Oggi 29 gennaio il primo annuncio del 2025 sui tassi della Fed. Quella frase sull’inflazione cancellata. Powell stoppa i tagli. E Donald Trump sbotta subito.
La prima riunione della Fed della nuova era di Donald Trump si è conclusa come era stato preventivato: oggi, mercoledì 29 gennaio 2025, al termine del primo meeting da quando Trump è diventato ufficialmente il 47esimo Presidente degli Stati Uniti lo scorso 20 gennaio, il FOMC - ovvero il braccio di politica monetaria della Federal Reserve - ha annunciato di aver lasciato i tassi di interesse USA invariati al range compreso tra il 4,25% e il 4,5%, dopo i tre tagli consecutivi varati a partire dal mese di settembre fino all’ultima riunione di dicembre 2024.
Il presidente della Fed Jerome Powell ha preso poi la parola, dando il via alla consueta conferenza stampa successiva all’annuncio sui tassi.
Le dichiarazioni rilasciate dal numero uno dell’istituzione hanno messo in evidenza come il nodo dell’inflazione, negli States, sia tutto fuorché sciolto. “L’inflazione rimane in qualche modo elevata”, si legge nello stesso comunicato diffuso dalla banca centrale statunitense, in un momento in cui la paura più grande che assilla Wall Street è che la Fed non solo continui a premere il tasto stop per diversi altri meeting, nel corso del 2025, ma che torni addirittura ad alzare i tassi di interesse, a causa delle politiche economiche dell’amministrazione Trump che, oltre a blindare la crescita del PIL USA, dovrebbero rinfocolare l’inflazione.
Fed, Powell lascia tassi fermi, esplode subito la rabbia di Donald Trump dopo l’insulto
Evidentemente consapevole di questo pericolo, nel Fed Day di oggi, Jerome Powell ha rivendicato l’indipendenza della Federal Reserve, decidendo di snobbare l’appello del presidente degli Stati Uniti, che da Davos, la scorsa settimana, aveva detto di pretendere che i tassi sui fed funds USA venissero tagliati, con tanto di grande insulto.
E invece no. Inevitabile la furia di Donald Trump, che è scattato subito contro il banchiere centrale che lui stesso aveva nominato durante la sua prima amministrazione.
Trump non ha perso tempo ad attaccare Powell e la Fed, accusandoli di “non essere riusciti a risolvere il problema che hanno creato con l’inflazione”, con un post che è stato pubblicato sul suo social media, e con cui ha promesso al popolo americano di tutto e di più.
Dal canto suo, interpellato sulla minaccia arrivata da Trump, nel corso della conferenza stampa indetta per commentare l’annuncio sui tassi, Powell aveva mantenuto un profilo basso, non lasciando trapelare alcuna emozione particolare.
Il banchiere centrale aveva precisato di non aver avuto alcun contatto con il presidente americano e che non sarebbe stato comunque “appropriato” rilasciare commenti sulla questione.
“Non darò alcuna risposta né rilascerò alcun commento di qualsiasi tipo su quello che il presidente ha detto. Non lo ritengo appropriato”, aveva detto. La risposta era stata netta: “il pubblico dovrebbe avere fiducia nel fatto che continueremo a fare il nostro lavoro così come abbiamo sempre fatto, concentrandoci sui nostri strumenti al fine di raggiungere i nostri obiettivi, tenendo la testa bassa e mettendoci al lavoro”.
Immediata è stata invece la reazione di Trump alla scelta della Federal Reserve di confermare lo status quo.
Powell sfida Trump, lascia tassi USA invariati al 4,25%-4,5%. L’inflazione e la frase che non c’è più
L’approccio annunciato oggi dalla Fed è stato quello di “wait-and-see”: aspettare di vedere cosa accadrà quando le politiche economiche sponsorizzate dal nuovo inquilino della Casa Bianca diventeranno realtà.
D’altronde, l’economia degli Stati Uniti è forte, il mercato del lavoro è solido, e l’inflazione rimane tuttora elevata. Talmente elevata che dal comunicato della Fed è scomparsa anche la frase che faceva riferimento ai progressi che stava compiendo nel centrare il target del 2% prestabilito dall’istituzione.
