Il governo Meloni ha annunciato di voler tagliare qualche detrazione e deduzione fiscale per finanziare la riforma fiscale: quali bonus verranno cancellati nel 2024?
La riforma fiscale e la riduzione delle aliquote Irpef dovranno passare obbligatoriamente per una revisione di detrazioni e deduzioni. Ovvero, qualche bonus dovrà essere cancellato. A confermarlo è stato più volte lo stesso governo, a partire dal viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, che ha in mano il dossier della delega fiscale.
Per attuare la riforma, soprattutto quella dell’Irpef, servono risorse che bisognerà trovare all’interno delle pieghe delle detrazioni fiscali. Anche perché le risorse a disposizione per la prossima manovra, al momento, sono davvero poche. Dove prenderà i soldi il governo?
Per capirlo ci vengono in aiuto i dati sulle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2022 (quindi per l’anno d’imposta 2021): tra detrazioni e deduzioni, spiega Il Sole 24 Ore, ci sono a disposizione 108,3 miliardi di euro. Proprio tagliando una parte di questi bonus sarà possibile finanziare la riforma fiscale e la riduzione da quattro a tre aliquote Irpef.
L’Irpef in Italia
Il primo dato che salta agli occhi è quello sull’Irpef: l’imposta media pagata in Italia al Fisco corrisponde a 5.452 euro. Anche se ben 13 milioni di contribuenti, in realtà, non versano nulla di Irpef grazie a esenzioni e detrazioni. Parliamo di circa un terzo del totale dei contribuenti.
Il 26% dei contribuenti ha dichiarato un reddito inferiore a 15mila euro e versa il 3,6% del totale dell’Irpef. Oltre i 70mila euro troviamo invece il 4% dei contribuenti, che versano il 31% del totale. La maggioranza - pari al 70% dei contribuenti - ha un reddito tra i 15mila e i 70mila euro, versando il 65% dell’Irpef complessiva.
Esenzioni e detrazioni, chi non paga l’Irpef
Chi non paga l’Irpef lo deve soprattutto all’effetto combinato di esenzioni e detrazioni: già così vengono esclusi 10 milioni di contribuenti. A questi vanno aggiunti altri tre milioni che, grazie al trattamento integrativo (ex bonus Renzi, poi diventato bonus 100 euro), sono entrati nella no tax area.
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Nel 2022 (quindi con riferimento all’anno d’imposta 2021) l’Irpef totale è stata di 171 miliardi di euro, in crescita del 7,4% rispetto all’anno precedente (il 2020). Un dato che riflette la crescita economica arrivata dopo la crisi pandemica, tra restrizioni e perdita occupazionale.
Il reddito complessivo dichiarato è aumentato a 912 miliardi di euro, con una crescita di 47 miliardi rispetto all’anno precedente (+5,5%): il valore medio è stato di 22.540 euro. Anche in questo caso si registra un aumento del 4,5% rispetto all’anno precedente.
Le detrazioni e le deduzioni fiscali
Sulla base delle dichiarazioni del 2022 emerge che il peso di detrazioni e deduzioni corrisponde a 108,3 miliardi di euro. Per più dei due terzi questa cifra deriva da detrazioni e oneri detraibili: parliamo delle detrazioni sui redditi da lavoro e pensioni, soprattutto, che da sole corrispondono a quasi 74 miliardi.
Ci sono poi le detrazioni per carichi di famiglia (il 15%), che però dal primo marzo 2022 sono state rimpiazzate dall’assegno unico. Poi c’è ancora un restante 24% e proprio lì potrebbe andare a intervenire il governo.
Quali bonus potrebbero scomparire nel 2024
In questo 24% rientrano le spese sanitarie, quelle per il recupero del patrimonio edilizio (quindi tutti i bonus per la ristrutturazione), quelle per la scuola e l’istruzione. Su scuola e sanità il governo ha garantito che non si ridurrà in alcun modo le detrazioni (per esempio quelle per spese mediche e farmaci dovrebbero restare invariate), ma su altro sembra invece possibile un intervento. A rischio, quindi, ci sono soprattutto i bonus: da quelli edilizi (il ridimensionamento del Superbonus potrebbe anche essere un indizio) a tanti altri.
Per quanto riguarda le deduzioni, invece, la cifra complessiva ammonta a 34,4 miliardi di euro: 9,2 miliardi per la deduzione per abitazione principale e 25,2 miliardi per gli oneri deducibili. Anche su questo fronte non è da escludere che il governo possa trovare margine d’intervento, andando a ridurre una di queste voci.
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