In campagna elettorale c’è chi propone un’estensione del taglio del cuneo fiscale per il 2023, che corrisponderebbe a uno stipendio in più l’anno per molti lavoratori: è davvero possibile?
Dopo lo sgravio contributivo del 2% introdotto nel 2022, il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori diventa uno dei temi principali in campagna elettorale. In vista delle elezioni politiche, è inevitabile parlare del caro vita e delle conseguenze sulle tasche degli italiani. motivo per cui molte delle proposte di questi giorni, da tutte le parti politiche, riguardano i lavoratori e la loro busta paga.
Per far fronte al caro vita viene proposto un aumento degli stipendi, in linea con quanto già fatto prima con la legge di Bilancio e poi con il decreto Aiuti bis nel 2022. E tra le proposte c’è quella di aggiungere una mensilità ai lavoratori contro l’inflazione, proprio attraverso un ampliamento del taglio del cuneo fiscale introdotto negli ultimi mesi.
In particolare sono Pd e terzo polo a puntare su un incremento degli stipendi e su una mensilità aggiuntiva per molti lavoratori. Ma si tratta di un’ipotesi realmente percorribile? Il Sole 24 Ore prova a fare i conti e capire se ci siano o meno le risorse sufficienti per un intervento del genere.
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Busta paga, la proposta del Pd
Il Pd e il suo segretario Enrico Letta propongono di intervenire sulla tassazione del lavoro. L’idea è di seguire la scelta di Draghi che voleva mettere in campo un importante taglio del cuneo fiscale con la legge di Bilancio, arrivando di fatto a uno stipendio in più per i lavoratori in un anno.
Con quali soldi? I dem vorrebbero puntare sugli extraprofitti delle grandi imprese dovuti all’aumento dei costi dell’energia. Una strada seguita dal governo Draghi e che il Pd vuole ampliare. Stando al programma dem l’obiettivo è introdurre una franchigia da 1000 euro sui contributi Inps a carico dei lavoratori dipendenti, tutelando i versamenti a fini pensionistici. Ma con quali risorse? Recuperando, questo l’obiettivo, i soldi attraverso il contrasto all’evasione fiscale.
Il problema principale è che le cifre derivanti dalla lotta all’evasione non sono quantificabili preventivamente: per questo è quasi impossibile considerarle come coperture: prima bisognerà ricavare le risorse e poi capire come utilizzarle. Per cui si passa a una seconda opzione, quella di tagliare la spesa corrente, magari con una razionalizzazione delle spese fiscali. Campo minato, considerando che vorrebbe dire fare scontento chi subirà il taglio.
Stipendi più alti, la proposta del terzo polo
Passando al terzo polo, il leader di Azione Carlo Calenda propone di dare la possibilità alle aziende di pagare una mensilità in più, detassata e decontribuita, recuperando il 50% con il credito d’imposta cedibile. Vale a dire uno stipendio annuale in più. Parliamo di un’operazione da 15-20 miliardi di euro secondo le previsioni.
Anche Italia Viva, con Luigi Marattin, dice di puntare sull’evasione fiscale: con i soldi recuperati vorrebbero puntare sulla riduzione delle tasse invece che, come fatto finora, finanziare aumenti di spesa come quelli del reddito di cittadinanza e il superbonus. Ma servirebbero anche altre risorse, provenienti dalla riduzione della spesa per consumi intermedi e per l’acquisto di beni e servizi, anche se bisognerebbe capire quali.
Uno stipendio in più: è davvero possibile?
Un aumento in busta paga, con uno stipendio in più in un anno, non è facilmente realizzabile: bisogna considerare se le proposte siano davvero compatibili con un percorso di riduzione del debito pubblico, quindi senza ricorrere al deficit e rispettando gli impegni europei.
Le variabili non sono poche e mettere in campo un intervento così importante sul taglio del cuneo fiscale è sicuramente difficile. Di fatto consisterebbe in una misura che prenderebbe, economicamente, un’intera legge di Bilancio o quasi. Potrebbe comunque essere la priorità per Pd e terzo polo, in caso di vittoria elettorale, per far fronte all’inflazione. Ma restano anche tante altre incognite da affrontare con la manovra: dalle bollette al carburante, gli interventi urgenti potrebbero essere tantissimi. Probabilmente anche a scapito di un taglio contributivo delle tasse sul lavoro.
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