Una società brasiliana ha deciso di utilizzare gli NFT per promuovere la sua campagna per la salvaguardia dell’ambiente. Ecco tutti i dettagli.
Gli NFT potrebbero rivelarsi un ottimo strumento per raccogliere fondi da destinare alla salvaguardia dell’ambiente, e allo stesso tempo sensibilizzare gli utenti nei confronti di questo tema molto attuale quanto delicato. A sostenerlo è la società climate tech brasiliana Moss, che ha già concluso con successo la sua prima prevendita di non-fungible token aventi in oggetto il polmone verde del nostro pianeta: la foresta Amazzonica.
L’iniziativa dell’azienda ha catturato l’attenzione di molti media internazionali e altre organizzazioni attive nella difesa degli ecosistemi, ma non sono mancate alcune critiche relative l’utilizzo dei non-fungible token, poiché tali risorse crittografiche sono indirettamente responsabili del rilascio nell’atmosfera di elevati livelli di anidride carbonica, al pari della maggioranza delle criptovalute tradizionali.
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Moss emette NFT per salvare l’Amazzonia: i dettagli
Moss è una società brasiliana che fornisce soluzioni per ridurre le emissioni di CO2, e sulla base di quanto afferma, negli ultimi anni avrebbe garantito la conservazione di oltre 700 milioni di alberi in Amazzonia, grazie soprattutto alla vendita di crediti di carbonio alle compagnie aeree. Mediante l’acquisto di tali crediti, le compagnie si sono impegnate a sostenere i progetti di Moss per piantare alberi nelle aree adiacenti il Rio delle Amazzoni e i suoi affluenti in territorio brasiliano.
Per coinvolgere più persone nei loro piani di salvaguardia ambientale, gli attivisti di Moss sono entrati in possesso di un appezzamento di 50 ettari nella foresta Amazzonica, e ne hanno tokenizzato ogni ettaro. Gli NFT risultanti sono stati messi in prevendita sul popolare marketplace di non-fungible token, OpenSea, e sono letteralmente andati a ruba in meno di 60 minuti.
Gli acquirenti dei 50 NFT si ritrovano a essere proprietari di un ettaro per ogni token posseduto, e la società ha provveduto a inviare loro le certificazioni criptate necessarie per rivendicare la proprietà sull’area forestale.
“Salvare l’Amazzonia è il nostro scopo e attraverso la tecnologia blockchain, permetteremo a sempre più persone di essere parte di questo sogno. Con l’acquisto di un’area di 50 ettari, abbiamo dato inizio a un nuovo movimento per proteggere questa regione. Una cosa è certa: ci saranno più aree e NFT disponibili nel prossimo futuro”.
Sono le parole dell’amministratore delegato di Moss Luis Felipe Adaime, il quale ha aggiunto che il 20% dei proventi della vendita di NFT servirà a coprire i costi legati al pattugliamento del terreno.
Uso degli NFT e questione ambientale
L’utilizzo dei non-fungible token per promuovere progetti e iniziative a favore dell’ambiente è un tema molto controverso, e di recente alcune importanti organizzazioni sono state costrette a rivedere i loro piani in seguito alle polemiche sorte attorno alle opere d’arte digitale, accusate di essere troppo inquinanti.
Uno dei casi più iconici ha visto come protagonista il World wildlife fund (Wwf), la cui sezione britannica aveva programmato il lancio di una collezione di NFT rappresentante 13 specie animali a rischio d’estinzione. Tuttavia, a sole 48 ore di distanza dall’avvio dell’asta, il Wwf si è visto costretto a sospendere la negoziazione dei suoi non-fungible token a causa delle proteste degli attivisti. Fonti del Wwf hanno chiarito che l’iniziativa non è stata abbandonata definitivamente, e che si è al lavoro per identificare una tecnologia che consenta di creare e trasferire NFT con il minor impatto possibile sull’ambiente.
Una delle soluzioni al problema potrebbe arrivare dalle blockchain di alcune crypto rivali di Ethereum: un esempio è Polygon, la cui rete è stata presa in considerazione dalla sezione tedesca del Wwf per un progetto analogo a quello sopra riportato, seppur diversi esperti abbiano dubitato della reale neutralità al carbonio della criptovaluta, dato che la sua rete sfrutta ancora alcune funzionalità di Ethereum.
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