Busta paga 2022: lo stipendio è aumentato davvero? E di quanto?

Simone Micocci

24/08/2022

Davvero gli stipendi sono aumentati nel 2022? E di che cifre parliamo? Facciamo i conti, considerando anche le conseguenze dell’inflazione sul potere d’acquisto delle retribuzioni.

Busta paga 2022: lo stipendio è aumentato davvero? E di quanto?

Il piano del governo per le buste paga 2022 è ormai concluso: avviato con la riforma fiscale finanziata dall’ultima legge di Bilancio e concluso con l’approvazione del decreto Aiuti bis che ha contribuito a tagliare il cuneo fiscale portando al 2% lo sgravio contributivo, nel mezzo ha visto l’introduzione del bonus 200 euro che tra luglio e agosto è stato pagato ormai a tutti i lavoratori.

Ma la domanda che molti si fanno è: indipendentemente dai proclami del governo, lo stipendio è aumentato davvero? E se sì, di quanto? Rispondere a questa domanda non è semplice, in quanto sono diversi i fattori da considerare: ad esempio, bisogna guardare alle conseguenze della riforma fiscale, la quale - specialmente eliminando il trattamento integrativo, ex bonus Renzi, per i redditi che superano la soglia annua di 15 mila euro - non è stata vantaggiosa per tutti, come invece si voleva.

Senza dimenticare che nel contempo c’è stata l’inflazione, con un notevole aumento dei prezzi che inevitabilmente ha fatto perdere potere d’acquisto alle retribuzioni.

Bisogna considerare anche questi aspetti, quindi, quando si risponde alla domanda sull’aumento di stipendio registrato nel 2022. Ma iniziamo col fare chiarezza sulle cifre dell’incremento, considerando tutto l’anno corrente.

Di quanto è aumentato lo stipendio nel 2022

Per il momento concentriamoci solamente sulle due misure straordinarie, valevoli esclusivamente per il 2022, introdotte appositamente dal governo Draghi per aumentare gli stipendi dei lavoratori italiani.

La prima è lo sgravio contributivo che ha ridotto la quota di contributi previdenziali a carico del dipendente: nel dettaglio, per il periodo che va da gennaio a giugno 2022 la riduzione è dello 0,8%, mentre da luglio a dicembre, per effetto di quanto disposto dal decreto Aiuti bis, viene portato al 2%, con un incremento quindi dell’1,2%.

Tale misura fa sì che lo stipendio netto abbia un valore maggiore a parità di lordo, in quanto si riduce la quota di contributi che il lavoratore deve versare all’Inps (quota di cui si fa carico lo Stato, senza dunque conseguenze per la pensione futura).

Nel mezzo bisogna considerare l’aumento di 200 euro, una tantum, riconosciuto sulle buste paga di luglio.

Misure, sgravio e bonus, che tuttavia sono riconosciute solamente a coloro che hanno una retribuzione imponibile lorda inferiore a 2.692 euro al mese, ossia 35 mila euro l’anno.

A tal proposito, ecco una tabella che sintetizza le conseguenze di tali misure sugli stipendi, facendo così chiarezza su qual è l’aumento annuo (considerato su tredici mensilità) garantito dal governo con le misure suddette.

Stipendio mensile lordo Risparmio mensile sgravio 0,8%Risparmio annuo sgravio 0,8%Risparmio mensile ulteriore sgravio dell’1,2% Risparmio secondo semestre, più tredicesima, con sgravio 1,2% Aumento complessivo, compreso bonus 200 euro
1.000 euro 8 euro 104 euro 10 euro 70 euro 374 euro
1.200 euro 10 euro 130 euro 14,40 euro 100,80 euro 430,80 euro
1.500 euro 12 euro 156 euro 18 euro 126 euro 482 euro
2.000 euro 16 euro 208 euro 20 euro 140 euro 548 euro
2.500 euro 20 euro 260 euro 30 euro 210 euro 670 euro
2.692 euro 21,50 euro 279,50 euro 32 euro 224 euro 703,50 euro

Complessivamente, quindi, le varie misure hanno garantito un aumento massimo appena superiore a 700 euro, che su 13 mensilità equivalgono a un aumento mensile appena superiore a 50 euro.

Ma quanto questo aumento è stato mitigato dalle altre misure?

Aumento di stipendio 2022: gli altri fattori da considerare

Ma ci sono altri fattori da prendere in considerazione, come ad esempio la riforma fiscale attuata nel 2022 che ha rivisto scaglioni e aliquote Irpef, le detrazioni da lavoro dipendente e ha eliminato il trattamento integrativo - ex bonus Renzi - per coloro che hanno un reddito superiore a 15 mila euro.

Una riforma che ha comportato diversi vantaggi per le buste paga dei lavoratori, specialmente per coloro che si trovano nella fascia compresa tra i 40 e i 50 mila euro di reddito, per i quali c’è un risparmio che va dai 940 ai 740 euro l’anno. Ed è per questo motivo che chi si trova in questa fascia non è stato incluso negli aiuti straordinari riconosciuti per il 2022, né per lo sgravio contributivo né tantomeno per il bonus 200 euro.

Per coloro con un reddito annuo dai 15 mila ai 20 mila euro, invece, il risparmio annuo va da 315 a 203 euro, mentre tra i 28 mila e i 30 mila si scende notevolmente, con un incremento minimo che va da 57 a 84 euro.

Per chi ha un reddito da 35 mila euro, invece, il risparmio garantito dalla riforma fiscale è di circa 150 euro.

Gli stipendi, quindi, sono effettivamente aumentati; peccato che nel contempo ci sia stata l’inflazione a limitare i vantaggi della riforma fiscale e delle misure straordinarie suddette.

L’aumento dei prezzi dell’8%, infatti, ha fatto sì che su uno stipendio si perdesse, di potere d’acquisto, un importo pari a una mensilità. Di fatto, quindi, il potere d’acquisto sembra aver comportato una perdita maggiore rispetto a quello che è stato il risparmio garantito, a dimostrazione che quanto fatto non è stato comunque sufficiente.

E da questa considerazione bisognerà partire nel valutare cosa fare nel 2023 per aumentare ancora di più gli stipendi, tenendo conto del fatto che nel prossimo anno verranno meno le misure straordinarie riconosciute per il 2022, che da sole - come visto sopra - hanno garantito un risparmio annuo di massimo 700 euro.

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