Nonostante la proroga del trattato Start, la Russia potrebbe essere imminente a non rispettarlo più. Ancora una volta torna l’allarme nucleare, ecco cosa significa.
La Russia congela il trattato Start: nonostante sia stata accusata di minarlo gravemente, l’accordo è ancora formalmente in piedi. Non si prevede un imminente ricorso alle bombe atomiche, ma l’allarme nucleare non cessa e, anzi, è ora più preoccupante che mai. Per il momento, tuttavia, lo scenario è davvero incerto, con la Russia che ha bloccato le ispezioni internazionali. Putin, comunque, è stato piuttosto chiaro: “Eto ne bleff”, ha annunciato, io non sto bluffando.
Il Trattato Start, cos’è e di cosa è accusata la Russia
Il trattato New Start (Strategic arms reduction treaty) è un accordo firmato dagli Stati Uniti e dalla Federazione russa l’8 aprile 2010, con l’obbiettivo ridurre le testate nucleari. Il trattato è entrato in vigore nel 2011, ma con la proroga del 2021 dovrebbe restare in vigore fino al 2026. Per il raggiungimento dell’obbiettivo, l’accordo impone una serie di limiti, in particolare sul numero di testate che i paesi possono dispiegare. Russia e Stati Uniti, nel dettaglio, possono rendere pronte al lancio immediato un massimo di 1550 testate nucleari (conteggiate come numero di bombardieri, anche se questi ultimi possono trasportare più di una testata).
In ogni caso, secondo gli Stati Uniti pare che la Russia si sia notevolmente avvicinata al tetto massimo, ma purtroppo non è più possibile ottenere dei dati precisi poiché Putin ha deciso di venir meno alle ispezioni internazionali. Gli analisti, comunque, non prevedono un’imminente minaccia nucleare delle armi strategiche, nonostante l’anno scorso le dichiarazioni di Putin abbiano suscitato un notevole allarme. Secondo Hans Kritesten, direttore del Nuclear information project presso la Federation of american scientist, le armi nucleari strategiche rappresentano un limite invalicabile. Della stessa opinione anche Aleksej Chadajev, un politologo che, sebbene apertamente sostenitore di Putin, ha dichiarato improbabile il ricorso all’arma nucleare, spingendosi anche ad affermare che in caso contrario la Russia meriterebbe tutte le accuse che le sono state mosse. La minaccia più imponente sembra quindi poter essere accantonata per il momento, ma non si esclude comunque l’allarme nucleare. La causa risiede nelle armi tattiche.
La minaccia nucleare delle armi tattiche
Nonostante le conseguenze siano decisamente più lievi se paragonate con gli effetti disastrosi del nucleare strategico, al momento la minaccia incombente è causata dal nucleare tattico. Le armi nucleari tattiche, che comunque provocano di certo contraccolpi non indifferenti, sono molto più probabili. Questo tipo di armi si basa essenzialmente sullo stesso meccanismo d’azione di quelle strategiche. Si tratta, infatti, di piccole bombe nucleari che per una potenza e un raggio d’azione ridotto, sono in compenso molto più difficili da controllare.
Per via della devastazione che potrebbero causare, le armi nucleari tattiche sono state ridotte in Europa circa a un centinaio, contro le 1.912 attribuite ai russi. Si tratta però di un dato approssimativo, in quanto Mosca è estremamente riservata su questo punto. In ogni caso, l’analista Pavel Podvig ha spiegato che i movimenti per trasportare e installare questo tipo di armi sarebbero difficili da nascondere, perciò se l’Intelligence occidentale non ha rilevato dei rischi è possibile non preoccuparsi troppo. Oltretutto la devastazione provocata dall’uso del nucleare sarebbe decisamente controproducente per gli obbiettivi di Putin. È anche vero, tuttavia, che il processo decisionale russo è molto meno facile da comprendere preventivamente.
Si tendono i rapporti internazionali fra la Russia e la Nato: cosa succede
Putin, riguardo all’argomento delle armi di distruzione di massa, ha confermato che la Russia ne possiede diverse, talvolta anche più efficienti di quelle a disposizione della Nato. Questa è stata la risposta della Russia a quello che ha definito come un ricatto nucleare da parte della Nato, non lasciando ottimi presagi per il futuro. Il Consiglio dell’Atlantico del Nord ha quindi invitato il Cremlino a rispettare gli accordi e di permettere le ispezioni da parte degli Stati Uniti. Questi ultimi, secondo la Nato, stanno rispettando l’accordo e hanno dunque il pieno diritto di verificare la conformità della Russia a riguardo.
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