritmo di espansione dell’economia del Paese sono state considerate in diverse occasioni fin troppo ottimistiche.
Nelle Previsioni economiche d’autunno annunciate oggi da Bruxelles, si legge che il PIL dell’Italia è atteso in crescita dello 0,7% su base annua nel 2024 e del +1% nel 2025.
Nell’outlook precedente, il prodotto interno lordo dell’Italia era stato previsto dall’UE in crescita dello 0,9% nel 2024 e dell’1,1% nel 2025.
La Commissione europea ha reso noto inoltre oggi di stimare un rialzo del PIL dell’Italia pari a +1,2% nel 2026.
UE: “Crescita PIL si stabilizza nel 2024 per poi accelerare. Il fattore PNRR”
La crescita del PIL dell’Italia, ha spiegato la Commissione europea, si stabilizzerà nel 2024, per poi accelerare il passo, sostenuta dal Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza.
Il fattore determinante per la crescita dell’economia italiana indicato da Bruxelles, così come da diversi economisti, è identificato dunque, sempre e soprattutto, in questo acronimo: PNRR.
“L’economia italiana è attesa crescere dello 0,7% nel 2024”, ha annunciato l’UE, avvertendo tuttavia che “ l’eliminazione graduale dei crediti d’imposta per l’edilizia abitativa pesa sull’attività edilizia, anche a fronte di una ripresa degli investimenti in infrastrutture, sostenuta dai fondi europei”.
La Commissione ha rilevato inoltre che, “sulla scia delle dinamiche positive dei salari reali, i consumi delle famiglie in crescita entro l’anno compenseranno il freno rappresentato dal trascinamento degli effetti negativi del 2023”.
Ancora: “si prevede che le esportazioni nette daranno un contributo positivo alla crescita del PIL, principalmente attraverso la profonda contrazione delle importazioni di beni”.
In generale, secondo Bruxelles, “il Pil reale crescerà dello 0,7% nel 2024, sostenuto dagli investimenti e dal calo delle importazioni ”.
Successivamente, la crescita del prodotto interno lordo sarà pari al +1% e a +1,2% nel 2025 e nel 2026, sulla scia dell’ “aumento dei consumi e dell’accelerazione della spesa correlata al PNRR”.
Granitiche certezze da parte di Giorgetti-Meloni sul PIL Italia
Vale la pena di rispolverare le previsioni sul trend del PIL dell’Italia che sono state sfornate dal governo Meloni, e che sono state annunciate con la pubblicazione del Piano strutturale di bilancio che il MEF ha presentato qualche settimana fa.
Per il 2024 l’esecutivo ha annunciato di prevedere una crescita del PIL pari a +1% e successivamente dell’1,2% e dell’1,1% rispettivamente nel 2025 e nel 2026.
Granitica si è confermata, in più di un’occasione, la fiducia nella presunta forza dei fondamentali economici italiani che è stata dimostrata sia dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni che dal ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti.
Quest’ultimo, una settimana fa, ha ricordato che “guardando indietro, nel corso degli ultimi anni il sistema economico italiano ha mostrato una tenuta superiore alle previsioni di molti”, facendo notare che “le stime iniziali di crescita del PIL dell’ISTAT sono state successivamente riviste al rialzo in misura inedita, anche alla luce del notevole incremento dell’occupazione sin qui registrato”.
Giorgetti ha così confermato la vena di ottimismo sulla crescita del PIL del governo Meloni:
“Non sarei stupito da eventuali revisioni al rialzo, anche relativamente alle stime preliminari del PIL 2024. Inoltre, le prospettive di crescita a breve termine risultano nel complesso ancora incoraggianti”.
Qualche giorno fa la premier Giorgia Meloni ha dal canto suo rimarcato di nuovo la solidità dell’economia italiana, ricordando il motivo di vanto rappresentato anche dal trend dello spread BTP-Bund.
