Gli esperti di blockchain ne sono sicuri: il 2022 sarà l’anno decisivo per l’ascesa del Web3. Fondamentale quindi individuare le crypto giuste: eccone cinque
Chainlink, Brave e Polkadot sono nomi che ora come ora potranno non dire molto alla maggior parte dei cittadini comuni. E se vi dicessimo che in un futuro non lontano potrebbero raggiungere e superare colossi come Google, Facebook o Twitter? Questa è la prospettiva secondo gli esperti di blockchain, che ritengono che l’ascesa del Web3 sia sempre più imminente. Diventa quindi fondamentale barcamenarsi tra le crypto che potrebbero ricavarsi lo spazio più importante nel nuovo internet. Eccone cinque da non perdere d’occhio.
Chainlink
Nella nostra analisi non possiamo che partire da Chainlink. Nell’universo delle crypto sul Web3, questa è una blockchain proof-of-stake imprescindibile per la propria missione. Quella di unire proprio le blockchain al mondo reale. Un compito possibile grazie a LINK, che concede la possibilità di mettere a punto applicazioni decentralizzate che interagiscano e scambino dati con protocolli diversi.
Tali operazioni possono avvenire anche off-chain, perché ChainLink presenta un sistema di software decentralizzati che inviano dati affidabili e trasparenti dal mondo allo smart contract che li richiede. I programmatori di crypto sul Web3, tramite questa avveniristica blockchain, possono contestualmente creare una dApp per tenere traccia della supply chain di un’azienda e controllare l’andamento di uno stock del mercato tradizionale. Il tutto all’insegna della massima interoperabilità tra i sistemi.
Brave più BAT: il progetto Basic Attention Token
Il nome di Brave, invece, si pone in possibile contrapposizione con Google in una nuova architettura del web pensata sul Web3 e incentrata sulle crypto. Si tratta infatti di un nuovo browser, ideato da quello stesso Brendan Eich co-fondatore di Mozilla. Dopo aver sfidato il dominio di Internet Explorer nei primi anni 2000 grazie al suo Firefox, infatti, ora punta a fare le scarpe nientemeno che a Google Chrome.
Come? Brave fa parte del progetto Basic Attention Token, il cui obiettivo è quello di privilegiare sopra ogni cosa la privacy degli utenti. Si abbina infatti a BAT, un token ERC-20 che premia chi crea pubblicità creative e che siano il meno possibile invasive. L’intero ecosistema prevede quindi spazi pubblicitari con tanto di ricompense dovute a chi promuova prodotti senza ostacolare la navigazione. In tutto questo si può lavorare su BAT che si basa nientemeno che su Ethereum. Sul Web3 ci si potrà quindi scambiare valore in crypto senza ostacolarsi a vicenda. Tanto più che gli inserzionisti sono incentivati a proporre lavori di qualità, mentre gli utenti sono portati a visitare spazi pubblicitari solo ed esclusivamente di loro interesse.
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The Graph
The Graph, invece, è una blockchain concepita appositamente per chi sviluppa dApp nel Web3. Sfrutta GRT, che permette di individuare qualsiasi dato sulla blockchain in pochi secondi, invece di passare attraverso ogni singola transazione. Un modo per lavorare sulle crypto in maniera più efficiente e immediata, dato l’altissimo livello di indicizzazione che restringe il campo a ciò che interessa all’utente. In più è opportuno sottolineare che stiamo parlando di un protocollo decentralizzato. Che di conseguenza risulta aperto, trasparente e neutrale.
Chi lavora sulle dApp sa bene che per funzionare al meglio sono indispensabili informazioni specifiche sulle blockchain in un flusso di informazioni che non deve arrestarsi mai. Ebbene, The Graph fornisce questo flusso in maniera sia decentralizzata che perfettamente indicizzata. Un modo utilissimo per lavorare al meglio sulle crypto nel Web3. E per chi avesse ancora qualche dubbio, basterà aggiungere che Vitalik Buterin in persona ha sottolineato quanto sia importante disporre di un protocollo simile. Un’opinione di altissimo livello, visto che si tratta dello stesso creatore di Ethereum. E che lui stesso ritiene che questo sistema ne migliori la scalabilità.
Le altre: Ankr e Polkadot
Concludiamo la nostra analisi con due soluzioni che gli operatori di crypto sul Web3 stanno premiando sempre più. La prima è Ankr, una piattaforma che offre vari strumenti per sfruttare le potenzialità del nuovo Internet. Qui ci sono per esempio tool di sviluppo e API che rendono più agile la creazione di nodi per varie blockchain, lo staking e la programmazione di dApp cross-chain. Il tutto basandosi sull’omonimo ANKR, è un utility token ERC-20 e BEP-20. Con questa piattaforma, le blockchain crescono a livello di sicurezza e decentralizzazione maggiore è il loro utilizzo.
Parliamo infine di un protocollo molto apprezzato dagli operatori di crypto sul Web3: Polkadot. Abbinato a Kusama, il suo «canary network», presenta un sistema di parachain che rende molto più facile sviluppare le dApp. Le parachain, infatti, fanno guadagnare parecchio tempo rispetto alla creazione di una blockchain dalle fondamenta. Importante anche l’invenzione del «crowdloan», con cui raccogliere fondi in maniera del tutto trasparente, democratica e, anche in questo caso, decentralizzata. Sono peraltro gli utenti ad avere la possibilità di scegliere quali progetti sostenere su questa piattaforma. Con un ecosistema, quindi, completamente creato e controllato dalla sua stessa community.
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