L’Unione Europea sta discutendo in queste ore i dettagli della procedura contro l’Ungheria. Si parla di sanzioni economiche e non di espulsione per un motivo. Cosa può o non può fare l’Europa?
La risposta secca è no, l’Ungheria non rischia di essere cacciata dall’Europa e per diversi motivi. Molti potrebbero voler esprimere felicità nei confronti di questo “no”, magari perché pensano che le mosse di Viktor Orbán fino ad ora rispettino qualche “sano valore di una volta”, ma vediamo i fatti come stanno davvero.
Al di là delle ideologie di ognuno, i risultati dell’Ungheria non sono affatto buoni. Suonerà banale, ma è giusto ripeterlo: l’Ungheria non rispetta i valori fondamentali dell’Europa. Si può essere europeisti o meno, ma ciò che l’Europa difende sono principi come la democrazia, il rispetto dello stato di diritto, la protezione delle minoranze, tutti valori cari agli stati democratici. Giusto?
Cosa può fare l’Europa nei confronti dell’Ungheria? Espellerla no, non per il momento almeno, ma si potrebbero applicare una serie di sanzioni e limiti economici. Non è una decisione semplice da prendere, sotto la figura di Orbán e degli uomini di potere ci sono milioni di cittadini ridotti alla fame e che hanno bisogno dell’Europa per essere difesi.
L’Europa ha le mani legate mentre l’Ungheria non rischia l’espulsione
È vero, l’Ungheria non rispetta i valori europei, ma neanche quelli basilari richiesti a un Paese democratico. I risultati ungheresi in diversi ambiti sono pessimi, prendiamo per esempio “la destrutturazione della divisione dei poteri, le violazioni dei diritti umani, lo stritolamento della libertà di stampa, l’assalto all’indipendenza della magistratura e ovviamente le ultime e frizzanti leggi omofobe e discriminatorie”, come recita Giovanni Pizzigoni nel video dedicato all’Ungheria, con tanto di fonti.
Perché l’Europa non ha ancora cacciato un Paese così lontano dai suoi valori? Perché non può. Un Paese ha il diritto di recedere dall’Unione Europea, come ha fatto il Regno Unito, richiedendo l’attivazione dell’art.50. Se l’Ungheria non formalizza da sola una richiesta di allontanamento dalla comunità l’Europa ha le mani legate; infatti non esistono strumenti legislativi per cacciare fuori dall’Europa un altro membro.
Un’alternativa ci sarebbe: la cosiddetta “opzione nucleare”, ovvero l’art. 7 del “trattato di Lisbona”. L’articolo recita che per provate violazioni dei diritti e dei valori fondamentali dell’uomo e della comunità si può - non espellere - sospendere un Paese. Per farlo c’è però bisogno dell’unanimità e in questo caso l’Ungheria ha un alleato sul quale contare: la Polonia.
Cosa può fare l’Europa e perché è così cauta?
L’Ungheria dipende economicamente dall’Europa: è di fatto un paese passivo, che prende più soldi di quelli riesce a pagare. Sono 4,5 miliardi l’anno i fondi che l’Europa investe nel Paese per fargli raggiungere determinati obiettivi. Chiudere il rubinetto potrebbe essere l’unica vera iniziativa che l’Europa può prendere nei confronti dell’Ungheria.
Ma l’Europa deve agire anche con cautela, in gioco infatti ci sono le vite di milioni di persone che vivono in condizioni di estrema povertà (16% della popolazione sono sotto la soglia di povertà) e giovani senza futuro, che potrebbero diventare un nuovo flusso migratorio costante.
Intanto l’UE in queste ore sta mettendo a punto i dettagli della lettera di “messa in mora” per la procedura d’infrazione contro l’Ungheria per la legge anti-Lgbtq+. L’Ansa riporta come giorno di avvio della procedura questo giovedì. L’Ungheria dovrà allora formulare una risposta e presentare le proprie osservazioni, ma come fa notare il Corriere della Sera, in caso di mancata risposta o di risposte non soddisfacenti l’UE potrà presentare ricorso per inadempimento davanti alla Corte di Giustizia e chiedere il pagamento di una sanzione.
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