Se però Powell ha minimizzato la rimozione della frase, i mercati non hanno fatto altrettanto.
Wall Street ha chiuso la giornata di contrattazioni in rosso, con lo S&P 500 che ha perso lo 0,47%, a quota 6,039.31 punti e il Dow Jones che è arretrato dello 0,31%, a quota 44.713,52 punti. Il Nasdaq ha ceduto lo 0,51%, a 19,632.32 punti.
Sul mercato dei titoli di Stato USA, i rendimenti decennali sono prima saliti, per poi scendere lievemente al 4,551%, mentre i rendimenti dei Treasury a 2 anni sono saliti in modo lieve al 4,226%. In attesa del verdetto sui tassi che sarà rilasciato domani dalla BCE, il rapporto euro-dollaro è rimasto inchiodato attorno a quota 1,0416.
Tassi Fed, Powell: nessuna fretta. Piano inflazione al 2% a rischio deragliamento
Occhio anche all’altra dichiarazione di Powell, che ha detto chiaramente che la Fed non ha alcuna fretta di apportare ulteriori cambiamenti ai tassi: parole che hanno fatto scattare il timore che i tassi sui fed funds vengano lasciati ai livelli attuali per un bel po’ di tempo, prima di tornare a essere tagliati (sempre se i tagli si ripresenteranno o se, nel worst case scenario, saranno di nuovo alzati ).
Vale la pena di ricordare che l’ultimo atto del 2024 della Fed si era concluso lo scorso dicembre con un terzo taglio che ha portato i tassi sui fed funds a scendere al nuovo range compreso tra il 4,25% e il 4,5%, oggi confermato.
La riduzione era stata pari a 25 punti base, come nella riunione precedente di novembre 2024, immediatamente successiva alla notizia della vittoria alle elezioni USA di Donald Trump.
Ancora prima, nel meeting di settembre, quando la Fed si era decisa a ridurre il costo del denaro per la prima volta in quattro anni, Powell aveva tagliato i tassi del doppio, ovvero di 50 punti base. Forse, hanno ammonito alcuni analisti, quel maxi taglio di 50 punti base era stato eccessivo, sia a causa dei dati macro diffusi nelle settimane e mesi successivi negli Stati Uniti, che avevano ribadito il tarlo dell’inflazione, che per “colpa” della politica economica anticipata dal neo Presidente americano Donald Trump , definita subito inflazionistica.
Un chiaro campanello di allarme sulla direzione dei tassi USA era stato suonato proprio con l’ultima riunione del FOMC di dicembre, che aveva scatenato un bagno di sangue che aveva travolto Wall Street e il mercato dei Treasury. A spaventare era stato soprattutto il verdetto emerso dal dot plot, che aveva indicato come le aspettative del FOMC non fossero più di 4 sforbiciate nel corso del 2025, ma di appena due.
Ed è ormai da un po’ che la maggior parte degli economisti prevede il rischio di un forte deragliamento per il piano di Powell di riportare il trend della crescita dei prezzi USA al target del 2%. Le previsioni su cosa sarebbe accaduto oggi erano state già piuttosto esaurienti nel presentare lo scenario che si sta stagliando di fronte a timoniere della Federal Reserve e anche di fronte alla BCE di Christine Lagarde.
“La brace dell’inflazione arde ancora”, pericolo rialzi tassi Fed nel 2025?
Interpellata da Reuters Diane Swonk, responsabile economista di KPMG, ha lanciato per esempio un alert ben preciso: “ La brace dell’inflazione pandemica arde ancora, in un contesto in cui le catene di approviggionamento sono più lunghe e più vulnerabili rispetto a quanto lo fossero nel periodo precedente la pandemia”.
Detto questo, gli economisti di Barclays guidati da Jonathan Millar hanno spiegato che, affinché la Fed passi dal tagliare i tassi ad alzarli, si devono verificare alcune condizioni. Intanto “la Commissione (FOMC) dovrebbe essere convinta di non trovarsi più in un percorso adatto a riportare l’inflazione al suo target al 2%”.
