Bollette pazze, l’ARERA spiega quando non pagare: il termine di prescrizione è di due anni. Addio dunque ai maxi conguagli relativi più di 24 mesi di consumo: le novità nel comunicato stampa del 27 maggio 2020.
Bollette pazze, dall’ARERA arrivano le regole per non pagare: stop in ogni caso ai maxi conguagli “più vecchi” di due anni. Che significa in termini pratici? Vuol dire che si è abbassato a due anni il termine di prescrizione delle bollette.
La buona notizia per i contribuenti arriva da ARERA stessa, tramite il comunicato stampa del 27 maggio 2020.
La delibera approvata dall’Autorithy è ancora in fase di pubblicazione sul sito, ma le regole sono chiare: ARERA integra la norma introdotta dalla Legge di Bilancio 2020 e fa in modo che i gestori inseriscano, all’interno delle fatture, la nuova informativa, anche in caso di procedure messe in mora.
Bollette pazze, l’ARERA spiega quando non pagare
Un’ottima notizia per i consumatori d’Italia: addio ai maxi conguagli di energia, gas e luce. ARERA ha infatti integrato quanto disposto dalla Legge di Bilancio 2020, e lo ha comunicato sul proprio sito il 27 maggio.
In attesa che la delibera venga pubblicata sul sito, ecco la novità: il termine di prescrizione delle bollette è, in ogni caso, di due anni.
Questo significa che non si devono più pagare le bollette pazze che si riferiscono a consumi superiori a 24 mesi. La modifica ha effetto a partire dal 1° gennaio 2020.
Prima della norma introdotta dalla manovra 2020, la prescrizione per i consumi relativi a periodi superiori ai 2 anni veniva esclusa nei casi in cui la mancata o erronea rilevazione dei dati era responsabilità (accertata) dell’utente.
Con le nuove regole invece i venditori e i gestori devono inserire l’informativa nelle fatture per i clienti anche in caso di procedure di messa in mora, così come in caso di risposta ai reclami scritti dagli utenti.
Bollette pazze, ARERA: termine di prescrizione in due anni, «in ogni caso»
I venditori e i gestori erano già tenuti a emettere una fattura separata e apposita per i dati relativi ai consumi di più di due anni fa, proprio per garantire trasparenza ai consumatori.
In alternativa, nella stessa fattura, gli importi non prescrivibili dovevano essere evidenziati, in modo chiaro e comprensibile.
In ogni caso, i venditori e i gestori sono tenuti a informare i clienti della possibilità di contestare gli importi relativi a più di due anni fa, fornendo un modulo con cui l’utente può comunicare la volontà di non pagare quanto dovuto.
Tale modulo deve essere reso disponibile anche su sito internet e negli sportelli al pubblico, così come i recapiti a cui inviare la richiesta.
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