“Da quando ci siamo insediati, lo spread è sceso di cento punti, nel 2023 la borsa italiana è stata la migliore d’Europa. Per la prima volta siamo diventati la quarta nazione esportatrice al mondo scavalcando prima la Corea del Sud e poi il Giappone. Abbiamo l’inflazione più bassa tra le economie del G7 e tra le più basse d’Europa e l’ultima volta che abbiamo emesso titoli di Stato sul mercato a fronte di 13 miliardi di euro disponibili sono arrivate richieste per oltre 200 miliardi di euro”.
Praticamente, ha rimarcato Meloni, “tutti oggi vogliono investire i loro risparmi da noi, perché noi non siamo più la nazione priva di certezze. Noi oggi siamo la nazione che dà delle certezze ”.
Meno crescita PIL, ma stime UE meno drammatiche su debito e deficit Italia
A blindare il governo Meloni sono tuttavia le nuove stime sulla dinamica del debito-PIL e del deficit-PIL dell’Italia, che sono state migliorate da Bruxelles.
Riguardo al deficit-PIL dell’Italia, il rapporto è atteso infatti ora dalla Commissione europea in calo al 3,8% nel corso del 2024 e in ulteriore flessione fino al 3,4% nel 2025, per poi posizionarsi finalmente al di sotto della soglia del 3%, come intimato dall’UE con il nuovo Patto di Stabilità e di crescita, nel 2026, anno in cui è atteso al 2,9%.
Nell’ultimo outlook del 15 maggio, Bruxelles aveva annunciato di prevedere condizioni peggiori per le finanze pubbliche dell’Italia, ovvero un deficit-PIL pari al 4,4% nel 2024 e al 4,7% nel 2025.
Cosa prevede il governo Meloni? L’outlook del rapporto indicato dal Documento programmatico di bilancio italiano inviato a Bruxelles stima livelli di deficit-PIL più bassi anche delle stime migliorate da Bruxelles, pari al 3,3% nel 2025 e al 2,8% nel 2026.
La Commissione UE ha migliorato anche l’outlook sulla dinamica del debito pubblico italiano: ora il rapporto debito-PIL dell’Italia è atteso al 136,6% nel corso del 2024, rispetto al 134,8% del 2023, per poi salire al 138,2% nel 2025 e al 139,3% nel 2026.
Si tratta di un outlook che continua a prevedere tuttavia una crescita del rapporto, anche se in modo meno fosco di quello precedente, quando Bruxelles aveva annunciato di prevedere un rialzo del debito-PIL al 138,6% per questo anno e al 141,7% nel 2025.
Le stime vanno paragonate anche in questo caso a quelle formulate dal governo Meloni, anch’esse incise nel Documento programmatico di bilancio italiano, che indicano per l’Italia un rapporto debito-PIL nel 2024 pari al 135,8% nel 2024, (rispetto al 136,6% delle nuove previsioni della Commissione europea).
Il rapporto debito-PIL è atteso inoltre dal governo Meloni al 136,9% nel 2025 e al 137,8% nel 2026, livelli anche in questo caso più bassi rispetto, come si legge sopra, al 138,2% nel 2025 e al 139,3% previsti dalla Commissione europea.
Detto questo, se Bruxelles è meno pessimista sul trend del rapporto debito-PIL dell’Italia, è a causa del ritiro graduale da parte del governo Meloni dei crediti di imposta legati al Superbonus. Così nelle Previsioni della Commissione:
“L’eliminazione guaduale dei significativi crediti di imposta per l’edilizia abitativa e le entrate in crescita dovrebbero far scendere il deficit del governo in modo notevole, nel 2024, al 3,8% del PIL. Il deficit è atteso scendere ulteriormente nel 2025, e nel 2026 a un livello appena al di sotto del 3% del PIL. Al contrario, il rapporto del debito-PIL è atteso salire nell’orizzonte di previsione, raggiungendo il 139,3% del PIL nel 2026 (rispetto al 134,8% nel 2023), a causa delle conseguenze ritardate dei crediti di imposta per la ristrutturazione delle abitazioni (dunque, ancora, a causa del Superbonus) maturati nel deficit fino al 2023”.