Inoltre, hanno ricordato, tutte le volte che la Banca centrale americana ha fatto il grande passo, non è stato soltanto a causa di una inflazione di nuovo difficile da tenere sotto controllo, ma anche per la presenza di vari indicatori relativi alla domanda e all’offerta, che hanno mostrato segnali di surriscaldamento dell’economia.
Occhio al calendario dei meeting del FOMC previsti per il 2025.
Riunione Fed 29 gennaio, aggiornamenti in tempo reale
Money.it ha seguito la diretta della prima riunione della Fed del 2025 e della prima riunione, anche, dell’era della seconda amministrazione USA di Donald Trump.
Si è conclusa la conferenza stampa di Jerome Powell. Le frasi su inflazione e tassi USA
Si è conclusa la conferenza stampa che ha visto Jerome Powell rispondere alle domande dei giornalisti sulla decisione della banca centrale americana di lasciare i tassi invariati nel range compreso tra il 4,25% e il 4,5%.
Powell ha rimarcato in diverse occasioni che la Federal Reserve non ha alcuna fretta di effettuare aggiustamenti ai tassi.
Il timoniere ha anche sottolineato di “non avere avuto alcun contatto con il Presidente” Trump, indicando che la “politica monetaria (USA) è meno restrittiva rispetto a quando abbiamo iniziato a tagliare i tassi” e precisando al contempo che “ non abbiamo bisogno di assistere a un ulteriore indebolimento del mercato del lavoro per centrare il nostro obiettivo sull’inflazione”.
Al momento “i tassi di interesse rimangono al di sopra del livello neutrale dei tassi in modo significativo ”, ma per ora “rimaniamo fermi, in quanto vogliamo vedere cosa accadrà” con la seconda amministrazione USA. “Desideriamo assistere a ulteriori progressi dell’inflazione, ma pensiamo di vedere la strada che farà sì che ciò avvenga”.
Fed, taglio tassi a marzo? Powell: “nessuna fretta”
Alla domanda se la Fed tornerà a tagliare i tassi nella prossima riunione di marzo, Powell ha ribadito che “la banca centrale americana non ha fretta” di aggiustare ulteriormente i tassi, menzionando la solidità dell’economia e del mercato del lavoro degli Stati Uniti.
Wall Street negativa, pesa frase su inflazione ancora elevata
La frase sull’“inflazione che rimane ancora elevata”, incisa nel comunicato della Fed relativo alla decisione sui tassi e ribadita dal presidente Jerome Powell, preoccupa gli investitori. Il Dow Jones cede lo 0,20%, scendendo a quota 44.760,75 punti, mentre il Nasdaq arretra dello 0,57% a 19.621,12 punti. Lo S&P 500 riporta un ribasso dello 0,51%, attestandosi a quota 6.036,94 punti.
Sotto pressione, oltre alle azioni Nvidia, i titoli delle banche americane: giù l’SPDR S&P Regional Banking ETF e l’SPDR S&P Bank ETF, in calo entrambi di quasi l’1%. Vendite su JPMorgan Chase, Bank of America, Regions Financial e Huntington Bancshares.
Il commento degli strategist: comunicato tassi Fed hawkish rispetto a dicembre
Ira Jersey e Will Hoffman, strategist sui tassi di Bloomberg News, hanno commentato l’annuncio sui tassi arrivato oggi dalla Fed, parlando di un “ comunicato in qualche modo hawkish rispetto a quello del mese scorso”.
Fed, Powell spiega perchè la frase sull’inflazione non c’è più
Jerome Powell ha chiarito durante la conferenza stampa indetta per commentare la decisione della Federal Reserve di lasciare fermi i tassi che il fatto che, all’interno del comunicato del FOMC, non compaia più la frase che parlava di “progressi nel raggiungimento del target dell’inflazione” non intende inviare alcun segnale su un possibile cambiamento della politica monetaria USA. Detto questo, la rimozione di quella frase ha messo sull’attenti diversi analisti e operatori di mercato.
Powell: “nessuna fretta di apportare aggiustamenti alla politica monetaria”
Nessuna fretta, a quanto pare, di tagliare i tassi, secondo la Fed. Così Powell: “Non abbiamo bisogno di avere fretta per apportare aggiustamenti alla politica monetaria, che è ben posizionata ”.
