Già sfiammato l’effetto Trump? La lettera sul debito del tycoon che agita i mercati. Massima attenzione allo shock Fed.
A Wall Street l’euforia per la vittoria alle elezioni USA di Donald Trump sembra essere passata da un po’: sicuramente è passata se si guarda al trend dell’indice delle blue chip Dow Jones che, con il collasso di ieri, ha segnato un triste record, soffrendo la fase ribassista più forte e più lunga da quelle 11 sedute ininterrotte di smobilizzi che colpirono il listino nel 1974.
Il tonfo di ieri si spiega con la delusione degli operatori di mercato per quello che è emerso dall’ultima riunione dell’anno della Fed. Ma già nelle nove sessioni precedenti, la borsa Usa in generale aveva innestato la retromarcia rispetto a quei buy sfrenati che erano seguiti all’esito dell’Election Day dello scorso 5 novembre. Buy che avevano continuato a blindare le azioni growth, come dimostra la performance stellare riportata dalle azioni che compongono il club esclusivo dei Magnifici 7, Tesla in primis. Diversamente è andata però negli ultimi giorni per i titoli delle blue chip, assaltati da una carica importante di sell. E non è certo un caso.
Diversi strategist stanno già temendo da un po’ che la bolla Trump possa esplodere. E in tal senso Trump per primo non sta facendo niente per rassicurare gli investitori. Protagonista di queste ultime ore, oltre alla Fed che ha dato il colpo di grazia a Wall Street mostrandosi decisamente più hawkish sui tassi, è stata la mossa del tycoon, che ha anticipato una nuova amministrazione USA orientata a spendere e a spandere, a dispetto dei trend al rialzo del debito e del deficit USA, che ha raggiunto livelli monstre. [...]
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