La direttiva case green porta a eseguire lavori energetici costosi, difficili da sostenere senza Bonus. Ecco perché molti italiani rinunciano agli adeguamenti.
È passato quasi in mese da quando il Parlamento UE ha dato il primo via libera alla direttiva case green, voluta con l’obiettivo di migliorare l’efficientamento degli immobili presenti in tutti gli Stati membri dell’Unione Europea.
Il testo del provvedimento, in attesa dell’approvazione definitiva una volta superati tutti le fasi legislative del diritto europeo, prevede il raggiungimento di almeno la classe energetica E nel 2030, per poi passare alla classe D nei tre anni successivi, entro il 2033. Un lungo percorso questo che si spera possa portare alle zero emissioni entro il 2050.
L’approvazione, prevista per il prossimo autunno, inizia a preoccupare e non poco gli italiani. E il timore non è del tutto infondato considerato che la direttiva impone ai proprietari l’obbligo di eseguire lavori di ristrutturazione degli immobili per il raggiungimento degli standard energetici fissati dall’UE.
In Italia la situazione del parco immobiliare purtroppo non è delle migliori. Ad oggi almeno tre quarti degli edifici ad uso residenziale non riesce a raggiungere la classe D e quindi dovrebbe essere oggetto di ristrutturazione. Ma stiamo parlando di interventi assai onerosi che peserebbero notevolmente sulle tasche degli italiani.
Se poi si considera l’attuale situazione economica del Paese e facile constatare che senza aiuti economici da parte dello Stato, Bonus in particolare, gli adeguamenti richiesti dalla direttiva case green non potranno essere sostenuti economicamente da chi si trova in condizioni di difficoltà economica, vale a dire la stragrande maggioranza degli italiani.
Case green, italiani poveri e senza Bonus niente adeguamenti
Il mercato immobiliare ha in un certo senso anticipato quanto previsto dalla direttiva sulle case green. A confermarlo è uno studio condotto da Immobiliare.it Insight secondo il quale chi ha optato per l’acquisto di una casa nel 2017, con classe energetica E, F o G ha assistito nel tempo ad una riduzione del suo valore. Nello specifico si è scesi dai 2.000 euro al metro quadro ai 1.800 euro, per una perdita di valore di ben l’8%.
Gli edifici di efficienza migliore hanno subito un incremento di prezzo del 2%, mentre quelli di classe energetica media (B e D) hanno visto un aumento del 5%. Ad oggi la situazione è mutata ancora a favore delle classi migliori. Per la precisione, le case di classe A arrivano a costare il 19% in più di quelle definite ad efficienza media, mentre il loro prezzo rispetto agli immobili di classe energetica peggiore è aumentato del 32%.
C’è però un dato di fatto da prendere in considerazione: gli italiani sono sempre più poveri. Ad evidenziarlo è anche una ricerca condotta da Changes Unipol ed elaborata da Ipsos secondo la quale la percentuale di italiani nelle condizioni economiche di poter sostenere le spese legate ai lavori di efficientamento energetico, richiesti dalla direttiva case green, è molto basta: solo l’8% potrebbe sostenere questi interventi.
Occorre, poi, concentrare l’attenzione su un altro dato all’armante: ben il 52% degli italiani non conosce affatto a quale classe energetica appartiene il proprio immobile. A questi interrogativi va ad aggiungersi la mancanza di Bonus, o meglio la stretta operata dal Governo italiano che sicuramente non migliora la situazione.
Case green, senza Bonus situazione più critica per gli adeguamenti
Oltre alle condizioni di povertà degli italiani, c’è un altro intralcio alla realizzazione degli adeguamenti energetici richiesti dalla direttiva case green. I bonus edilizi sono ormai ridotti al lumicino.
Stando alle ultime rilevazioni, infatti, circa un italiano su quattro non ha intenzione di eseguire nell’anno lavori sul proprio immobile per migliorarne l’efficienza energetica a causa del minor numero di Bonus presenti per agevolare le spese di efficientamento. Stiamo parlando di circa il 23% della popolazione italiana.
Solo un italiano su tre rivela, invece, che eseguirà i lavori anche in assenza di agevolazioni. Analizzando l’andamento nell’ultimo triennio, solo 1 italiano su 5 ha effettuato lavori sul proprio immobile nell’intento di aumentarne l’efficienza energetica. Tra questi, circa l’80% è ricorso a Bonus e agevolazioni pensati per agevolare le spese.
Più nello specifico:
- il 34% ha fatto ricorso alla detrazione fiscale del 50%;
- il 28% dell’Ecobonus 65%;
- il 27% del Superbonus 110%.
Case green, quali altri Bonus vengono a mancare
Il blocco delle opzioni di cessione del credito e dello sconto in fattura con riferimento al Superbonus non è l’unico problema con cui gli italiani si trovano a dover fare i conti. Il via libera dato alla direttiva case green dal Parlamento Europeo sancisce in automatico lostop del Bonus sulle caldaie a gas, la detrazione fiscale del 65% riconosciuta sulle spese sostenute per l’installazione di un nuovo sistema di riscaldamento a condensazione.
Lo stesso discorso vale per molti altri Bonus riconfermati anche quest’anno. Nell’elenco dei Bonus a rischio anche il Sismabonus, il Bonus verde, il Bonus casa, l’Ecobonus e il Bonus mobili, fatta eccezione per chi è titolare di un reddito basso.
Attenzione, però, a non fare confusione perché la direttiva case green non è ancora definitiva. Dunque, con ogni probabilità questi Bonus non scompariranno definitivamente ma saranno modificati per accogliere al meglio i nuovi paletti dettati dalla direttiva case green di prossima approvazione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA