Rider assunti come dipendenti: la svolta di JustEat

Laura Pellegrini

5 Febbraio 2021 - 17:03

JustEat intende assumere gli oltre 3 mila rider italiani con un contratto di lavoro subordinato: ciò significa il godimento di maggiori tutele. La svolta partirà da marzo 2021.

Rider assunti come dipendenti: la svolta di JustEat

Monza è la prima città dalla quale i rider usciranno vincitori: dopo anni di lotte, proteste e sit in nelle diverse località italiane, è arrivata la svolta. JustEat vuole assumere come dipendenti gli oltre 3 mila rider che si trovano su tutto il territorio italiano.

Un contratto di lavoro subordinato che corrisponde al godimento di un compenso fisso (lordo), ma soprattutto della possibilità di godere di maggiori tutele e diritti, come le ferie, la maternità/paternità, i riposi settimanali e la malattia.

Qual è il piano di JustEat e quali saranno le novità per i rider introdotte a partire da marzo 2021? Ecco come funziona il “modello Scoober”.

JustEat assume i rider come dipendenti

La multinazionale britannica del delivery food ha adottato “una scelta etica di responsabilità”, così come l’ha definita Daniele Contini, il country manager di JustEat Italia. A partire dal mese di marzo i riders delle diverse città italiane (oltre 3 mila in totale) verranno gradualmente assunti come dipendenti dell’azienda. Ciò significa che potranno godere di maggiori diritti e tutele che da anni stanno invocando senza sosta.

La svolta partirà dal mese di marzo nella città di Monza, ma nel corso del 2021 si estenderà in tutte le 23 città italiane nelle quali JustEat offre il suo servizio: a partire da Brescia, Verona, Parma e Reggio Emilia.

Una necessaria regolamentazione del lavoro che però, secondo la Ministra Nunzia Catalfo, “non basta”. Dopo questa vittoria è necessario - ha proseguito Catalfo - “applicare il contratto nazionale della logistica”.

Assunzione in JustEat: cosa cambia per i rider?

Il nuovo contratto di lavoro subordinato - definito “modello Scoober” e già presente in 12 paesi del gruppo con più di 19 mila rider coinvolti - si esplica per i rider in una serie di tutele e diritti che da tempo invocavano tramite i sit in, le proteste e le manifestazioni alle quali - soprattutto nel periodo di pandemia - abbiamo assistito nelle maggiori città italiane.

Grazie a questa nuova assunzione, quindi, i riders potranno beneficiare di una paga oraria (lorda) di 7,50 euro, con l’aggiunta di un bonus legato alle consegne. Inoltre, anche loro - come tutti i lavoratori regolarmente assunti presso un’azienda - potranno godere della copertura di ferie, straordinari, malattia, maternità/paternità, indennità per lavoro notturno e festivi, coperture assicurative, dispositivi di sicurezza gratuiti in dotazione, formazione obbligatoria e tutele previdenziali.

Si potrà scegliere tra tre regimi orari:

  • full time, per un totale di 40 ore;
  • part-time, variabile a seconda della città e dei volumi di lavoro;
  • a chiamata.

Un’altra importante novità riguarda il sorgere dei primi hub nelle maggiori città italiane: si tratta di una serie di centri logistici dove i lavoratori potranno ritirare dei mezzi sostenibili adatti per effettuare le consegne (ad esempio e-bike o scooter elettrici). L’iniziativa, in questo caso, partirà dalla città di Milano in aprile, per poi estendersi anche a Roma, Torino, Bologna e Napoli.

La soddisfazione dei sindacati

I sindacati dei lavoratori hanno accolto con soddisfazione la storica decisione di JustEat - preannunciata da una sentenza della Cote di Cassazione -, ma restano cauti di fronte a questa nuova svolta che si configura come l’inizio di una rivoluzione alquanto necessaria per i rider.

L’annuncio di Just Eat dimostra che si può stare sul mercato in un modo diverso, senza cioè massacrare i ragazzi con un modello tutto flessibilità e abbassamento dei costi”, ha detto Cristian Sesena (Cgil). “La trattativa è tutta da fare - ha proseguito Sesena -, c’è un tavolo di confronto aperto e siamo ottimisti”.

Di sicuro i 7,5 euro all’ora non sono tanti, “probabilmente hanno applicato il livello più basso che hanno trovato, come quello del contratto multiservizi”, ha aggiunto ancora Sesena. Secondo quest’ultimo, in questi casi, “andrebbe applicato il contratto della logistica che prevede un compenso orario da 12 euro lordi. In ogni caso un regolamento aziendale non basta in Italia. Dovranno agganciarsi comunque a un contratto nazionale e poi definire le forme di flessibilità nell’integrativo aziendale”. Intanto, però, un primo segnale (incoraggiante) è arrivato.

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