I nodi della politica “no confini” di Biden sono però venuti al pettine. Il presidente crolla nei sondaggi, mentre il problema della immigrazione irregolare imperversa negli Stati Uniti.
Il problema della immigrazione irregolare torna di forza in prima pagina, dopo che l’11 maggio l’amministrazione Biden ha terminato l’uso del ‘Titolo 42’. Con questa misura, iniziata da Trump durante l’emergenza della pandemia, e poi mantenuta dal suo successore, la polizia di frontiera aveva il potere discrezionale di respingere i clandestini senza consentire loro di presentare la richiesta di asilo.
Ora il Covid non è più un rischio, secondo la Organizzazione Mondiale della Sanità, e Biden ha dato il via libera al flusso di migranti eliminando lo strumento legale che, almeno formalmente, poteva frenarlo. Così dalla “emergenza sanitaria” gli Stati Uniti sono finiti in una “emergenza umanitaria”.
Negli ultimi mesi la pressione alla frontiera, sia apertamente ai valichi regolari di passaggio sia di frodo lungo tutto il Rio Grande e la linea del confine, è infatti esplosa producendo numeri record. Secondo il ministero della Sicurezza Nazionale, a marzo, gli stranieri che sono stati fermati dalle guardie di frontiera hanno superato le 162 mila unità, un aumento del 25% rispetto al mese precedente e, soprattutto, tre volte tanto la media degli “ingressi” dei mesi di marzo durante le amministrazioni dei due presidenti precedenti, Obama e Trump. [...]
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