Riforma delle pensioni: non c’è chiarezza sulle risorse a disposizione. Si tratta del primo, ma fondamentale, nodo da sciogliere per poter avviare la trattativa.
Da tempo si parla di riforma delle pensioni e tra indiscrezioni e proposte non è stato ancora sciolto il nodo più importante: le risorse a disposizione.
Fino a quando non verrà chiarito quanto si potrà spendere per la riforma delle pensioni, non sapremo quali misure si potranno attuare e quali invece no. Le richieste dei sindacati appaiono piuttosto esose, in quanto questi chiedono di prevedere una flessibilità a partire dai 62 anni di età o al raggiungimento dei 41 anni di contributi.
Misure che richiederebbero troppe risorse, ragion per cui sarà quasi impossibile realizzarle.
Quante risorse per la prossima riforma delle pensioni?
Chi dovrebbe rispondere a questa domanda, tace. Ci riferiamo al Ministro del Lavoro, Andrea Orlando, e al Ministro dell’Economia, Daniele Franco.
Non che in questi mesi siano arrivati segnali incoraggianti in tal senso. D’altronde, in tempi non sospetti il Ministro Orlando ha definito la riforma delle pensioni come una non priorità per il Governo Draghi. E chi pensa che questa frase facesse riferimento a un solo fattore “tempo” si sbaglia: quando parlava di “priorità”, Orlando si riferiva anche alle risorse da destinare a una tale risorsa.
Obiettivo principale di questo Governo, infatti, è di approvare altre due importanti riforme, rese necessarie dopo la crisi del mercato del lavoro scaturita dalla pandemia: quella delle politiche attive e quella degli ammortizzatori sociali.
Per quest’ultima, che ad esempio porterà al riconoscimento della NASpI anche per i lavoratori autonomi, verranno spesi 10 miliardi di euro, di cui appena 1,5 miliardi verranno recuperati dalla sospensione anticipata del cashback.
Altrettanti servirebbero per la riforma delle pensioni, basti pensare che Quota 100 in tre anni è costata circa 8 miliardi di euro. Ma difficilmente una tale cifra verrà spesa per rendere più flessibile il sistema pensionistico, non prima comunque di aver verificato quanto effettivamente si spende per le pensioni in Italia.
Quanto si spende per le pensioni in Italia?
Come spiegato dal Ministro Orlando qualche settimana fa, prima di avviare il tavolo di confronto per la riforma delle pensioni bisognerà fare chiarezza su quanto si spende per le pensioni in Italia.
Nei mesi scorsi, infatti, è stata avviata la commissione sulla classificazione e comparazione, a livello europeo e internazionale, della spesa pubblica nazionale: obiettivo è dividere la spesa assistenziale da quella previdenziale e capire quanto si spende per l’una e quanto per l’altra.
Sarà questa una delle informazioni necessarie per capire quanto spazio d’investimento c’è ancora lato pensioni.
Riforma pensioni, risorse limitate: cosa fare?
Ma se dovesse arrivare la conferma che le risorse per la riforma delle pensioni sono limitate, cosa si potrà fare? Intanto si partirà dalle possibili proroghe di Opzione Donna e dell’Ape Sociale, due misure che insieme a Quota 100 sono in scadenza il 31 dicembre prossimo.
Ma mentre per Quota 100 non ci sono possibilità di conferma, per queste altre due la proroga appare piuttosto scontata (anche se di scontato, in questi contesti, non c’è quasi nulla).
Parimenti, i sindacati chiedono a una forma di flessibilità che possa limitare le conseguenze dell’addio a Quota 100. A tal proposito, Luigi Sbarra, segretario della CISL, ha dichiarato:
A dicembre scade la terza annualità di sperimentazione di quota 100. Non accettiamo che dal primo gennaio 2022 davanti alle lavoratrici e ai lavoratori si prospetti l’allungamento dell’età pensionabile di ulteriori 5 anni.
Servirà però approvare una misura di flessibilità che abbia dei costi contenuti. Per questo si parla di misure che prevedono penalizzazioni in uscita, come ad esempio potrebbe essere un ricalcolo contributivo per chi accede in anticipo alla pensione.
Senza di questi “paletti” la riforma delle pensioni costerebbe troppo per quelle che dovrebbero essere le risorse a disposizione.
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