Dalle voci di una guerra con l’Ucraina fino a quelle di una invasione del Kazakistan: per l’ex comandante della Nato Wesley Clark l’obiettivo di Vladimir Putin è quello di “ricostruire l’impero sovietico”.
Vladimir Putin vuole “ricostruire l’impero sovietico”. Non ha usato giri di parole Wesley Clark, l’ex comandante della Nato che intervistato da La Repubblica ha commentato quello che sta succedendo in Kazakistan.
Ci sarebbe così una sorta di fil rouge che legherebbe la questione Ucraina, oltre alla guerra nel Donbass si parla da settimane di una possibile invasione russa, alla rivolta scoppiata in Kazakistan che è stata dopo l’invio da parte di Mosca di 3.000 soldati.
“L’ambizione della vita per Vladimir Putin - ha spiegato Clark - è ristabilire il predominio sull’Eurasia che aveva l’Unione Sovietica. Finora non è stata capace di farlo, ma sfrutta ogni occasione per provarci”.
Secondo l’ex comandante della Nato, per questo motivo la Russia “ha assalito l’Ucraina, allo scopo di ricostruire la sfera d’influenza di Mosca nell’Europa Orientale”, mentre ora in Kazakistan “ha reagito con forza e rapidità per tenere in piedi il regime amico e riaffermare il controllo sui territori dell’ex impero sovietico nell’Asia Centrale”.
La crisi in Kazakistan
Il territorio dell’ex Unione Sovietica ribolle nonostante le temperature gelide di questo periodo e il Covid, che non sta risparmiando la Russia e gli altri Paesi visto anche il basso tasso di vaccinazione delle popolazioni.
Se negli ultimi tempi molto si è parlato della questione migranti in Bielorussia e di una possibile guerra tra Ucraina e Russia, con i due Paesi che da anni si fronteggiano in maniera indiretta per il controllo del Donbass, non bisogna dimenticare i conflitti mai risolti in Georgia (indipendenza dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud) e tra Azerbaigian e Armenia per il controllo del Nagorno.
In questo scenario ecco che si è aperto anche il fronte caldo del Kazakistan, dove le proteste per l’aumento del prezzo del gas hanno portato alle dimissioni del Governo ma non alla caduta del presidente Kassym-Jomart Tokayev, molto vicino a Vladimir Putin.
Stando a quanto riferito da alcuni giornalisti indipendenti kazaki, le manifestazioni di protesta sarebbero divenute improvvisamente violente a causa di alcuni uomini vestiti di nero che avrebbero provocato la morte di 18 agenti.
Tokayev così ha chiesto l’aiuto di Mosca in base ai patti stretti in seno al Csto, una sorta di Nato in salsa sovietica che unisce Russia, Bielorussia, Armenia, Kazakhstan, Kirghizstan e Tajikistan.
Putin ha subito inviato 3.000 soldati nelle città in rivolta, con la polizia poi che ha dichiarato di aver «liquidato decine di sobillatori». Le proteste al momento sarebbero state represse, ma per Wesley Clark le truppe di Mosca potrebbero comunque rimanere in Kazakistan.
Putin e il nuovo impero sovietico
Quella che potrebbe apparire come una delle tante operazioni di “ripristino dell’ordine pubblico”, sta diventando invece una questione geopolitica. Il Kazakistan infatti nonostante i soli 20 milioni di abitanti, è il nono Paese al mondo per estensione della propria superficie.
Un territorio vasto e soprattutto ricco di carbone, petrolio, ferro, metano, uranio e quelle terre rare divenute negli ultimi tempi fondamentali per il loro utilizzo nella realizzazione degli strumenti elettronici. Sterminati sono anche i campi di grano: anche se stiamo parlando della principale economia dell’Asia Centrale, il Pil procapite è inferiore ai 10.000 dollari l’anno, il 74° al mondo.
I russi in Kazakistan sono circa il 20% della popolazione e sono maggioranza nella zona Nord del Paese, una delle più ricche di risorse. Vladimir Putin ha tutti gli interessi a mantenere in piedi la presidenza di Kassym-Jomart Tokayev, ma non mancano le voci su come i disordini possano essere stati organizzati da infiltrati russi, così da permettere a Mosca di far arrivare proprie truppe in Kazakistan per poi mantenerle nel territorio.
Tutta questa vicenda farebbe parte di un progetto per “ricostruire l’impero sovietico” come ipotizzato da Wesley Clark? Le ambizioni di Vladimir Putin non sono mai state un mistero, ma nel pieno di una pandemia che ha portato a una impennata dei prezzi delle materie prime, questi venti di guerra di certo fanno aumentare la tensione internazionale in un momento in cui servirebbe invece la massima coesione globale.
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