L’OPS lanciata da UniCredit su Banco BPM è una OPA ostile? La risposta è affermativa, mentre circolano indiscrezioni sulla mossa dei francesi di Crédit Agricole.
L’OPS lanciata da UniCredit su Banco BPM è, secondo Piazza Meda, “ostile”. E Banco BPM la rimanda di conseguenza al mittente.
Così si legge nel comunicato diramato da Piazza Meda al termine della riunione del CDA di oggi, martedì 26 novembre, indetta per valutare l’offerta pubblica di scambio che la banca italiana capitanata dal CEO Andrea Orcel ha lanciato ieri per conquistare il gruppo.
Le condizioni dell’offerta annunciata da Unicredit su Banco BPM, ha detto Piazza Meda, “ risultano del tutto inusuali per operazioni di questa tipologia, e, nell’opinione del cda, non riflettono in alcun modo la redditività e l’ulteriore potenziale di creazione di valore per gli azionisti della banca”.
Tra l’altro, si legge nella nota della banca guidata dal CEO Giuseppe Castagna, l’OPS “non è stata in alcun modo preventivamente concordata con la banca ”.
A questo punto Banco BPM, “si esprimerà sull’offerta con le tempistiche, gli strumenti e secondo le modalità previste dalla legge. Dall’analisi del Comunicato il cda all’unanimità rileva, in via preliminare e nel migliore interesse degli azionisti, che l’offerta indica un corrispettivo unitario - interamente in azioni - che riflette un premio dello 0,5% rispetto al prezzo ufficiale di Banco BPM del 22 novembre, e uno sconto implicito del 7,6% rispetto al prezzo ufficiale di ieri ”.
Banco BPM dice no all’OPS “ostile” di UniCredit. La risposta dopo la riunione del CDA
Banco BPM ha citato anche il rischio delle possibili iniziative in Germania lanciate da UniCredit che, agli inizi di settembre, ha iniziato a salire nel capitale della seconda banca tedesca Commerzbank:
L’offerta di Unicredit, spiega Banco BPM “ espone gli stakeholders di Banco BPM all’alea connessa all’esito delle iniziative di espansione avviate da UniCredit in Germania nonché a una significativa diluizione dell’attuale esposizione geografica che, in luogo di un’attrattiva concentrazione di Banco BPM nelle regioni più dinamiche del Paese e dell’Eurozona, si riposizionerebbe su aree oggi caratterizzate da una minore crescita e un maggiore rischio geopolitico ”.
Il riferimento di Banco BPM, ovviamente, nel parlare di “alea”, ergo di rischio legato all’esito delle iniziative lanciate da Piazza Gae Aulenti in Germania, è all’incertezza che avvolge la mossa che Andrea Orcel ha lanciato nel Paese per scalare ulteriormente la seconda banca teutonica - BCE permettendo - dopo essere entrato a gamba tesa nel suo capitale, accumulando una partecipazione potenziale del 21%: una mossa che ha scatenato la rabbia del governo di Olaf Scholz, ormai collassato, che ha detto “nein” alla possibilità che i due istituti di credito, UCG e CKB, si fondano, tanto da portare lo stesso Orcel a coprirsi dal rischio legato al titolo Commerzbank.
L’alea è tra l’altro ancora più alta, se si considera che la Germania si appresta a tornare alle urne, con le elezioni anticipate previste per il gennaio del 2025, mentre si parla anche di un presunto ricatto tedesco all’Italia sul nodo MES.
Banco BPM ha manifestato anche preoccupazione per le ripercussioni che una fusione con UniCredit produrrebbe sulla sua forza lavoro:
“Le sinergie di costo lorde stimate sono pari a 900 milioni, ossia più di un terzo della base costi di Banco BPM, destando forti preoccupazioni sulle prevedibili ricadute a livello occupazionale e sociale. Peraltro tali sinergie, al pari di quelle di ricavo, non sono per nulla valorizzate nelle condizioni dell’offerta”.
La risposta ufficiale di Banco BPM non crea grandi sorprese, visto che Piazza Affari aveva messo già in conto il no di Piazza Meda a UniCredit. Prima della riunione del CDA, era stato lo stesso consigliere di Banco BPM Mauro Paoloni a definire praticamente ostile l’offerta lanciata da Orcel.
Entrando nella sede di Piazza Meda, alla domanda se l’OPS di Orcel fosse ostile, Paoloni aveva risposto con un “sì”.
I francesi di Crédit Agricole smentiscono rumor di richiesta alla BCE per salire a oltre il 10% di Banco BPM
Occhio intanto nella giornata di oggi anche ai rumor riportati da Il Sole 24 Ore secondo i quali Crédit Agricole, primo azionista di Banco BPM, avrebbe di recente costruito una quota per far salire la sua partecipazione nel capitale di Piazza Meda dal 9% al 19%, con accordi di equity swap con le due banche d’affari americane JP Morgan e Jefferies.
I rumor sono stati tuttavia smentiti da fonti vicine alla Banque Verte, che hanno affermato che l’istituto francese non ha chiesto alla BCE l’autorizzazione per salire a oltre il 10% di Banco BPM.
