Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin lavora all’aumento della tassa sugli extraprofitti al 33% e a un tetto al prezzo dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili.
In attesa di mosse dall’Unione europea, l’Italia prova a muoversi in modo autonomo sulla crisi energetica. Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ha preparato due interventi su base nazionale, che presenta al governo con l’intenzione di inserirli in legge di Bilancio.
Il primo è un price cap italiano limitato, un tetto al prezzo della sola energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, che era nell’aria da mesi e che aveva in cantiere anche il governo Draghi. Il secondo è l’aumento della tassa sugli extraprofitti delle società energetiche al 33%.
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L’obiettivo dell’esecutivo è aggiungere un fattore di calmieramento dei costi, almeno della luce (il cui prezzo dipende ancora da quello del metano). Contemporaneamente si vorrebbero ricavare più soldi dalle compagnie che hanno fatturato miliardi di euro aggiuntivi in questi mesi di crisi. Fondi da usare per abbassare il costo delle bollette, soprattutto per famiglie meno abbienti e imprese energivore.
Nel primo caso, però, senza un efficace tetto al prezzo del gas o comunque strumenti europei di mitigamento del valore del metano, la misura rischia di avere effetti praticamente invisibili. Nel secondo caso, invece, anche alzando l’aliquota per il prelievo, la norma va riscritta e resa più efficace, altrimenti si rischia di non ricavare che una minima parte del gettito stimato, come è accaduto finora.
Tassa sugli extraprofitti, come funzionerà
La tassa sugli extraprofitti al 25% ad oggi è valida per chi ha maturato guadagni dal 1° ottobre 2021 al 31 marzo 2022 superiori allo stesso periodo tra il 2020 e il 2021. Finora ha prodotto un gettito di circa 5 miliardi di euro, contro i 10,5 previsti inizialmente, con una miriade di ricorsi contro lo Stato finiti in tribunale. Al ministero dell’Economia è stato elaborato un meccanismo per renderla più efficace, lavorando sulla base imponibile, che oggi viene misurata sul saldo delle operazioni Iva.
La nuova imposta quindi, dovrebbe ricalcolare i versamenti legando il prelievo ai profitti effettivi, cioè verrebbe calcolata sull’utile sul modello di quanto già avviene per l’Ires. Per giustificare l’aumento al 33%, poi, sgradito alle imprese del settore e in parte anche a Confindustria, il governo si appellerebbe al regolamento europeo di inizio ottobre sul tema energetico, che indica come soglia per la tassa sugli extraprofitti proprio il 33%.
Stallo sul price cap europeo
Quanto al price cap Pichetto chiarisce che per valutare un effetto veramente calmierante sui prezzi di gas e luce “bisogna vedere che effetto ha il tetto europeo sul prezzo del metano”, la cui proposta esecutiva sarà presentata in via informale al Consiglio Ue dell’energia di giovedì per una prima discussione nel merito.
Fonti diplomatiche di Bruxelles, tuttavia, spiegano che i ministri europei non saranno chiamati a chiudere l’intesa. Si verificherà quindi solo quali sono le reazioni dei vari Paesi, che mantengono posizioni molto diverse tra loro. Al centro della contesa rimane la soglia massima del tetto, finora non resa nota dall’esecutivo comunitario.
Gas, problemi per l’inverno 2023
Nel frattempo il ministro italiano dell’Ambiente continua a parlare di forti preoccupazioni per il reperimento di gas, non “tanto per questo inverno che dovremmo riuscire a superare ma sicuramente per il 2023”. Infatti il venir meno della gran parte delle forniture russe (a ottobre abbiamo preso meno dell’1% del nostro gas da Mosca) “vuol dire che durante l’estate dobbiamo costituire le riserve, gli stoccaggi e naturalmente essere pronti per il prossimo inverno”. Cosa non facile e non scontata, soprattutto se nel frattempo il prezzo del gas al Ttf di Amsterdam rimane sopra i 100 euro al megawattora.
Per approvvigionarsi, secondo il governo i rigassificatori mobili di Ravenna e Piombino sono indispensabili e vanno fatti il prima possibile. Senza Piombino, sopratutto, “non abbiamo 5 miliardi di metri cubi di gas e non ce la facciamo il prossimo inverno”. La direzione di politica energetica resta quella della transizione energetica, ma Pichetto, viste le difficoltà, ammette: “spero vivamente di non dover firmare l’atto di indirizzo per acquistare carbone per il 2023”.
Quanto alla produzione nazionale, appena rafforzata da una norma ad hoc del decreto Aiuti quater, il ministro spiega che in Italia “non abbiamo tutta questa disponibilità”, perché siamo un Paese che solo di gas consuma circa 76 miliardi di metri cubi e “finora il prelievo nazionale è stato di circa 3 miliardi di metri cubi, ce ne mancano 73”, impossibili da trovare in patria.
Insomma, lo sblocco delle trivelle “ha più una valenza di prospettiva. Coloro che attiveranno le concessioni nazionali entro un certo limite che è molto basso si impegnano a fornire anticipatamente pari quantità di conseguenza significa creare un piccolo fondo di garanzia per il futuro”. Per questo il governo continuerà a far leva sugli accordi internazionali raggiunti dall’esecutivo Draghi con Algeria e Paesi del Medioriente per avere maggiori forniture di gas.
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