Il riciclaggio non è mai stata una soluzione per la gestione dei rifiuti della plastica e le industrie lo sapevano. Lo svela uno studio del Center for Climate Integrity: ecco la verità.
La plastica non è realmente riciclabile, i produttori lo sapevano e hanno mentito al pubblico negli Stati Uniti.
A provarlo è un report del Center for Climate Integrity (CCI) che accusa l’industria della plastica di aver ingannato il pubblico per decenni sul riciclaggio. Secondo il report (Pdf in inglese in fondo alla pagina) le aziende da decenni sanno che il riciclaggio della plastica non è una soluzione economicamente o tecnicamente fattibile per la gestione dei rifiuti di plastica.
Per riciclare realmente la plastica, ricavata dal petrolio e dal gas, infatti, è necessaria una selezione meticolosa, poiché i diversi polimeri che compongono il prodotto plastico non possono essere riciclati insieme. Nonostante questa consapevolezza, l’industria ha promosso il riciclaggio come una soluzione al problema dei rifiuti di plastica.
La storia che emerge è quindi quella di una frode consapevole ai danni dell’ambiente delle persone solo per poter guadagnare ed espandere l’industria petrolchimica e plastica.
Per tale ragione è opportuno fare chiarezza. Ecco la storia della frode della plastica e quali sono state le conseguenze per l’ambiente.
Aggiornamento 22/02/2024
In una nota stampa, il consorzio Corepla, che da 25 anni opera nel settore, evidenzia come in Italia la filiera del riciclo degli imballaggi in plastica sia un’eccellenza in Europa.
La frode sulla plastica riciclabile: la storia di un inganno
Le industrie petrolchimiche e i produttori di plastica hanno respinto le accuse del rapporto del Center for Climate Integrity (CCI), sostenendo che si basano su informazioni obsolete e false. Tuttavia, il CCI dipinge un quadro completamente diverso, evidenziando come tali industrie siano da tempo consapevoli dei danni ambientali causati dai rifiuti di plastica.
La storia di una vera e propria frode che va avanti dagli anni ’50, quando i produttori di plastica vollero garantirsi un mercato in continua espansione, inventando i prodotti usa e getta. La Society of the Plastics Industry - oggi nota come Plastics Industry Association - invitò i produttori a concentrarsi su grandi volumi di produzione a basso costo. “Sapevano che se si fossero concentrati sulla plastica monouso le persone avrebbero comprato, comprato e comprato”, ha dichiarato Davis Allen, ricercatore investigativo per il CCI e autore principale del rapporto.
Negli anni ’80, al sollevarsi delle proteste contro l’inquinamento ambientale, l’industria ha promosso il riciclaggio dei rifiuti plastici, nonostante si sapesse che non era una soluzione economicamente o praticamente fattibile, poiché i diversi polimeri che compongono la plastica non possono essere riciclati insieme.
Nonostante questa consapevolezza, la Society of the Plastics Industry ha istituito la Plastics Recycling Foundation, riunendo aziende petrolchimiche, per promuovere campagne pubblicitarie sull’impegno del settore nel riciclaggio, inaugurando anche un centro di ricerca presso la Rutgers University nel New Jersey nel 1985.
“È chiaramente una frode quella in cui sono coinvolte le industrie per la produzione della plastica” ha dichiarato Richard Wiles, presidente del gruppo di difesa della responsabilità dei combustibili fossili del CCI; soprattutto se si considera che negli ultimi anni i gruppi industriali hanno promosso il cosiddetto riciclaggio chimico, che scompone i polimeri plastici in minuscole molecole per produrre nuove materie plastiche, carburanti sintetici e altri prodotti.
Un processo che genera inquinamento ed è ancora più dispendioso dal punto di vista energetico rispetto al tradizionale riciclaggio della plastica.
La plastica non è riciclabile: l’impatto sull’ambiente
Il report della Center for Climate Integrity ha quindi sollevato il velo di menzogne sulla reale possibilità di riciclare la plastica, giungendo in un momento in cui l’industria e il riciclaggio della plastica sono al centro dell’attenzione pubblica a causa del cambiamento climatico.
Sono diverse le cause legali in cui sono incorsi i produttori di combustibili fossili e petrolchimici per via del loro ruolo nel causare ed esacerbare la crisi globale dell’inquinamento ambientale. Negli ultimi anni, due dozzine di città e stati statunitensi hanno citato in giudizio industrie petrolifere per aver coperto i pericoli della crisi climatica.
L’opinione pubblica è sempre più preoccupata per l’impatto climatico della produzione e dello smaltimento della plastica, che rappresenta il 3,4% di tutte le emissioni globali di gas serra.
Allo stesso modo, secondo Wiles, portare in tribunale le industrie petrolifere e petrolchimiche per aver “consapevolmente ingannato” il pubblico potrebbe costringerle a cambiare i loro modelli di business capitalistici: “Penso che il primo passo per risolvere il problema sia ritenere le aziende responsabili”.
A cambiare però non dovrebbero essere solo i modelli economici, ma anche la mentalità capitalista e antropocentrica che vede l’uomo al centro del mondo, sfruttando il pianeta senza preoccuparsi minimamente di ciò che si sta lasciando alle generazioni future. È necessaria una vera e propria educazione al rispetto ambientale, creando un sistema di valori dove la salvezza del pianeta precede la possibilità di guadagno e “successo”.
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