Se le liste di attesa sono piene è possibile fare una visita medica gratis anche privatamente. Vediamo cosa dice la legge e come saltare le liste di attesa.
Le visite mediche possono essere gratis anche se si fanno privatamente se le liste di attesa sono piene. Le liste di attesa per visite ed esami, in Italia, sono sempre lunghissime: si tratta di un problema non di poco conte visto che non si riesce a soddisfare la domanda di cure e assistenza da parte dei cittadini in tempi brevi. Per ovviare il problema, negli ultimi tempi si è avanzata anche l’ipotesi di eseguire visite ed esami anche nel fine settimana, allo scopo di far scorrere più rapidamente le liste di attesa.
Molto spesso i cittadini che hanno bisogno di una visita specialistica o di un esame diagnostico in tempi brevi, preferiscono rivolgersi al settore privato della sanità. Un esempio classico è dato dalla risonanza magnetica: i tempi medi per effettuarla sono di circa 3 mesi (con punte massime di 9 mesi e con attese minime di un mese, in base alla Regione di residenza). Per una visita oncologica l’attesa può arrivare anche a 12 mesi (13 nel caso della mammografia) e si comprende quanto questo sia assurdo visto che si tratta di visite urgenti.
Ovviamente stiamo parlando delle visite mediche effettuate negli ospedali pubblici. Tutto cambia nel settore privato, i tempi si riducono notevolmente e proprio per questo moltissimi cittadini scelgono di prenotare pagando la visita, piuttosto che aspettare mesi.
C’è però una differenza notevole di prezzo che si riversa inevitabilmente sul cittadino: una visita diagnostica in ambito pubblico, infatti, avrebbe richiesto il solo pagamento del ticket sanitario, mentre in una clinica privata il costo si fa decisamente più alto.
Capitano casi, nella sanità pubblica, in cui per un monitoraggio ad una donna che aspetta un bambino venga dato dopo la data presunta del parto, e questo fa capire l’assurdità del problema. Dovete sapere, però, che già oggi esiste un modo del tutto legale per saltare la lista di attesa senza pagare costi aggiuntivi rispetto al ticket sanitario stesso se l’ospedale non riesce a garantire quello di cui si necessita in tempi decenti. Si tratta delle visite in intramoenia, ovvero la visita in regime privato ma all’interno dell’ospedale stesso (con le spese sostenute dal Sistema Sanitario Nazionale).
In mancanza della possibilità di e sottoporsi alla visita diagnostica in intramoenia si può effettuarla presso una clinica privata chiedendo, poi, rimborso delle spese alla Asl. Una disposizione in vigore dal lontano 1998, ma talmente poco “sponsorizzata” che in pochi ne conoscono l’esistenza.
Nel dettaglio, questa disposizione prevede che qualora i tempi di attesa per lo svolgimento di un esame diagnostico negli ospedali pubblici si prolunghino per troppo tempo, il paziente avrà diritto a sottoporsi allo stesso esame sempre presso l’ospedale ma in regime privato, con i costi a carico del SSN (Ticket a parte ovviamente) o presso una clinica privata ma senza pagare alcunché, poichè poi si avrà rimborso di quanto spese dalla Asl. Vediamo meglio cosa stabilisce la Legge in merito e come fare per far valere questo diritto.
Lotta alle liste di attesa
Il Governo annuncia passi in avanti nei piani di contrasto alle liste di attesa visto che il Cdm ha dato il via libera a un decreto legge con 7 norme e a un disegno di legge che conta 15 articoli.
Tra le misure principali annunciate ne decreto Legge è prevista la creazione di una piattaforma a livello nazionale per il monitoraggio che avrà il compito di dialogare con le piattaforme regionali. Nasce, inoltre, un Cup unico regionale e infraregionale che mette a disposizione del cittadino tutte le prestazioni che offre il servizio pubblico e quello convenzionato. In ogni caso se le prestazioni non sono garantite entro i tempi previsti dalle classi di priorità, si può sempre ricorrere alle prestazioni in intramoenia (le cui ore non potranno mai superare quelle dell’attività ordinaria).