Fed, Powell non commenta appello Trump a tagliare tassi immediatamente
Il presidente della Fed Jerome Powell ha preferito non rilasciare commenti sulla frase proferita dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump che, in attesa del primo atto della banca centrale USA del 2025, ha chiesto all’istituzione di tagliare immediatamente i tassi. “Non commento, non credo che sia appropriato”, ha detto Powell.
Powell: economia forte, inflazione in qualche modo elevata
Come da attese il presidente della Fed Jerome Powell ha dato il via alle 20.30 alla conferenza stampa successiva all’annuncio sui tassi da parte della banca centrale americana per rispondere alle domande dei giornalisti sulle condizioni dell’economia e sulla direzione della politica monetaria degli States. Powell ha esordito affermando che l’economia USA è “forte” e che “ l’inflazione si è avvicinata molto di più al nostro target di più lungo termine, rimanendo tuttavia in qualche modo elevata”.
Powell ha aggiunto che “il PIL del 2024 sembra essere salito a un ritmo superiore al 2%” e che l’impressione è che gli investimenti in attrezzature abbiano in qualche modo rallentato il passo alla fine dell’anno, ma il trend è rimasto solido nel 2024. Ancora: “Le condizioni del mercato del lavoro rimangono solide. La disoccupazione si è stabilizzata”.
Nessun taglio nel 2025? O solo uno? Cosa prezzano ora i mercati
I mercati riducono le aspettative sui tagli dei tassi da parte della Fed nel 2025. Dal FedWatch del CME emerge ora che i futures sui fed funds prezzano uno scenario di nessun taglio dei tassi nel 2025 con una probabilità pari al 12% e un solo taglio dei tassi con una probabilità del 31%. Si tratta di probabilità lievemente superiori rispetto alle ore precedenti.
Comunicato FOMC ribadisce duplice mandato Fed. “Outlook su economia rimane incerto”
“La Commissione punta alla massima occupazione a una inflazione che nel più lungo termine viaggi al tasso del 2%. La Commissione ritiene che i rischi che incombono sul raggiungimento dei target relativi all’occupazione e all’inflazione siano in una condizione di equilibrio. L’outlook sull’economia rimane incerto, e la Commissione rimane attenta ai rischi che gravano su entrambi gli obiettivi del suo duplice mandato ”. Così si legge nel comunicato con cui la Fed ha motivato e annunciato la decisione di lasciare i tassi di interesse al range compreso tra il 4,25% e il 4,5%.
Fed
La Fed guidata dal governatore Jerome Powell ha precisato nel comunicato con cui ha fatto l’annuncio sui tassi che, “nel considerare l’intensità e il timing di aggiustamenti aggiuntivi ai tassi, la Commissione valuterà attentamente i dati macro in arrivo, l’evoluzione dell’outlook e l’equilibrio dei rischi”.
La Commissione (ovvero il FOMC, il braccio di politica monetaria della Federal Reserve), ha confermato che continuerà a ridurre i titoli di Stato USA (Treasury) che detiene nel suo bilancio, in linea con il piano di QT-Quantitative Tightening già lanciato. La Commissione ha confermato inoltre di essere “impegnata fortemente a sostenere la massima occupazione e a far tornare l’inflazione al target del 2% .”
Il comunicato del FOMC, la frase sull’inflazione: “Rimane in qualche modo elevata”
La Fed di Jerome Powell ha annunciato di aver lasciato i tassi invariati, motivando la decisione con la solidità dell’economia degli Stati Uniti. “Gli indicatori recenti suggeriscono che l’attività economica ha continuato a espandersi a un ritmo solido. Il tasso di disoccupazione si è stabilizzato a un livello basso negli ultimi mesi e le condizioni del mercato del lavoro rimangono solide. L’inflazione rimane in qualche modo elevata”. Così si legge nel comunicato con cui la Fed ha fatto il suo annuncio sui tassi sui fed funds, lasciandoli invariati al range compreso tra il 4,25% e il 4,5%, dopo averli tagliati nel 2024 per tre volte.
