Bce: l’Italia e i Paesi con un alto debito sono un rischio per la zona euro. Questo è uno dei punti emersi dal Bollettino Economico
L’Italia e in generale i Paesi con un alto debito sono un pericolo per l’area euro. Essi infatti hanno mancato l’obiettivo di ridurre il disavanzo strutturale e quindi non hanno margini di bilancio per affrontare una prossima fase di rallentamento congiunturale.
Lo scrive la Bce nel Bollettino Economico, sottolineando:
«garantire la convergenza verso posizioni di bilancio solide tra i vari Paesi e quindi ridurre la vulnerabilità agli shock è un requisito necessario per la capacità di tenuta dell’area dell’euro».
Inoltre, l’istituto centrale evidenzia come nel periodo 2014-2018 tra i Paesi che hanno un rapporto debito/Pil oltre 90%, ossia Portogallo, Belgio, Italia, Francia e Spagna, i saldi di bilancio strutturali non sono in linea con gli aggiustamenti richiesti dagli obiettivi di medio termine.
Come afferma la Bce, questi Paesi restano lontani dagli obiettivi di medio termine specifici:
«Negli anni più recenti nessuno dei paesi indicati ha realizzato l’aggiustamento richiesto. Pertanto, tali paesi non hanno costituito margini di bilancio tali da consentire loro di evitare un inasprimento delle politiche di bilancio nella prossima fase di rallentamento e ciò può avere conseguenze sulla capacità di tenuta dell’intera area dell’euro»
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Bce: crescita debole nei prossimi mesi
Nel bollettino, la Banca centrale europea sottolinea anche che nei prossimi mesi dovrebbe proseguire la crescita debole dell’Eurozona, mentre l’inflazione dovrebbe calare per poi risalire nel medio periodo.
Necessario quindi un accomodamento monetario:
«I dati più recenti hanno continuato a indicare un’evoluzione contenuta, principalmente per effetto del rallentamento della domanda estera, accentuato da fattori specifici a livello di paese e settore. Poiché l’impatto di questi fattori risulta in qualche misura più persistente, la perdita di slancio della crescita dovrebbe proseguire nell’anno in corso. L’auspicio è che in futuro l’effetto di tali fattori avversi venga meno».
Nel quarto trimestre del 2018 il Pil in termini reali dell’area dell’euro è aumentato dello 0,2%, dopo l’aumento dello 0,1% registrato nel terzo trimestre.
Inoltre, rivela la Bce, i prezzi correnti dei contratti future sul petrolio suggeriscono nei prossimi mesi una probabile diminuzione dell’inflazione complessiva nell’Eurozona.
Infatti, secondo i dati Eurostat, a marzo l’inflazione si è attestata all’1,4%, ossia lo 0,1% in meno rispetto all’1,5% di febbraio, rispecchiando in prevalenza l’andamento più modesto della componente degli alimentari, dei servizi e dei beni industriali non energetici.
Discorso a parte per l’inflazione di fondo. In prospettiva, come emerge dal bollettino, ci si attende che aumenti gradualmente nel medio periodo, sostenuta dalle misure di politica monetaria della Bce, dal perdurare dell’espansione economica e dalla più vigorosa dinamica salariale.
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