Draghi o Macron: la sfida per la leadership europea post-Merkel

Riccardo Lozzi

20 Settembre 2021 - 15:18

Con la fine dell’era Merkel, Draghi e Macron si giocano la leadership dell’Unione Europea. I punti deboli e i punti forti dei due “sfidanti” per la successione alla cancelliera tedesca.

Draghi o Macron: la sfida per la leadership europea post-Merkel

Nell’ultima settimana che porta alle elezioni in Germania del 2021, la vittoria del leader dell’SPD Olaf Scholz sembra ormai sempre più vicina. Gli ultimi sondaggi vedono il partito socialdemocratico al 26%, con un vantaggio del 5% rispetto al CDU/CSU, fermo al 21%, e dell’11% sui Verdi dati al 15%.

Anche l’ultimo dibattito televisivo del 19 settembre tra Scholz, Armin Laschet e Annalena Baerbock, ha visto l’attuale ministro delle Finanze uscire vittorioso dal confronto elettorale, proiettandosi verso la cancelleria dopo 16 anni di Governo di Angela Merkel.

Il voto tedesco potrebbe avere forti ripercussioni su tutta l’Unione Europea, anche l’Italia guarda con interesse. Infatti, per molti osservatori politici con Scholz al posto della Merkel, la Germania non riuscirà a mantenere il suo ruolo di guida in UE.

In questo scenario, potrebbe farsi strada una sfida tra Mario Draghi ed Emmanuel Macron per assumere la leadership europea post-Merkel.

Draghi o Macron: la sfida per la leadership europea post-Merkel

Secondo diverse ricostruzioni, Draghi e Macron starebbero stringendo una stretta alleanza tra Italia e Francia per guidare insieme l’Unione nel prossimo futuro.

In una situazione del genere, il presidente della Repubblica francese sarebbe già al lavoro da tempo per riuscire a spostare da Berlino a Parigi la guida de facto dell’Europa.

In particolare, Macron sembra orientato ad attrarre i favori dei Paesi del Mediterraneo, premendo per allentare i vincoli per il contenimento del deficit e del debito.

Un cambio di politica economica quello sponsorizzato dall’inquilino dell’Eliseo che potrebbe aumentare il suo consenso tra gli Stati del Sud e ridimensionare il peso che i Paesi frugali avevano ottenuto con la Merkel.

Tuttavia, Macron ha davanti a sé l’ostacolo delle elezioni presidenziali che si terranno in Francia nella primavera del 2022 le quali, dato l’esito ancora incerto, potrebbero metterlo fuorigioco dalla partita.

Il capo politico della République En Marche ha però una carta importante da giocarsi: la presidenza francese dell’UE nel primo semestre 2022, durante la quale potrà rafforzare il suo peso nello scacchiere europeo.

Punti forti e deboli di Draghi e Macron

Il presidente del Consiglio italiano può invece già contare su uno status internazionale acquisito durante il suo mandato da presidente della BCE.

Inoltre, in questi mesi di Governo, Mario Draghi ha incassato forti apprezzamenti da parte dei media e leader mondiali sul suo operato sia per il piano vaccinale che in campo finanziario.

L’obiettivo di Draghi è imprimere un ritmo di crescita economica di oltre il 10% per il prossimo biennio. Nel frattempo può farsi forte della previsione che vede nel 2021 il PIL italiano registrare un aumento del 6%, con un trend positivo del 2,7% nel secondo trimestre, più alto di Germania e Francia.

Lo scoglio che potrebbe incontrare l’inquilino di Palazzo Chigi riguarda la scelta del presidente della Repubblica italiana del 2022, che rischia di aprire nuovi scenari come le elezioni anticipate o l’insediamento dello stesso Draghi al Quirinale, con un ruolo meno operativo e più di garanzia.

Perché la Germania può mantenere il ruolo di guida dell’Europa

Sia Draghi che Macron, infine, devono confrontarsi con la realtà dei fatti evidenziata dai conti pubblici.

Nel 2019, prima dello scoppio della pandemia da Covid-19, la Germania rappresentava da sola il 24,7% del PIL dell’UE, poco meno della somma di Francia e Italia che seguivano, rispettivamente, al 17,4% e 12,8%.

Con il mantenimento del suo peso di primo piano nell’economia comunitaria, lo Stato tedesco potrebbe comunque continuare a esercitare il proprio predominio nell’Unione, nonostante la fine dell’era Merkel e un cancelliere politicamente più debole al suo posto.

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