La Fed ha lasciato i tassi di interesse USA invariati
Al termine della riunione del FOMC iniziata ieri 28 gennaio 2025 e terminata oggi, mercoledì 29 gennaio 2025, in quello che è stato il primo Fed Day del 2025 e il primo da quando è iniziata ufficialmente l’era della seconda amministrazione USA di Donald Trump (ufficialmente il 20 gennaio scorso), la Banca centrale americana capitanata dal presidente Jerome Powell ha annunciato di avere lasciato i tassi sui fed funds USA invariati nel range compreso tra il 4,25% e il 4,5%.
Annuncio tassi Fed, ci siamo quasi, il trend di Wall Street. Nuovo tonfo Nvidia con rumor Trump
A pochi minuti dal primo annuncio del FOMC del 2025, Wall Street riporta un trend negativo. Il Dow Jones cede lo 0,21% a quota 44.759.33 punti, lo S&P 500 arretra dello 0,53%, a quota 6.035,31 e il Nasdaq Composite segna un ribasso dello 0,87%, a 19.562,52 punti.
Scivolone di Nvidia, che precipita del 6% dopo alcuni rumor riportati da Bloomberg, secondo cui i funzionari dell’amministrazione Trump starebbero discutendo sulla possibilità di tagliare le vendite di chip del colosso dei semiconduttori per l’AI in Cina dopo la notizia dell’exploit della startup cinese DeepSeek.
Su base settimanale, le azioni Nvidia viaggiano a un livello inferiore di oltre il 14%. Attesa dopo la fine della sessione per le trimestrali di Meta, Microsoft e Tesla.
La chiusura di Piazza Affari nel Fed Day e in vista del BCE Day
In attesa della decisione sui tassi che sarà annunciata alle 20 ora italiana dalla Fed guidata dal presidente Jerome Powell, e alla vigilia dell’altro grande annuncio che arriverà dalla BCE di Christine Lagarde, l’indice Ftse Mib di Piazza Affari ha concluso la giornata di contrattazioni in rialzo dello 0,62%, a quota 36.371,67 punti.
Balzo in particolare per le azioni di Iveco, che hanno terminato la seduta volando del 6% circa. Osservate speciali rimangono le azioni delle banche italiane, alle prese con le ultime notizie relative al risiko bancario. Dopo il no di Mediobanca all’OPS lanciata da MPS, e la reazione di questa ultima, secondo alcune fonti finanziarie, alla sonora bocciatura di Piazzetta Cuccia, i titoli dei due istituti di credito hanno continuato a essere monitorati attentamente dalla comunità degli investitori.
Le azioni di Mediobanca hanno concluso la seduta in rialzo dello 0,44%, a quota 15,85 euro, mentre i titoli del MPS-Monte dei Paschi di Siena hanno limato i guadagni, avanzando dello 0,48%, a quota 6,236 euro.
Sotto i riflettori anche le azioni degli altri attori coinvolti nel risiko bancario che finora è presente solo sulla carta: occhio a UniCredit e a Banco BPM dopo l’OPS lanciata dalla banca italiana guidata da Andrea Orcel sul Banco, ma anche al trend delle azioni Anima Holding e Generali Assicurazioni, pedine dei grandi dossier di Piazza Affari.
Euro-dollaro osservato speciale in attesa Fed e alla vigilia del BCE Day
Sul mercato del forex, in attesa anche del primo BCE Day del 2025 in calendario per la giornata di domani, il rapporto EUR-USD è poco mosso, oscillando attorno a quota 1,041. I mercati scommettono su un ampliamento della divergenza tra la politica monetaria della Fed, che oggi molto probabilmente lascerà invariati i tassi, e la politica monetaria della BCE, che invece dovrebbe continuare a tagliarli.
Treasury, il trend dei rendimenti a 10 e a 2 anni
Treasury USA sull’attenti in vista dell’annuncio sui tassi della Fed. I rendimenti dei Treasury a 2 anni segnano un lieve calo attorno al 4,2% circa, mentre i rendimenti dei titoli di Stato USA a 10 anni arretrano attorno al 4,53%.
Wall Street in attesa del primo annuncio sui tassi della Fed
Wall Street ostaggio della decisione sui tassi di interesse che sarà annunciata tra un’ora circa dalla Fed di Jerome Powell. Negativi i trend degli indici S&P 500 e Nasdaq, mentre l’indice Dow Jones resiste al sentiment ribassista.
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