Aumentano i controlli nelle Regioni passate in zona rossa: dal Viminale chiedono un “approccio equilibrato”.
Da oggi mezza Italia è in zona rossa, il che comporta l’entrata in vigore di una serie di divieti e restrizioni che andranno a limitare la libera circolazione dei cittadini. Ma non solo: contestualmente, infatti, le amministrazioni locali hanno deciso di incrementare i controlli, così da sanzionare coloro che non rispetteranno le nuove regole.
Sono gli enti locali a doversi occupare dei controlli nei confronti dei cittadini, così da accertare che tutti gli spostamenti siano giustificati da un motivo di necessità.
Ricordiamo, infatti, che nella zona rossa anche gli spostamenti all’interno del Comune sono vietati quando non sussiste il motivo di necessità; esistono una serie di attività che si possono fare e altre che invece sono vietate e gli enti locali sembrano essere intenzionati ad adottare il pugno duro per evitare che ci possano essere trasgressioni.
Più controlli in zona rossa: pugno duro di Regioni e Comuni
Con il passaggio in zona rossa aumentano i controlli. Comuni e Regioni, infatti, hanno deciso di seguire le indicazioni del premier Mario Draghi e del Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, i quali hanno chiesto agli enti locali una stretta sui controlli anti-assembramento e sugli spostamenti al fine di contenere i contagi in questa terza fase della pandemia.
D’altronde, la zona rossa di oggi è molto diversa dal lockdown di un anno fa: molti più negozi sono aperti ed è per questo che c’è il rischio che più persone ne approfittino per spostarsi.
Nel dettaglio, leggendo le notizie dei vari giornali locali ben informati su quanto sta succedendo nel territorio, in tutti i Comuni passati in zona rossa da oggi sono stati potenziati i controlli da parte delle autorità, specialmente ai confini cittadini.
Controlli mirati anche in quelle zone dove ci sono maggiori possibilità che si possano creare assembramenti: ad esempio nei parchi cittadini, dove le persone potrebbero recarsi per fare attività sportiva o semplicemente per portare i propri figli al parco giochi. Ma anche le spiagge, le quali - complice il bel tempo di questi giorni - rischiano di riempirsi. Massima attenzione su bus, metro e stazioni, in quanto gli affollamenti nei mezzi pubblici sono stati uno dei problemi irrisolti di questa pandemia.
Ci sarà, quindi, una stretta sui movimenti: ricordiamo, infatti, che nelle zone rosse anche solo per uscire di casa serve l’autocertificazione.
Il rigore è necessario ma - ci tiene a precisare il Viminale - servirà “un approccio equilibrato” da parte delle forze dell’ordine, alle quali quindi si chiede di utilizzare il buon senso nei controlli.
Controlli nella zona rossa: cosa si rischia?
C’è comunque ottimismo rispetto all’atteggiamento degli italiani. D’altronde, in più di un anno di pandemia questi hanno dimostrato un grande senso di responsabilità: su un totale di 47 milioni di controlli effettuati dalla Polizia dall’11 marzo scorso - con 37,2 milioni di persone fermate - i sanzionati sono stati solamente 600 mila, con una “quota di disobbedienza” pari all’1,6%.
Sono diverse le casistiche che in zona rossa possono portare ad una sanzione. Ad esempio se non si indossa la mascherina laddove richiesto, ossia in tutti i casi in cui non viene garantito in modo continuativo l’isolamento da persone non conviventi, oppure se non si rispetta il distanziamento e si contribuisce a creare assembramento. E ancora: viene sanzionato chi esce di casa senza un chiaro motivo di necessità, il quale deve essere indicato nell’autocertificazione, come pure chi pratica attività sportiva non rispettando le regole previste.
L’importo delle sanzioni è ormai noto: per chi non rispetta quanto previsto dai decreti è prevista una sanzione amministrativa che va da un minimo di 400,00€ (riducibili a 280,00€ per chi paga entro cinque giorni) ad un massimo di 1.000,00€, con il rischio inoltre di dover rispondere di reato in caso di falsa autocertificazione.
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