La Brexit potrebbe essere rimandata: cosa sta accadendo a Londra?
La Brexit potrebbe essere rimandata: dopo aver ottenuto il voto di fiducia in Parlamento, Theresa May non ha escluso la possibilità di estendere l’Articolo 50, ma ha confermato al contempo la sua intenzione di lavorare strenuamente per garantire l’uscita del Regno Unito in vista del 29 marzo 2019.
La settimana che si sta per concludere è risultata particolarmente impegnativa per la Brexit. Prima c’è stato il voto contrario dei parlamentari che hanno bocciato la proposta di accordo trovata dai negoziatori. Poi c’è stata la mozione di sfiducia contro la May. Un clima rovente, che non ha mancato di suscitare perplessità e preoccupazione nel mondo intero.
A spaventare è stata soprattutto l’ipotesi di un no-deal, scenario ipotizzato dallo stesso Primo Ministro britannico che, dopo aver ottenuto la fiducia, si è detto pronto a lottare con tutte le sue forze per garantire un accordo sulla Brexit entro il 29 marzo.
“Il rischio di un’uscita del Paese dall’Unione senza un accordo non è mai stato così elevato”,
ha invece tuonato Michel Barnier, capo-negoziatore comunitario, dopo la bocciatura dell’intesa.
Perché la Brexit potrebbe essere rimandata
Dopo aver superato - con 325 voti favorevoli e 306 contrari - la mozione di sfiducia promossa dall’opposizione laburista, Theresa May è tornata finalmente a parlare di Brexit e si è detta pronta ad aprire un dialogo con tutti i partiti politici. L’obiettivo? Trovare una linea comune per garantire al Regno Unito ciò che ha chiesto nel giugno del 2016.
Nuove e più concrete indicazioni arriveranno probabilmente lunedì 21 gennaio, quando il Primo Ministro tornerà in Parlamento per presentare un nuovo programma di divorzio condivisibile sia da Londra che da Bruxelles.
Per il momento, però, la May ha preferito non escludere la possibilità di estendere i termini dell’Articolo 50 oltre la data del 29 marzo 2019. Lo scenario, ha comunque tenuto a precisare, si concretizzerà soltanto se l’Unione europea sarà d’accordo e dunque soltanto in presenza di un piano pro-intesa definitiva.
In altre parole sarà l’Europa a decidere se rimandare la Brexit: Bruxelles aprirà all’ipotesi soltanto a fronte di un accordo di base condiviso da tutti o, addirittura, di fronte alla richiesta di nuovo referendum sulla Brexit.
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