Ieri la banca francese aveva commentato l’offerta pubblica di scambio lanciata da UniCredit sulla banca guidata da Giuseppe Castagna con un semplice “No Comment”, mentre nelle stesse ore il ministro delle Infrastrutture e del Trasporti, leader della Lega e vicepremier Matteo Salvini rimarcava il DNA italiano sia di Banco BPM che di MPS, auspicando le nozze tra le due banche.
Ma è la stessa storia a ricordare che in passato l’ipotesi di un matrimonio tra Banco BPM e MPS era stata considerata con molta prudenza, proprio a causa della presenza dei francesi nel capitale di Piazza Meda.
Presenza alquanto alta, che fa di Crédit Agricole il primo azionista di Banco BPM. Il secondo azionista di Banco BPM è invece il colosso del risparmio gestito USA BlackRock.
Titoli UniCredit, Banco BPM, MPS rimangono osservati speciali a Piazza Affari. Il Monte in rally
La notizia del no di Banco BPM all’OPS di UniCredit ha ripercussioni immediate sul titolo MPS, che ieri di colpo si era ritrovato privo del potenziale cavaliere bianco Banco BPM, messo nel mirino da UniCredit.
Già in cima al Ftse Mib di Piazza Affari prima dell’annuncio di BAMI, le azioni del Monte accelerano al rialzo, balzando del 3,6% circa.
Il no di Banco BPM a UniCredit riporta i trader a scommettere sulla possibilità di un matrimonio tra Piazza Meda e il Monte dei Paschi di Siena.
Il titolo Banco BPM, che nelle prime ore della sessione odierna aveva riportato una performance positiva, dopo il rally del 5,48% di ieri, azzera i guadagni e vira in territorio negativo.
Le azioni Unicredit riagguantano invece il territiorio positivo, dopo il calo pesante della vigilia, pari a -4,76%.
Diversi gli analisti che si sono messi al lavoro a partire da ieri, giorno in cui UniCredit ha lanciato l’OPS (l’Offerta pubblica di scambio) su Banco BPM, per cercare di capire quali sarebbero le implicazioni di una eventuale fusione tra le due banche sulle dirette interessate, ma anche sull’intero comparto bancario italiano.
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Scope Ratings: l’analisi sui rischi e i benefici di un deal tra UniCredit e Banco BPM
Oggi un commento che ha fatto il punto della situazione è arrivato da Scope Ratings, l’agenzia di rating europea, con la nota “UniCredit flexes robust financial position to pursue growth in Italy and Europe” .
Gli esperti hanno in qualche modo avallato le paure del governo Meloni, facendo notare che un’eventuale fusione tra UniCredit e Banco BPM “rimuoverebbe un importante player (Banco BPM), lasciando le banche rimanenti alle prese con una quantità inferiore di opzioni per rafforzare le loro posizioni di mercato”.
Non solo: ovviamente, e in questo caso l’attenzione è su MPS, se Orcel riuscisse a convincere Piazza Meda a convolare a nozze con UniCredit, “ diminuirebbe in modo significativo la probabilità di un terzo grande gruppo bancario, a lungo auspicato dal governo Meloni”: ovvero, la chance di un terzo polo bancario tanto sponsorizzato dal governo Meloni si smorzerebbe in modo importante.
Per quanto riguarda le conseguenze di un ipotetico deal tra Banco BPM e UniCredit, gli analisti di Scope, hanno scritto che la transazione avrebbe conseguenze “ampiamente positive, ma chiaramente aumenterebbe la dipendenza del gruppo (UniCredit) dall’Italia”, il cui rating assegnato dall’agenzia è pari a “BBB+, con outlook stabile”.
Di fatto, “insieme a Banco BPM, l’Italia inciderebbe per il 56% sul fatturato dei nove mesi del gruppo, in rialzo rispetto al 46% (attuale)”.
In questo modo, si indebolirebbero “i recenti sforzi” compiuti da Piazza Gae Aulenti “per diversificare geograficamente (il suo business) espandendo la sua presenza in tutta l’Europa”.
Il risultato non avrebbe implicazioni del tutto favorevoli su UniCredit, in quanto “la maggiore esposizione verso l’Italia potrebbe avere un impatto sui suoi costi della raccolta, nel caso in cui il rischio sovrano dell’Italia (leggi rischio BTP) dovesse aumentare”.
La strada per la realizzazione della transazione di M&A con Piazza Meda, sottolinea Scope Ratings, non è inoltre certo priva di ostacoli: “Integrare organizzazioni complesse con culture aziendali differenti (Banco BPM, viene ricordato dall’agenzia di rating, in precedenza era un gruppo cooperativo), comporta rischi di esecuzione”.
Di conseguenza, “è probabile che UniCredit si trovi costretta ad aumentare l’offerta, secondo gli analisti di Scope Ratings, per convincere gli azionisti e i vertici di Banco BPM: qualcosa che potrebbe non incontrare il favore dei suoi azionisti”. Così farà ora Andrea Orcel, dopo il comunicato diffuso da Banco BPM?
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