Perché il vaccino di AstraZeneca è cruciale per la ripresa economica?

Pierandrea Ferrari

30/12/2020

Mentre l’Ema continua a chiedere tempo, la Gran Bretagna ha dato l’ok al vaccino di AstraZeneca. Ma perché questo immunizzante è cruciale per garantire una rapida ripresa economica?

Perché il vaccino di AstraZeneca è cruciale per la ripresa economica?

Dopo lo stop dell’Agenzia europea del farmaco (Ema), il vaccino prodotto dal tandem AstraZeneca-Oxford è stato approvato oggi – mercoledì 30 dicembre – dall’Agenzia britannica di regolamentazione dei medicinali e dei prodotti sanitari

Le prime dosi dell’immunizzante sviluppato dalla Big Pharma inglese verranno distribuite nel Regno Unito a partire dal 4 gennaio: l’accelerazione risponde alla necessità di Londra di fronteggiare l’impennata di casi nel Paese, dove una nuova variante del virus sta rivelando un potenziale di contagio ben superiore rispetto al trend degli ultimi mesi.

Il vaccino di AstraZeneca è un fiore all’occhiello della ricerca scientifica britannica, e presto o tardi dovrà essere approvato e distribuito anche aldilà della Manica. Secondo gli osservatori, infatti, l’immunizzante inglese è l’unico prodotto attualmente disponibile sul mercato che possiede le caratteristiche necessarie per spegnere rapidamente la stagione pandemica.

Il vaccino di AstraZeneca è fondamentale per la ripresa economica

Una manciata di mesi fa sarebbe stato difficile immaginare l’attuale offerta di vaccini: da Pfizer-BioNTech a Moderna, sono numerose le Big Pharma che in tempi record hanno messo a punto degli immunizzanti per frenare la circolazione del virus.

Le principali economie hanno già stilato la loro lista della spesa, assicurandosi miliardi di dosi da diversi produttori e lasciando da parte alcune quote per i Paesi che non possono far fronte ai costi. Del resto, nel mondo globalizzato odierno la ripresa economica sarebbe al di sotto delle aspettative se la pandemia continuasse ad infuriare nelle aree più svantaggiate.

Il ventaglio di scelta, dunque, è ampio, ma il rimbalzo dell’economia dipenderà in gran parte dalla possibilità di distribuire inclusivamente il vaccino di AstraZeneca. Una questione di costi, prima di tutto, poiché per assicurarsi una dose dell’immunizzante inglese servono solo 3 sterline, contro le 15 di Pfizer-BioNTech.

Inoltre, il prodotto di AstraZeneca non presenta quelle difficoltà di conservazione che potrebbero frenare gli altri vaccini. L’immunizzante Pfizer-BioNTech, ad esempio, deve essere tenuto ad una temperatura di settanta gradi sotto lo zero, mentre per il vaccino inglese potrebbe bastare anche un normale frigorifero.

A tutto questo si aggiunge il fatto che AstraZeneca e l’Università di Oxford stanno pensando di portare la produzione a 3 miliardi di dosi nel 2021, una quota sensibilmente più alta rispetto a quella prevista da Pfizer-BioNTech (1,3 miliardi) o Moderna (tra 500 milioni e 1 miliardo).

Il prezzo, la gestione e le stime nella produzione rendono dunque il vaccino di AstraZeneca una sorta di “condicio sine qua non” per i Paesi che mirano ad un rafforzamento dei fondamentali economici nel corso del 2021. Ma c’è un rischio: sinora i produttori inglesi hanno indicato un grado di efficacia del vaccino ben inferiore a quello mostrato da Moderna e Pfizer-BioNTech. In assenza di opportune messe a punto non si può escludere che la lotta sul fronte pandemico prenda un’altra piega.

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