Due mesi e mezzo dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky avrebbero sul tavolo una soluzione (Usa permettendo) che potrebbe porre fine al conflitto in corso.
Quando ci si domanda come finirà la guerra tra Russia e Ucraina, si deve partire sempre da un presupposto: quello scoppiato lo scorso 24 febbraio non è un conflitto che riguarda solo Kiev e Mosca, con gli Stati Uniti, la Cina e l’Europa che rappresentano i classici convitati di pietra.
Ecco perché in quella che ormai sempre più spesso viene definita come una guerra per procura, con Washington che starebbe utilizzando e armando l’esercito ucraino per perlomeno indebolire Vladimir Putin, al momento appare difficile intravedere una luce in fondo al tunnel.
Del resto negli ultimi giorni Volodymr Zelensky ha provato ad avviare un dialogo con il Cremlino, anche nelle scorse ore ha ribadito che “occorre instaurare nuovamente il dialogo e portare Mosca al tavolo dei negoziati”, ma l’uscita di Jens Stoltenberg sul futuro della Crimea ha fatto capire che sarà possibile un accordo tra Russia e Ucraina soltanto se dovesse arrivare un disco verde da parte della Nato.
Nonostante il tentativo di convincimento da parte di Mario Draghi durante l’incontro con Joe Biden, appare difficile che Oltreoceano in questo momento possano avallare l’avvio di un convinto tavolo di pace.
Per Washington infatti questa guerra appare essere una occasione irripetibile. Vista la resistenza delle truppe ucraine, il nuovo obiettivo degli Usa come spiegato dal segretario alla Difesa Lloyd Austin sarebbe quello di “vedere la Russia indebolita al punto che non possa più ripetere quel che ha fatto in Ucraina”.
In questo scenario dove l’Occidente si appresta a inviare altri miliardi di dollari di aiuti militari a Kiev, Zelensky e Putin sembrerebbero essere bloccati in una sorta di cinematografico stallo alla messicana: Francia e Cina però starebbero lavorando per trovare una via d’uscita ai due leader, ma non sarà facile convincere gli Stati Uniti ad avallare una forte iniziativa diplomatica internazionale per porre fine alla guerra.
Come finirà la guerra in Ucraina? La possibile soluzione
Con il conflitto che non sembrerebbe accennare a diminuire di intensità, per trovare un accordo di pace prima sarà inevitabile riuscire ad arrivare a un immediato cessate il fuoco. Finché saranno le armi a parlare sarà impossibile mettere in campo qualsiasi tentativo concreto di fermare la guerra.
La lunga telefonata tra Emmanuel Macron e Xi Jinping avrebbe fatto registrare una importante novità, con il presidente cinese che per la prima volta ha parlato della necessità di “rispettare l’integrità territoriale e la sovranità dell’Ucraina”.
Una frase che pesa come un macigno vista la vicinanza tra Mosca e Pechino, ma al tempo stesso Macron ha sottolineato come si dovrà cercare di “costruire la pace senza umiliare Mosca”.
Una base di partenza per i colloqui potrebbe essere il ritiro della Russia dai territori occupati dopo l’inizio della guerra. Questo significherebbe che Mosca potrebbe restare in Crimea e in parte del Donbass.
Una soluzione questa che fino a qualche giorno fa poteva essere in qualche modo anche accettabile per Zelensky, ma adesso Kiev ha fatto sapere che “se siamo abbastanza forti sul fronte militare e vinciamo la battaglia cruciale per il Donbass, la vittoria per noi consisterà nella liberazione del resto dei nostri territori”.
Nel momento in cui Mosca si accinge ad annettere alla Russia senza un referendum la regione di Kherson, di certo Putin non potrebbe mai accettare di terminare la sua operazione speciale senza ottenere il riconoscimento almeno della Crimea che, di fatto, amministra dal 2014.
Ecco perché negli Stati Uniti sono convinti (e in parte fanno il tifo) che la guerra sarà molto lunga. Uno scenario questo che non sarebbe economicamente e socialmente sostenibile per l’Europa.
L’unica via d’uscita sarebbe il ripiegamento delle forze russe entro i confini pre-24 febbraio, riconoscendo a Mosca i territori da tempo occupati: Putin avrebbe delle bandierine da poter sventolare in patria (Crimea e la parte più ricca del Donbass) e Zelensky alla fine andrebbe a perdere dei territori che di fatto non controlla più da anni.
Per la fumata bianca però occorre che entrambi i Paesi in questa guerra rinuncino a qualcosa: la Russia alle città portuali conquistate come Kherson e Mariupol, l’Ucraina a quella integrità territoriale che negli ultimi giorni a Kiev è diventata un dogma.
Se invece a prevalere sarà l’idea della vittoria militare sul campo, da parte dell’Ucraina o della Russia, allora nessuna possibile evoluzione del conflitto sarebbe da escludere compresa quella catastrofica di una guerra nucleare.
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