Quali bonus ci sono nella busta paga di febbraio? Facciamo chiarezza così da capire qual è l’impatto sugli stipendi delle ultime decisioni prese dal governo Meloni.
Si sta per concludere un altro mese di lavoro ed è arrivato il momento di fare un approfondire cosa c’è nella busta paga di febbraio nonché se è lecito aspettarsi dei bonus che ne possono aumentare l’importo.
D’altronde, anche quest’anno sono diverse le novità con cui il governo è intervenuto per ridurre il cuneo fiscale, ossia la differenza che c’è tra lo stipendio netto e lordo.
In particolare, a febbraio dovrebbe fare il proprio debutto nella busta paga di gran parte delle lavoratrici madri l’esonero contributivo totale dal quale ne può scaturire un notevole aumento di stipendio. Sgravio che si va ad aggiungere a quello applicato da inizio anno, con il quale la quota contributiva a carico del lavoratore è già stata ridotta per chi ha un reddito da lavoro che non supera i 35 mila euro l’anno.
Va poi considerato il carnevale, il “bonus” per il fatto che febbraio è un anno bisestile, come pure altri emolumenti in arrivo in specifici settori.
Ricapitoliamo quindi cosa bisogna aspettarsi dalla busta di febbraio, quali sono i bonus che si applicano sullo stipendio e quanto spetta a seconda della circostanza.
Sgravio contributivo nella busta paga d’importo fino a 1.923 euro
Con la legge di Bilancio 2024 è stato confermato lo sgravio contributivo del 7% che si applica sulle buste paga il cui importo lordo non supera i 1.923 euro, l’equivalente di 25 mila euro l’anno.
Per ogni stipendio che non supera questa soglia il dipendente paga una quota minima di contributi rispetto a quella dovuta solitamente. Non più il 9,19% dello stipendio lordo nel privato e l’8,80% nel pubblico, bensì rispettivamente il 2,19% e l’1,80%.
Da questo sgravio ne risulta un aumento dello stipendio netto. Devi sapere quindi che anche sulla busta paga di febbraio andrai a beneficiare di un bonus, senza il quale lo stipendio sarebbe stato più basso.
Nel dettaglio, il risparmio è pari al 7% dello stipendio lordo: al massimo quindi, considerando una busta paga di 1.923 euro, in busta paga stai versando circa 134 euro in meno rispetto a quanto generalmente dovuto.
Ma non tutto questo importo si riversa sul netto in quanto va considerata l’Irpef dovuta su quanto risparmiato. Di fatto, ecco una tabella che riassume, in base all’importo annuo dello stipendio lordo, quanto in questi mesi (febbraio compreso) stai effettivamente guadagnando in più grazie allo sgravio.
RETRIBUZIONE LORDA | AUMENTO NETTO MENSILE |
---|---|
10.000 euro | 44,92 euro |
12.500 euro | 56,15 euro |
15.000 euro | 67,38 euro |
17.500 euro | 67,22 euro |
20.000 euro | 76,82 euro |
22.500 euro | 86,42 euro |
25.000 euro | 96,03 euro |
Sgravio contributivo nella busta paga d’importo fino a 2.692 euro
Spetta uno sgravio contributivo, ma in misura ridotta al 6%, anche a coloro che hanno uno stipendio lordo superiore a 1.923 euro ma comunque fino a un massimo di 2.692 euro (35 mila euro di reddito annuo).
In tal caso, quindi, l’aliquota contributiva è ridotta al 3,19% nel privato, 2,80% nel pubblico, con un risparmio che in entrambi i casi equivale al 6% dello stipendio percepito. Considerando l’importo limite fino al quale se ne ha diritto, 2.692 euro, ne risulta un risparmio mensile di 161,52 euro lordi.
Gli importi netti sono sintetizzati nella seguente tabella.
RETRIBUZIONE LORDA | AUMENTO NETTO MENSILE |
---|---|
27.500 euro | 90,54 euro |
30.000 euro | 90,49 euro |
32.500 euro | 91,52 euro |
35.000 euro | 98,56 euro |
Sgravio contributivo per le mamme
A fine gennaio scorso l’Inps ha pubblicato le istruzioni per il cosiddetto bonus mamme, un nuovo sgravio contributivo introdotto dall’ultima legge di Bilancio rivolto alle sole lavoratrici a tempo indeterminato con:
- 2 figli, di cui il più giovane con meno di 10 anni;
- almeno 3 figli, di cui almeno uno minorenne.
L’esonero contributivo in questo caso è totale, ma fino a 3.000 euro l’anno.
Viene cumulato con quello già riconosciuto alle buste paga di importo inferiore a 1.923 o 2.692 euro, il che significa che per queste lavoratrici il risparmio sarà solo del:
- 2,19% (1,80% nel pubblico) con busta paga fino a 1.923 euro, per un massimo di circa 42 euro lordi in meno;
- 3,19% (2,80% nel pubblico) con busta paga superiore a 1.923 ma inferiore a 2.692 euro, per un massimo di circa 85 euro lordi al mese.
Per le lavoratrici che guadagnano più di 2.692 euro lordi mensili, e quindi non hanno beneficiato del suddetto sgravio, la differenza sarà più notevole in quanto c’è un risparmio mensile che può arrivare a circa 230 euro lordi (circa 170 euro netti in più).
Va detto che il bonus mamme nella busta paga di febbraio spetta solo alle lavoratrici del settore privato (per il pubblico c’è ancora da attendere) e a patto che nel frattempo al datore di lavoro siano stati forniti i dati indicativi dei figli (attraverso l’apposito modello di autodichiarazione che trovate qui).
Gli altri bonus di febbraio
Questi sono sicuramente i bonus più importanti della busta paga di febbraio, ma ci sono altre considerazioni da fare:
- anno bisestile: rispetto allo stipendio percepito a febbraio 2023, quello di quest’anno è leggermente più alto in quanto ha una giornata lavorata in più. Ciò però vale solamente per quei lavoratori con stipendio calcolato con il sistema a paga oraria, quindi perlopiù gli operai;
- carnevale: nonostante le scuole chiuse in gran parte d’Italia - con le relative conseguenze per lo stipendio del personale scolastico - né il giovedì né tantomeno il martedì grasso sono dei giorni festivi. Quindi, trattandosi di un giorno feriale è pagato al pari degli altri giorni lavorati;
- defiscalizzazione Forze Armate: ai sensi di quanto stabilito dall’articolo 39 del decreto legge n. 48 del 2023, nella busta paga degli appartenenti al comparto Difesa e Sicurezza spetta una detrazione annua fino a 571 euro, ma solo per chi ha un reddito che non supera i 30.208 euro.
- bonus docenti 950 euro: come stabilito dal decreto n. 258 del 2022 del ministero dell’Istruzione e del merito, questo aumento una tantum può spettare agli insegnanti che garantiscono continuità didattica e a quelli in servizio presso le scuole che si trovano in zone difficili dal punto di vista economico, sociale e culturale e dove sia presente la dispersione scolastica.
© RIPRODUZIONE RISERVATA