Investimenti green, politiche logistiche e un piano concreto per le ZES per i traffici commerciali possono rappresentare le visioni future per il Mediterraneo.
Il Mezzogiorno italiano e i traffici marittimi sono strettamente legati e l’analisi dello sviluppo economico nazionale non può ignorare, da un lato, le nuove opportunità della logistica e, dall’altro, le difficoltà del settore dopo l’emergenza sanitaria.
Gli Stati Generali della Logistica: quali novità per il Mezzogiorno?
Si è svolta un’interessantissima tavola rotonda sul tema «Portualità meridionale tra Africa e Far East, Transizione Digitale e Green New Deal. Verso una nuova strategia», durante i lavori degli Stati Generali della Logistica del Mezzogiorno, organizzati a Napoli da Confetra - la Confederazione italiana dei Trasporti e della Logistica - a cui ha partecipato, con collegamento da remoto, il Ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna.
Sviluppo economico sostenibile, portualità innovativa italiana, Zone Economiche Speciali e PNRR le tematiche al centro del dibattito che ha visto, tra gli altri, gli interventi dei presidenti delle Autorità di Sistema Portuale con Andrea Annunziata per i porti campani, Ugo Patroni Griffi per i porti di Bari e Brindisi, Mario Mega per i porti di Messina e Milazzo e il terminalista e presidente di gruppo F2i, Umberto Masucci.
Durante i vari interventi degli autorevoli relatori ciò che è emerso è la necessità e volontà di fare sistema tra le politiche per il Mezzogiorno e le opportunità della blue economy. Tematiche che vanno affrontate con vigore e facendo rete se consideriamo che su 8000 Km di coste italiane circa 6000 Km sono ubicate al Meridione.
Nel Sud Italia, il 57% delle merci si muove via mare e in tale contesto la logistica marittima è fondamentale per lo sviluppo delle imprese del territorio e per gli esportatori del Mediterraneo.
La logistica è un elemento fondamentale dell’economia del Mediterraneo e risulta importante individuare quelli che sono i fattori di instabilità per superare le criticità e implementare le opportunità. Quanto accaduto a Suez e al conseguente aumento del petrolio, al blocco del trasporto, delle merci e del commercio internazionale rimarca l’esigenza di sviluppare analisi e politiche concrete per una « regionalizzazione della globalizzazione ».
Investimenti mirati per il futuro del Mediterraneo
Sostanzialmente, implementare le opportunità del locale grazie all’innovazione, alla sburocratizzazione e alla crescita del commercio internazionale. Le Free Zone, gli investimenti green, le politiche logistiche, un piano concreto per le Zone Economiche Speciali e investimenti mirati per i traffici commerciali possono rappresentare le visioni future per il Mediterraneo.
L’opinione pubblica e le istituzioni economiche e politiche devono anche affrontare il problema del «gigantismo navale», con la presenza di navi superiori ai 15.000 TEU e con il dominio di alcuni monopoli dello shipping che impattano il traffico marittimo, lo shipping internazionale e la competizione tra i porti.
Le politiche del mare hanno bisogno di innovazione
Rivedere e attualizzare le politiche del mare rappresenta una chiave vincente per la crescita economica del sistema Paese e per lo sviluppo del Mezzogiorno. D’altronde, durante l’emergenza sanitaria, l’import-export del Meridione ha vissuto importanti difficoltà proprio per il blocco logistico legato al traffico marittimo.
Durante i lavori, Ugo Patroni Griffi, presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Adriatico meridionale di Brindisi ha ribadito:
«Il nostro paese è immerso nel dibattito sull’economia circolare, ma manca un decreto concreto sull’economia circolare. Un esempio per rimarcare la pericolosità della burocrazia e delle eccessive autorizzazioni per la gestione logistica e commerciale.I problemi non vengono risolti e possiamo constatare ciò anche con le ZES e i commissari delle ZES che possono far realizzare opere con una tempistica rapida, ma non possono intervenire sul problema dell’attrazione degli investimenti e dei grandi piani industriali.»
Le Zone Economiche Speciali accompagnate da un serio piano ferroviario nazionale sono delle priorità non rinviabili per permettere alla logistica regionale e nazionale di trovare forza e sinergia con i protagonisti dell’autotrasporto, potenziando le infrastrutture e l’intermodalità nel Mezzogiorno italiano. Una tipologia di trasporto che integra diverse «metodologie» in modo vincente, accorciando i tempi, la burocrazia e garantendo efficienza per le imprese.
Il ruolo dei porti italiani nel Mediterraneo
Infine, in rapporto all’Africa non dobbiamo pensare ai porti italiani solo in ottica di transito, ma investire e intraprendere politiche complessive di collaborazione con le economie emergenti del Mediterraneo e del Medio Oriente.
Lo spostamento delle merci è il centro del dibattito se rapportato alla logistica. Quando pensiamo alle autostrade del Mediterraneo dobbiamo riuscire a garantire totale efficienza anche nel corso dei grandi collegamenti a lunga percorrenza.
Attualmente, secondo i relatori intervenuti, risulta difficile fare una programmazione concreta poiché manca una visione sull’idea complessiva di nodo centrale logistico e commerciale. Il rischio è quello di costruire cattedrali nel deserto, infrastrutture importanti senza un ruolo economico e sociale.
«Quali sono le politiche industriali del Mezzogiorno legate alle infrastrutture che si stanno realizzando nei territori meridionali?». Questa domanda è l’essenziale premessa ad ogni proposta di rilancio del territorio, per la logistica del Mediterraneo e lo sviluppo del meridione.
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