Un quarto dei centri commerciali russi rischia il fallimento: tra inflazione, tassi di interesse record e fuga delle multinazionali, la crisi si aggrava.
L’economia russa è sempre più in affanno, e i segnali di crisi si moltiplicano. Dopo il duro colpo inflitto all’industria aeronautica, un nuovo allarme arriva dal settore commerciale: un quarto dei centri commerciali del Paese rischia di chiudere i battenti. La causa? Una combinazione esplosiva di inflazione galoppante, alti tassi di interesse e la fuga delle grandi aziende straniere dopo l’invasione dell’Ucraina. Un quadro che riflette non solo le difficoltà economiche, ma anche il peso crescente delle scelte geopolitiche del Cremlino.
Mentre i numeri del collasso economico si fanno più chiari, la politica di Vladimir Putin prosegue senza cedimenti, con attacchi missilistici che continuano a devastare l’Ucraina. Un Paese già provato dalla guerra che ora si trova a fare i conti con vittime civili e infrastrutture danneggiate. Questa spirale di crisi – economica e militare – dipinge un futuro incerto per la Russia, sempre più isolata sul piano internazionale e fragile al suo interno.ù
Centri commerciali in crisi
Secondo l’associazione di categoria dei centri commerciali che opera in Bielorussia, Russia e Kazakistan, un quarto dei centri commerciali in Russia è sull’orlo della bancarotta. L’allarme è stato riportato da E24 e Kyiv Independent, evidenziando come la situazione si stia aggravando per effetto di tassi di inflazione record e alti tassi di interesse, sintomi di una crisi economica sempre più profonda.
Fattori scatenanti della crisi
La crisi che sta colpendo i centri commerciali in Russia è il risultato di una serie di fattori intrecciati che hanno reso la situazione insostenibile. Prima di tutto, l’abbandono del Paese da parte di molte multinazionali ha lasciato un vuoto difficile da colmare. Con il conflitto in Ucraina, grandi marchi internazionali, che tradizionalmente attiravano clienti nei centri commerciali, hanno scelto di ritirarsi dal mercato russo, privando questi luoghi della loro principale attrattiva. A questo si aggiungono i costi operativi in costante aumento. L’inflazione ha fatto lievitare le spese necessarie per mantenere aperte le strutture, rendendo sempre più difficile per i gestori coprire i costi senza erodere i margini di profitto.
Non meno importante è l’espansione del mercato online, che continua a guadagnare terreno sottraendo clientela ai negozi fisici. La comodità dello shopping digitale sta spingendo sempre più consumatori a preferire gli acquisti su piattaforme di e-commerce, aggravando ulteriormente la crisi. Infine, la politica della banca centrale non ha certo aiutato. I tassi di interesse, mantenuti a livelli altissimi, hanno reso più costosi i prestiti commerciali, mettendo in difficoltà economica i gestori dei centri commerciali e limitando ulteriormente la loro capacità di reagire a questa crisi.
Tensioni economiche e militari
Mentre la crisi economica mette a dura prova il Paese, la politica di Vladimir Putin mantiene alta la pressione militare sull’Ucraina. Gli attacchi missilistici russi continuano a colpire Kiev, come dimostrato dai recenti bombardamenti del 20 dicembre.
Secondo l’Institute for the Study of War (ISW), cinque missili balistici Iskander-M o di produzione nordcoreana (KN-23) sono stati lanciati contro la capitale ucraina. Sebbene tutti siano stati abbattuti dall’aeronautica ucraina, i detriti hanno causato danni significativi. In particolare, sono state colpite infrastrutture e diverse ambasciate straniere, tra cui quelle di Albania, Argentina, Montenegro, Macedonia del Nord, Palestina e Portogallo.
L’economia russa sta subendo un doppio colpo: da un lato, le difficoltà interne legate all’isolamento economico e alla crisi strutturale, dall’altro, la pressione di una guerra che continua a drenare risorse. Il crollo del 25% del settore dei centri commerciali rappresenta un simbolo di un sistema che fatica a rimanere in piedi. La situazione, già drammatica, rischia di peggiorare ulteriormente se non si troveranno soluzioni rapide e concrete.
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