In un messaggio pubblico il commissario all’Economia Paolo Gentiloni e quello per il mercato interno Thierry Breton chiedono che l’Ue crei un nuovo fondo comune contro il caro-energia.
Un nuovo fondo comune europeo, sullo stile del Recovery Fund o più probabilmente del fondo Sure per la cassa integrazione, utile a combattere il caro-energia. La proposta circola da mesi tra i Paesi del Sud Europa, ma ora la fanno propria due esponenti di peso della Commissione europea.
In una lettera pubblica, infatti, il commissario all’Economia Paolo Gentiloni e il collega per il mercato interno Thierry Breton chiedono a tutta l’Unione europea di mettere in campo una risposta “comune e solidale” come durante le prime ondate di Covid-19. Una presa di posizione importante, che potrebbe spingere Ursula von der Leyen a una proposta ufficiale da presentare a tutto il Vecchio Continente. Per ora tuttavia, secondo il portavoce dell’esecutivo Ue Eric Mamer, la lettera “non impegna la Commissione”.
Per farlo bisogna superare le resistenze dei falchi del Centro e Nord Europa all’interno dello stesso esecutivo comunitario. Secondo il vicepresidente della Commissione Ue, il lettone Valdis Dombrovskis, “la proposta richiede altre discussioni perché ci sono punti di vista diversi attorno al tavolo”. Ma come funzionerebbe il nuovo fondo e quanto potrebbe aiutare famiglie e imprese in Europa?
Caro-bollette, la polemica con la Germania
Secondo Gentiloni e Breton “dobbiamo affrontare con urgenza il problema del costo dell’energia”, continuando “a coordinare i nostri sforzi per aiutare le imprese a preservare la loro competitività e i loro posti di lavoro”. Quindi i due fanno riferimento in maniera provocatoria al maxi-pacchetto anti-crisi della Germania da 200 miliardi di euro.
“Risponde alla necessità, da noi invocata - dicono - di sostenere l’economia, ma solleva anche degli interrogativi. Come possono gli Stati membri che non hanno gli stessi margini di bilancio sostenere le imprese e le famiglie?”. La proposta, secondo i due commissari, eviterebbe di alterare la competizione sul mercato interno.
“Ispirarsi al meccanismo Sure per aiutare gli europei e gli ecosistemi industriali - concludono - potrebbe essere una delle soluzioni a breve termine che apre la strada a un primo passo verso la fornitura di «beni pubblici europei» nei settori dell’energia e della sicurezza, che è l’unico modo per dare una risposta sistemica alla crisi”.
Come funzionerebbe il nuovo fondo europeo
Sure (cioè “Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency”) è un fondo europeo da 100 miliardi creato nella tarda primavera del 2020 per finanziare la cassa integrazione straordinaria in Europa dovuta al Covid-19, prevenendo i rischi di disoccupazione.
I soldi, ottenuti tramite prestiti europei (eurobond), sono andati alle imprese più colpite nei Paesi in difficoltà per la pandemia. Di quei 100 miliardi ben 27 sono andati all’Italia, che dovrà rimborsali nel corso dei prossimi anni a tassi di interesse bassissimi.
Un nuovo Sure potrebbe quindi fornire sostegni diretti alle imprese contro il caro-bollette e forse anche aiuti economici per elevare il potere d’acquisto delle famiglie. Questo modello basato sui prestiti secondo Gentiloni “potrebbe essere realistico”, perché sostanzialmente non prevedendo fondi perduti non costringerebbe alcuni Paesi a versare soldi ad altri senza rientro.
Quali aiuti a famiglie e imprese in Italia?
Se quindi si arrivasse a un nuovo Sure l’Italia potrebbe beneficiare di un’altra ventina di miliardi da prestiti agevolati, da impiegare subito per famiglie e imprese. Ci si potrebbe finanziare il nuovo bonus da 150 euro per i redditi fino a 20mila euro su cui sta ragionando Giorgia Meloni, in vista della formazione del prossimo governo.
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Ma soprattutto i soldi potrebbero servire per rinnovare i crediti d’imposta a favore delle imprese (energivore e non) e varare una nuova cassa integrazione straordinaria e scontata per i settori più in difficoltà (come: ceramica, legno, automotive, siderurgia e agricoltura).
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