Il 27 gennaio si voterà in Parlamento la relazione della Giustizia del ministro Alfonso Bonafede: Italia Viva dovrebbe esprimersi contro e al Senato la maggioranza così potrebbe andare sotto senza il materializzarsi dei responsabili, con le dimissioni di Giuseppe Conte che a quel punto sarebbero inevitabili.
Per Giuseppe Conte la strada si fa sempre più in salita in questa crisi di governo. A complicare le cose c’è adesso l’indagine per concorso esterno in associazione mafiosa riguardante Lorenza Cesa, il segretario dell’UdC che si è subito dimesso.
Proprio i centristi infatti erano dati come in “trattativa” per dare vita a quel gruppo parlamentare capace di sostituire numericamente Italia Viva soprattutto al Senato. La vicenda riguardante Cesa però ha stoppato tutto, con i senatori dell’UdC che si sono detti “scossi” e che a Palazzo Madama adesso si dovrebbero astenere.
Un brutto colpo questo per Conte, che ha bisogno a breve di almeno una decina di senatori per avere una nuova maggioranza al Senato: adesso non resta che guardare agli ex 5 Stelle ancora da convincere, a pezzi di Italia Viva e soprattutto di Forza Italia.
In questo clima da calciomercato, con una ridda di voci riguardanti possibili cambi di casacca da fare impallidire le “bombe” dell’indimenticato Maurizio Mosca, per il Presidente del Consiglio si avvicina la data del 27 gennaio, giorno in cui si voterà la relazione della Giustizia del ministro Alfonso Bonafede.
Crisi di governo: perché il 27 gennaio Conte può cadere
Fin dai tempi delle tensioni sulla riforma della prescrizione, Alfonso Bonafede è sempre stato nel mirino di Matteo Renzi. Uno dei tanti rumor che si sono susseguiti durante questa crisi di governo, è che Italia Viva abbia chiesto proprio la testa del Guardasigilli in un ipotetico rimpasto di governo.
Mercoledì prossimo così quando in Parlamento si voterà la relazione della Giustizia di Bonafede, i renziani dovrebbero votare contro a meno di un ripensamento nei prossimi giorni.
Se fosse confermata la linea contraria di Italia Viva, senza il sostegno di ulteriori “responsabili” l’attuale maggioranza orfana dei renziani potrebbe non avere i numeri per approvare la relazione.
Una eventualità che rappresenterebbe la fine di ogni progetto di permanenza a Palazzo Chigi per Giuseppe Conte che, a quel punto, constatato di non avere una maggioranza dalla sua non potrebbe fare altro che dimettersi.
Non è un caso che Andrea Orlando, ospite di PiazzaPulita, abbia ammesso che in questo momento le elezioni sono più vicine. C’è però da considerare che la gran parte dei parlamentari ha un mancamento al solo sentir parlare delle urne, e non solo per la pandemia in corso.
I tempi però iniziano a farsi stretti: se nei prossimi giorni non si formerà un nuovo gruppo parlamentare al Senato pronto a entrare a fare parte della maggioranza, per il governo Conte suonerà la campana della fine dei giochi.
Considerando che all’orizzonte non si vedono maggioranze alternative credibili, Giuseppe Conte potrebbe far leva sullo spauracchio delle elezioni per convincere gli indecisi a sostenere un suo governo ter.
Senza un accordo a breve, Matteo Renzi il prossimo 27 gennaio avrebbe nuovamente la possibilità di staccare la spina ai giallorossi: resta da capire però se anche i suoi siano pronti a percorrere una strada che sembrerebbe portare dritta alle elezioni.
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