Banche italiane, miliardi di risparmi degli italiani nel mirino con il risiko

Laura Naka Antonelli

18/03/2025

Con le varie partite di risiko lanciate a Piazza Affari da UniCredit, MPS, BPER, Banco BPM (su Anima), Banca Ifis, “in palio miliardi di risparmio”. L’attenti.

Banche italiane, miliardi di risparmi degli italiani nel mirino con il risiko

In palio più di 5 trilioni di euro di risparmi degli italiani con il risiko di Piazza Affari che vede protagoniste le principali banche. Lo ha ricordato il sindacato FISAC CGIL, nel report “Banche: Report FISAC CGIL, da maxi utili a risiko, in palio miliardi di risparmio”, facendo riferimento a tutte le varie OPS, OPA e OPAS che sono state lanciate in questi ultimi mesi dagli attori principali del settore bancario italiano. Tutti grandi istituti di credito, che hanno concluso il 2024 incassando utili e dividendi a livelli record.

E tutti istituti di credito che ora puntano a unire le loro forze per far fronte a un periodo di tassi di interesse che, con i tagli avviati dalla BCE di Christine Lagarde, in tutto sei, essendo più bassi, inevitabilmente non possono più dare quella spinta ai margini netti che era diventata una sorta di garanzia di redditività, per il comparto, negli anni 2022 e 2023.

Banche italiane, il rapporto FISAC CGIL: boom utili e dividendi per i primi 7 gruppi

Nel rapporto FISAC - che, ricordiamo, è il sindacato che rappresenta i lavoratori operanti nella Banca d’Italia e in generale le categorie dei bancari, degli esattoriali e degli assicurativi, e che fa capo alla Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL) - non sono mancate note di polemica nei confronti di un settore, quello delle principali banche italiane, reduce da un boom di utili e di dividendi a dispetto dei tassi più bassi che, con le varie partite di risiko aperte, si appresta a crescere ulteriormente, a discapito tuttavia del calo degli sportelli bancari (scesi nel 2024 del 5%) e dell’occupazione (-1,2%).

Nel report stilato dall’Ufficio Studi e Ricerche del sindacato sono stati ricordati i numeri relativi agli utili, ai dividendi e alla raccolta dei primi sette gruppi bancari italiani, ovvero di UniCredit, Intesa SanPaolo, Banco BPM, BPER, MPS, Mediobanca, Credem, Banca Popolare di Sondrio, alla vigilia della prima di cinque operazioni di risiko: l’OPA che Banco BPM ha lanciato agli inizi di novembre, tra l’altro partita nella giornata di ieri, lunedì 17 marzo 2025, sulla società del risparmio gestito che già controlla, ovvero su Anima Holding.

Per quanto riguarda il boom degli utili e dei dividendi, dal report è emersa per i primi 7 gruppi bancari italiani “una crescita solida di tutti i principali dati finanziari nel 2024, a partire dall’utile netto, che ha raggiunto 24.854 milioni, segnando una crescita del 7,6% ”.

Schizzati anche i dividendi che, secondo i dati dell’Ufficio Studi e Ricerche della FISAC CGIL, sono balzati del 31,9% in un anno, triplicando il loro valore nel periodo compreso tra il 2021 e il 2024, nell’ambito di una remunerazione complessiva agli azionisti, sotto forma di dividendo o buyback, che ha raggiunto la cifra record di 21,1 miliardi di euro, volando del 292% nel triennio passato.

Risiko banche: a caccia di 5.100 miliardi di euro di risparmi degli italiani

In generale, nel 2024 si è chiuso l’ennesimo, terzo, anno record per i grandi gruppi bancari, la cui “costante crescita della redditività”, ha aperto la strada al “consolidamento di surplus di capitale e di liquidità disponibili per operazioni M&A”.

Di conseguenza, le grandi big del credito sono ora tutte impegnate, attraverso operazioni di M&A (merger and acquisitions, fusioni e acquisizioni), a conquistare “ una fetta crescente di una torta che vale oltre 5.100 miliardi di euro ”, dunque più di 5 trilioni di euro.

Le cinque grandi operazioni di risiko sono state ricordate dalla FISAC. In evidenza, tra le transazioni, l’OPAS lanciata dall’istituto di credito che non fa parte delle Big del settore, ovvero quella di Banca Ifis, che ha messo nel mirino Illimity.