Angoscia Superbonus, Paolo Gentiloni: impatto più negativo che positivo
Della piaga sui conti pubblici rappresentata dal Superbonus ha parlato anche il Commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni, interpellato nel corso della conferenza stampa indetta per presentare le nuove previsioni economiche dell’Unione europea.
Nel motivare la traiettoria rialzista del rapporto debito-PIL dell’Italia, Gentiloni si è soffermato sulle conseguenze dei crediti di imposta, segnalando un trend “dovuto al protrarsi dell’impatto di quello che noi italiani chiamiamo il Superbonus”.
Il commissario Gentiloni ha fatto notare che è “abbastanza assodato” che nell’insieme questa misura, che pure ha ragioni comprensibili, è uscita un po’ fuori dal controllo e ha avuto un impatto certamente più negativo che positivo ”.
Migliorato outlook tasso disoccupazione, ma occhio al forte indebolimento occupazione
Altra notizia positiva per il governo Meloni riguarda il trend della disoccupazione in Italia: la Commissione UE ha migliorato infatti anche le previsioni sul tasso di disoccupazione, che ora è atteso in flessione al 6,8% nel corso del 2024, in ribasso di quasi 1 punto rispetto al 7,7% del 2023.
Bruxelles prevede un ulteriore calo del tasso di disoccupazione del Paese al 6,3% nel 2025 e al 6,2% nel 2026.
Ben più alte erano le stime annunciate lo scorso maggio, quando l’UE aveva pronosticato un tasso di disoccupazione in Italia pari al 7,5% quest’anno e al 7,3% nel corso del 2025.
Va detto tuttavia che le nuove previsioni segnalano anche un indebolimento della crescita dell’occupazione, attesa in rialzo dell’1,6% nel corso di quest’anno, dopo il +1,9% dello scorso anno, e in ulteriore indebolimento nel 2025, con un ritmo di crescita pari a +0,8%.
Atteso poi un trend dell’occupazione decisamente anemico, pari ad appena +0,2% nel 2026.
Per quanto concerne il capitolo dei salari, la crescita nominale è stimata accelerare al ritmo del 4% quest’anno, sulla scia del rinnovo che avrà interessato “la maggior parte dei contratti”, riflettendo i precedenti aumenti dei prezzi. Tuttavia, andando avanti, ci “sarà una moderazione graduale”.
Attenzione anche all’outlook sull’inflazione, diffuso dalla Commissione europea lo stesso giorno in cui l’ISTAT ha confermato l’accelerazione del trend dei prezzi nel mese di ottobre, in un momento in cui continua a essere molto alta l’attenzione sull’allentamento della politica monetaria avviato dalla BCE di Christine Lagarde e giunto al suo terzo atto del 2024 e in cui si mette in evidenza l’incognita di un nuovo taglio a dicembre (ci sarà davvero?)
“Sulla scia del continuo calo dei prezzi energetici fino all’ottobre del 2024, l’inflazione headline per l’intero anno è attesa calare all’1,1%”, si legge nell’outlook stilato da Bruxelles, che fa riferimento alla “ stabilizzazione dei prezzi energetici attesa per il 2025-2026” nel motivare le proiezioni di un trend debole anche per “le altre componenti dell’indice HICP (indice armonizzato dei prezzi al consumo)”.
C’è tuttavia una eccezione, tra l’altro attenzionata in modo significativo dalla stessa BCE che guarda all’intera area euro, e che riguarda a quanto pare anche l’Italia: la componente dei “servizi, dove si prevede che i salari continueranno a esercitare ancora una pressione rialzista sui prezzi”.
Nel complesso, l’UE prevede per l’Italia una inflazione pari all’1,9% nel 2025 e all’1,7% nel 2026, livelli che si aggirano attorno al target a cui punta la BCE per l’intera Eurozona, pari al 2%.
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