Viene posto il divieto, inoltre, di chiudere le agende e si attiva un sistema di recall per evitare il fenomeno delle prestazioni prenotate ma mai effettuate. Le visite e gli esami si potranno fare anche di sabato e di domenica.
Nel disegno di legge, invece, viene introdotto l’obbligo per il medico di attribuire a ogni prestazione richiesta una classe di priorità. Viene offerta, poi, agli specializzandi la possibilità di ottenere incarichi libero professionali fino a 10 ore a settimana. Alcune prestazioni, poi, sempre con l’intento di abbattere le liste di attesa, saranno rese direttamente dalle farmacie.
Come saltare gratuitamente le liste di attesa: cosa prevede la Legge
Secondo quanto stabilito dal Piano di Governo delle liste, un documento valido per il triennio 2016-2018, ci sono dei tempi ben precisi per lo svolgimento di visite specialistiche ed esami diagnostici. Nel dettaglio, questo documento - che è stato redatto dal Ministro della Sanità in collaborazione di Regioni e Province autonome - stabilisce che i tempi di attesa nell’ambito pubblico non dovrebbero mai superare:
- 30 giorni per le visite specialistiche;
- 60 giorni per gli esami diagnostici.
Tuttavia, come chiunque di voi abbia effettuato una prenotazione per un visita medica si sarà accorto, le liste di attesa della Sanità pubblica spesso hanno tempi ben più lunghi di quelli suddetti.
Cosa succede qualora questi termini vengano superati? In tal caso interviene quanto stabilito dall’articolo 3 - 13° comma - del decreto legislativo 124/1998 con il quale si riconosce il diritto del paziente di usufruire della stessa prestazione sanitaria dallo stesso medico (o anche da un altro) privatamente ma sempre all’interno dello stesso ospedale )in intramoenia, ovvero una prestazione “intramuraria” offerta dall’ospedale pubblico in regime privato. In questo modo si evitano le lunghe attese. Il medico che effettuerà la visita, ovviamente, lo farà al di fuori dell’orario di lavoro anche se utilizzerà le strutture dell’ospedale e la spesa che si sosterrà per l’intramoenia sarà, come tutte le altre spese sanitarie, detraibile al 19%.
Nel dettaglio, il suddetto articolo prevede che in tal caso a farsi carico dei costi della visita specialistica non è il paziente, bensì “l’azienda sanitaria locale di appartenenza e l’azienda unità sanitaria locale nel cui ambito è richiesta la prestazione (in misura uguale)”.
Dal costo della prestazione sanitaria ovviamente si sottrae il costo del ticket sanitario che resta a carico del cittadino; tuttavia, qualora questo appartenga ad una delle categorie per le quali è prevista l’esenzione del ticket sanitario, le Asl si faranno carico dell’intero costo della prestazione.
Come far valere il proprio diritto
Fatta chiarezza su cosa stabilisce la Legge, vediamo come fare per far valere il proprio diritto. In realtà è molto semplice: basta inviare una richiesta - tramite raccomandata a/r - al direttore sanitario dell’ospedale nella quale specificate che non potendo usufruire della prestazione sanitaria nei tempi previsti dalla legge volete che questa venga effettuata in regime di attività libero-professionale intramoenia.
Nella richiesta vanno indicati i dati anagrafici il tipo della prestazione richiesta e la data della prenotazione; sarà il direttore sanitario, a sua volta, a dover garantire lo svolgimento della visita medica o dell’esame diagnostico in tempi rapidi, senza ulteriori spese a carico del richiedente.
Nell’istanza che si invia si devono indicare:
- la prescrizione per l’accertamento o la visita specialistica;
- la comunicazione del Cup dell’impossibilità di prenotare la prestazione entro le date previste dalla legge di 30 o 60 giorni;
- che la prestazione richiesta è incompatibile con i tempi di attesa previsti perché urgente.
© RIPRODUZIONE RISERVATA