Armi nucleari: la Russia sa già dove colpire ma Putin potrebbe aver cambiato idea

Giorgia Bonamoneta

27/09/2022

La Russia sa già deve colpire in caso di utilizzo di armi nucleari. Lo spettro del nucleare, presente fin dai primi giorni del conflitto, trova nuovo nutrimento. Ecco le ultime dichiarazioni.

Armi nucleari: la Russia sa già dove colpire ma Putin potrebbe aver cambiato idea

Mentre si appresta a finire l’ultima giornata di referendum nei territori del Donbass, dall’ex presidente russo Dmitry Medvedev nutre con nuove dichiarazioni lo spettro delle armi nucleari. Secondo Medvedev la Russia ha tutto il diritto di utilizzare armi nucleari se necessario, così come affermato dal passaggio sul nucleare nella dottrina militare di Mosca. Intervistato dall’agenzia Tass, l’attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza russa ha confermato che la Russia farà tutto il possibile per impedire ai vicini ostili, come l’Ucraina, di acquistare armi nucleari.

Secondo l’intelligence inglese la dichiarazione di annessione da parte di Putin, che il 30 settembre riunirà le Camere del Parlamento per un discorso ufficiale sui referendum nel Donbass, sarà considerata una rivendicazione dell’operazione militare speciale. Da alcuni giorni, in seguito al botta e risposta tra Russia e Stati Uniti, appare evidente che le nuove zone annesse, quindi inserite nel territorio russo in maniera ufficiale, saranno difese con ogni mezzo.

Lo spettro dell’utilizzo dell’arma nucleare circola fin dei primi giorni del conflitto in Ucraina, ma allo stesso tempo gli esperti politologi sono sempre stati convinti che Vladimir Putin non prenderà tale decisione tanto facilmente, poiché anche i suoi alleati hanno espresso dure critiche in merito. Al momento però tutto si gioca sulla retorica della guerra e sul suo veloce intensificarsi. Anche la situazione del conflitto in Ucraina ha portato il rischio di utilizzo di armi nucleari ad aumentare rispetto al passato. Secondo i giornali americani ci sono alcuni bersagli possibili, alcuni più verosimili di altri, ma nessuno totalmente escluso per colpa dell’intensificarsi della retorica aggressiva di guerra.

Obiettivi trovati, ma Putin potrebbe aver cambiato idea sulle armi nucleari

L’ultima giornata di referendum riaccende la tensione in merito a una possibile guerra difensiva e controffensiva dei nuovi territori annessi. Il presidente ucraino Zelensky ha confermato che l’annessione del Donbass farà affondare qualsiasi possibile soluzione diplomatica della crisi. In caso di scontri nel Donbass, la Russia - affermarlo è una prova di forza retorica - ha ammesso che utilizzerà ogni arma possibile per difendere i nuovi territori.

Sembra che alle provocazioni la Russia sappia già come rispondere. Esiste la possibilità, scrive il New York Times, di detonazioni di armi nucleari sul Mar Nero o su un bersaglio in Ucraina. Nel primo caso si tratterebbe di un test nucleare, in stile nordcoreano (una provocazione), mentre nel secondo il rischio è quello di colpire una zona abitata e innescare un’escalation distruttiva.

Improbabile l’uso di armi nucleari, ma non impossibile: le conseguenze della retorica di guerra

La minaccia di utilizzo di armi nucleari da parte russa per la difesa della Russia sono ricorrenti fin dall’inizio della guerra in Ucraina, fin da quando i sistemi sono stati messi in allerta. A lungo si è temuto che la centrale nucleare di Zaporizhzhya venisse trasformata, attraverso una serie di bombardamenti deliberati sull’impianto, in una potenziale bomba. Eliminata la minaccia, per quanto ancora la situazione dell’impianto nucleare rimanga in bilico, non sono mancate dichiarazioni che hanno aumentato la tensione nucleare tra Russia e Stati Uniti. Nelle ultime settimane, Vladimir Putin ha confermato che la Russia, per difendere la propria integrità territoriale e se minacciata, userà tutti i metodi di difesa a propria disposizione. Ha concluso poi dichiarando che tutti coloro che stanno alzando la tensione con le dichiarazioni sulle armi nucleari potrebbero vedere girare il vento nella loro direzione.

Al momento le minacce tra le due parti sono puramente retoriche, ma la retorica di guerra aumenta la tensione e alza le probabilità di un innesco nucleare. Jack Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Biden, ha spiegato in diverse interviste di aver messo in chiaro quale sarebbe stata la risposta degli Stati Uniti in seguito all’uso di armi nucleari in Ucraina. Anche il segretario di Stato Anthony Blinken in un’intervista ha ripreso tali dichiarazioni, parlando di una conversazione con la leadership russa sulle «conseguenze catastrofiche» di utilizzo di armi nucleari, un modo come un altro per confermare che l’utilizzo di armi nucleari da parte russa comporterebbe una controffensiva dello stesso livello da parte degli Stati Uniti.

Iscriviti a Money.it