Per Igor Iezzi della Lega il referendum sulla cannabis “in realtà si occupa per la maggior parte di droghe pesanti”. Vediamo allora cosa c’è di vero sulla possibilità che la cocaina diventi legale.
Il delicato argomento delle droghe torna a essere al centro del dibattito politico visto il referendum sulla cannabis legale, lanciato dai Radicali, che se dovesse ottenere il via libera da parte della Consulta potrebbe essere votato a maggio.
Il comitato promotore del referendum ha infatti depositato presso la Cassazione le 630.000 firme raccolte in poco più di un mese, riuscendo così a superare l’asticella delle 500.000 firme necessarie.
Al momento il referendum sulla cannabis è riuscito a superare anche un “agguato” teso da Lega e Fratelli d’Italia in commissione Affari Costituzionali alla Camera, con i due partiti che chiedevano che venisse abrogata la norma licenziata dal Governo che ha prorogato di un mese i termini per la raccolta firme dei referendum.
Tra i promotori dell’emendamento, poi bocciato dalla commissione, che avrebbe potuto affossare il referendum, c’è il deputato Igor Iezzi della Lega che ha motivato l’iniziativa parlando di “un referendum truffa che meschinamente parla di cannabis quando in realtà si occupa per la maggior parte di droghe pesanti; se alcuni partiti della maggioranza vogliono legalizzare la cocaina lo dicano chiaramente”.
Ma perché si parla della possibilità che la cocaina diventi legale in Italia a seguito del referendum sulla cannabis? In effetti nel testo si fa riferimento anche ad altre droghe, vediamo però in che termini.
La cocaina e il legame con il referendum sulla cannabis
Stando alle parole del deputato leghista Igor Iezzi, il referendum sulla cannabis si occuperebbe anche di droghe pesanti tanto da accusare alcuni partiti di voler legalizzare la cocaina in Italia.
Questo è il quesito referendario che è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Come ha spiegato Pagella Politica, con il referendum si vuole abolire nel Testo unico sulle droghe “il reato che punisce chi coltiva le sostanze stupefacenti o psicotrope elencate dalla legge: in particolare quelle indicate nella tabella I prevista dall’articolo 14 del Testo unico”.
Nella tabella in questione non è presente solo la cannabis, ma anche l’oppio, le foglie di coca e i funghi allucinogeni. Se il referendum dovesse passare, non sarebbe più reato la coltivazione di queste piante.
Sempre a Pagella Politica il comitato promotore del referendum ha spiegato che “la richiesta di depenalizzare non solo la coltivazione di piante con Thc, ma tra gli altri anche di oppio e coca, recepirebbe quanto deciso in una sentenza del 19 dicembre 2019 delle sezioni unite della Corte di Cassazione; all’epoca la Corte aveva stabilito che vadano escluse dal reato di coltivazione di stupefacenti le attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica che appaiono destinate in via esclusiva all’uso personale del coltivatore”.
Il referendum così andrebbe a depenalizzare la coltivazione ma non la produzione di sostanze stupefacenti o la vendita, con il carcere che sarebbe evitato soltanto per condotte riguardanti la cannabis e non la cocaina oppure l’oppio.
L’ultima parte oggetto di discussione è quella che riguarda la patente di guida, con il referendum che vuole togliere la sospensione per chi detiene sostanze stupefacenti per uso personale. Se invece una persona è alla guida sotto effetto di qualsiasi droga, la sanzione penale resta e non viene cancellata.
In conclusione se il referendum sulla cannabis dovesse passare, in Italia sarebbe depenalizzata la coltivazione delle foglie di coca ma non la produzione e la vendita di cocaina, mentre per chi viene sorpreso a guidare sotto effetto di sostanze stupefacenti resterebbe l’illecito penale.
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