Le altre operazioni di M&A sono, per l’appunto, l’OPA di Banco BPM su Anima, l’OPS di UniCredit su Banco BPM, annunciata dalla banca italiana guidata dal CEO Andrea Orcel alla fine di novembre del 2024; l’offerta pubblica di scambio di MPS su Mediobanca—>/+Mediobanca-50+], questa ultima maggiore azionista del colosso assicurativo italiano Generali e l’OPS di BPER su Banca Popolare di Sondrio: tutte offerte che hanno fatto già scattare sull’attenti il governo Meloni sulla presunta fine che farebbero i risparmi degli italiani, fin da quando UniCredit ha comunicato di aver messo nel mirino Piazza Meda. Ripetuti e nuovi attenti sono stati lanciati dallo stesso governo Meloni contro il Leone di Trieste Generali, che si è azzardato a siglare un accordo con i francesi di Natixis per dar vita a un gigante del risparmio gestito. Probabile, tuttavia che, dopo l’ultima rassicurazione di Generali, i nervi dell’esecutivo italiano si siano in parte calmati.

Inarrestabile, di fatto, la trafila di commenti sui risparmi degli italiani, sulla necessità che i risparmi rimangano nelle banche italiane e sul bisogno che gli stessi vengano investiti soprattutto nei titoli di Stato italiano, ovvero nei BTP: in poche parole, nel debito pubblico italiano.

Risiko banche italiane “operazione di riassestamento sistemico anche con tagli tassi BCE”

Dal canto suo, la FISAC ha definito le partite di risiko un’operazione di riassestamento sistemico caratterizzata da tre principali determinanti: “La prevista contrazione del margine d’interesse (a causa dei tagli dei tassi da parte della BCE di Lagarde), il crescente peso del risparmio gestito e non ultima la riconfigurazione dello spazio geopolitico globale”.

Con tanto di sfida: “ La conquista di una fetta crescente di una torta che vale oltre 5.100 miliardi di euro, generando i volumi necessari per il raggiungimento degli obiettivi in termini di fatturato e remunerazione anche in un periodo di tassi d’interesse più bassi ”.

A tal proposito, è stato ricordato che il totale a fine 2024 della raccolta diretta per le banche italiane è stato pari a 2.095 miliardi, di cui 1.506 miliardi depositati presso i primi 7 gruppi bancari, mentre la raccolta indiretta è ammontata a 3.045 miliardi, con le top 7 banche che gestiscono 1.728 miliardi, corrispondenti al 56,8% del totale.

Forse tutto ok, se non fosse che, a fronte della crescita della raccolta diretta, i finanziamenti da parte delle banche hanno continuato a scendere, confermando “il trend che ha caratterizzato il triennio precedente, con una riduzione del rapporto prestiti/depositi (78,2% a dicembre 2024)”.

Calo sportelli bancari in Italia e riduzione dipendenti banche

Non solo: “sempre in riferimento ai 7 principali gruppi italiani, continua la diminuzione del numero di sportelli in Italia (-5,0%), ora a quota 10.039, a cui si accompagna una leggera riduzione del personale complessivo (-1,2%) rispetto all’anno precedente, ora a 237.878”.

Il sindacato ha tuttavia sottolineato che, nel corso del 2024, il calo dei dipendenti in Italia è stato pari all’1,1%: “quindi inferiore a quello degli ultimi cinque anni”, rendendo noto che la forza lavoro del settore in Italia conta oggi 169.421 unità.

Non è mancato l’appello del sindacato rivolto alle banche impegnate nelle varie transazioni di M&A a tutelare l’occupazione, visto che il risiko interessa “più di 100 mila lavoratrici e lavoratori, un terzo circa di tutti i dipendenti sotto il contratto ABI ”.

In particolare la segretaria generale della FISAC CGIL Susy Esposito ha affermato che “deve emergere con maggiore chiarezza un orientamento a sostegno del lavoro, dell’economia e del Paese, piuttosto che alla sola creazione di vantaggi finanziari per le banche e i loro azionisti. Vogliamo infatti più occupazione nel settore e più attenzione nei confronti degli effetti della trasformazione digitale e dei temi legati allo sviluppo sostenibile, dell’Italia e dell’Europa ”.

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