Draghi ha bisogno di Salvini per essere eletto al Quirinale: perché a luglio si rischia il caos

Alessandro Cipolla

26/04/2021

Mario Draghi viene descritto come irritato dal comportamento di Matteo Salvini, ma senza l’appoggio della Lega sarà dura avere i numeri per essere eletto prossimo Presidente della Repubblica: il Governo appare destinato ad andare avanti tra mille tensioni che aumenteranno con l’avvicinarsi delle amministrative e l’inizio del semestre bianco.

Draghi ha bisogno di Salvini per essere eletto al Quirinale: perché a luglio si rischia il caos

Se Mario Draghi pensava di poter tenere a bada i variopinti animi che compongono la sua maggioranza extra large, gli sono già bastati probabilmente pochi mesi per capire in che vicolo cieco si è cacciato, con la situazione che in estate potrebbe diventare incandescente e non solo per la canicola.

Matteo Salvini ha un disperato bisogno di portare avanti la sua “strategia della tensione”, con una sorta di opposizione interna al Governo per cercare di stoppare l’avanzata di Fratelli d’Italia, tutta a discapito del Carroccio, nei sondaggi che sono stati diramati nelle ultime settimane.

Con due leader freschi di investitura come Enrico Letta e Giuseppe Conte, anche se per l’avvocato servirà ancora del tempo prima dell’investitura ufficiale, il PD e il Movimento 5 Stelle di certo non possono porgere l’altra guancia di fronte alla serie di provocazioni da parte dell’ex ministro, ultima in ordine di tempo la raccolta firme per abolire il coprifuoco.

In mezzo c’è Mario Draghi, dato in pole position per il Quirinale quando il prossimo febbraio si dovrà votare per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica: senza l’appoggio della Lega i numeri potrebbero essere a rischio, con il banchiere che così appare destinato a dover sopportare ancora a lungo le bizze da campagna elettorale da parte di Matteo Salvini.

Draghi e la corsa per il Quirinale

A fine febbraio 2022 il Parlamento, in seduta congiunta insieme ai delegati regionali, sarà chiamato a eleggere il prossimo Presidente della Repubblica. Nelle prime due chiamate c’è bisogno dei due terzi dei voti, mentre dalla terza in poi basta la maggioranza assoluta.

Questo vuol dire che, a meno di assenze in Transatlantico, per una fumata bianca serviranno 673 voti alle prime due chiamate e 505 dalla terza in poi. Stando a una elaborazione di YouTrend, questo sarebbe il peso dei vari partiti.

elezioni presidente repubblica

Fonte YouTrend

Mario Draghi finora non ha mai proferito parola su una sua eventuale candidatura per il Colle, così come mai si era esposto come capo del Governo prima della chiamata in causa da parte del Presidente Mattarella, ma da tempo viene indicato come il grande favorito.

Non è un caso che da settimane si parla di quello che potrebbe accadere tra poco meno di un anno se Draghi dovesse veramente traslocare da Palazzo Chigi al Quirinale. Così come accaduto per il suo Governo, il Presidente del Consiglio potrebbe dirsi disponibile soltanto in caso di una ampia convergenza sul suo nome.

Considerando il probabile pollice in giù di Fratelli d’Italia e che il Movimento 5 Stelle, come da prassi, dovrebbe far scegliere il proprio candidato ai suoi attivisti, anche se senza Rousseau resta da capire il mezzo, numericamente la Lega sarebbe indispensabile per Draghi.

Il blocco centristi-Forza Italia-Partito Democratico, ha bisogno dell’appoggio o della Lega o del Movimento 5 Stelle per eleggere un Presidente della Repubblica gradito. Con ogni probabilità, Mario Draghi preferirebbe avere il sostegno di tutte le sue forze di governo anche per non rischiare di essere “umiliato” dai possibili franchi tiratori.

A luglio si rischia il caos

Se veramente Mario Draghi dovesse ambire a diventare il prossimo Presidente della Repubblica, allora non potrebbe far altro che “sopportare” le sparate di Matteo Salvini.

Il sentore è che le polemiche attuali possano essere soltanto l’antipasto di quello che potrebbe accadere nei prossimi mesi, soprattutto se i sondaggi dovessero continuare a spingere in alto Giorgia Meloni.

Dopo aver definito il Recovery Plan e spartite le 500 nomine da fare in primavera, a luglio quando scatterà il semestre bianco, periodo in cui non è possibile sciogliere le Camere, i partiti potrebbero scatenarsi.

Se poi contiamo che quello sarà il momento dell’inizio della campagna elettorale per le delicate elezioni amministrative, si voterà in città come Roma, Milano, Napoli, Torino e Bologna, allora i toni dello scontro politico all’interno della maggioranza potrebbero ulteriormente elevarsi.

Di fronte alla sopravvivenza politica e alle esigenze elettorali, ogni presupposto di “senso di responsabilità” appare destinato a naufragare. Draghi potrebbe risolvere la cosa facendosi eleggere al Quirinale, ma il rischio è quello di avere mesi di tutti contro tutti, ma con il sedere ben saldo sulle cadreghe, proprio nel momento in cui il Paese avrebbe il bisogno di unità di intenti per affrontare la pandemia, altrimenti verrebbe meno il principio fondante su cui è nato questo Governo.

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