L’analisi di Itinerari Previdenziali sulle dichiarazioni dei redditi risponde alla domanda su chi paga davvero le tasse in Italia e riflette sul tema dell’evasione fiscale di massa.
Chi paga davvero le tasse in Italia? La domanda appare provocatoria, e probabilmente lo è, considerando che nel nostro Paese l’evasione fiscale lascia un buco di oltre 100 miliardi di euro. A dare una risposta è stato Itinerari Previdenziali, che ha condotto un’analisi sulla spesa pubblica e sulle entrate del 2021, basandosi sulle dichiarazioni dei redditi 2019.
Le dichiarazioni dei redditi si basano sull’anno di imposta precedente, cioè il modello 730/2021 è riferito ai redditi percepiti nel 2020. L’analisi condotta Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali si basa sui redditi 2019 per l’IRPEF, quindi persone fisiche, e del 2018 per l’IRAP, relativi cioè alle imprese. Inoltre, vengono incrociati i dati messi a disposizione dal Dipartimento del Ministero dell’Economia e delle Finanze, e i dati ISTAT sulla popolazione residente.
L’obiettivo è quello di capire l’effettiva situazione socio-economica dell’Italia, anche in previsione della riforma fiscale del Governo Draghi.
Chi paga (davvero) le tasse in Italia?
Partiamo col capire chi paga davvero l’IRPEF, l’imposta utilizzata totalmente per far fronte a una parte consistente della spesa per welfare, la sanità e l’assistenza sociale. In realtà, come per altre imposte e parte dei contributi previdenziali, non c’è una corrispondenza diretta tra servizi di welfare offerti e finanziamento. Si legge nell’analisi che il totale dei redditi prodotti nel 2019 e dichiarati ai fini IRPEF tramite i modelli 770, Unico e 730 ammonta a 884,484 miliardi di euro, rispetto agli 879,957 del 2018 (838,2 nel 2017 e 842,977 nel 2016). L’aumento quindi è piuttosto modesto, solo dello 0,51%, (4,98% tra il 2017e il 2018), nonostante sia stato un anno record per i tassi di occupazione e un incremento addirittura inferiore all’inflazione risultata pari allo 0,60%; dal 2008 l’incremento rispetto all’inflazione è del 13,02% contro il 12,94%,
“il che evidenzia una mancata crescita reale quasi certamente dovuta a politiche fiscali sbagliate che incentivano le sottodichiarazioni.”
Su 41 milioni 526 mila cittadini che hanno inviato la dichiarazione dei redditi nel 2020, 10 milioni hanno dichiarato di aver guadagnato redditi da situazioni negative a un massimo di 7.500 euro l’anno. Facendo i conti, i contribuenti delle prime due fasce di reddito (cioè fino a 7.500 e da 7.500 a 15.000 euro) sono 18.140.077, pari al 43,68% del totale dei dichiaranti. Di questi, 6,134 milioni sono pensionati, che hanno versato pochi o nulli contributi.
In totale questi dichiaranti sono 26,13 milioni e pagano circa 4 miliardi, pari a solo il 2,31% di tutta l’IRPEF (eppure beneficiano gratuitamente di servizi come la sanità).
I contribuenti che dichiarano sopra i 35.000 euro sono solo il 13,22%, circa 5,5 milioni, pari a meno del 10% della popolazione ma pagano il 58,86% di tutta l’IRPEF. Non solo: non godono di alcuna agevolazione, bonus o sconto.
Ma quindi su chi pesa la maggior parte dell’IRPEF? Sono i contribuenti tra i 29.000 e i 35.000 euro (il 21% della popolazione) a pagare il 71,5% di tutta l’IRPEF.
Chi paga le tasse in Italia? Il problema è l’evasione di massa
Si legge nel documento di 82 pagine del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali che da questa analisi si ricava una scomoda verità:
“non è vero, o almeno è vero solo per una piccola parte di contribuenti, che siamo un Paese oppresso dalle tasse e che va ridotta la pressione fiscale; quel che si dimentica di specificare è che a pagarle è il 42,94% della popolazione che ne versa oltre il 91%, mentre il restante 57% non solo ne paga assai poche ma è anche totalmente a carico della collettività a partire dalla spesa sanitaria.”
Chi dichiara sopra i 100.000 euro in Italia (lordi, netti sono circa 52.000 euro annui) sono l’1,21%, pari a 501.846 cittadini residenti, che pagano il 19,56% dell’IRPEF. Dati alla mano, è chiaro che non sono solo i ricchi a evadere le tasse, ma siamo davanti a un fenomeno di evasione di massa.
Visto che con la legge delega sulla riforma fiscale prima e con la Legge di Bilancio poi l’obiettivo rimane quello di intervenire sul sistema tributario, l’obiettivo di questa analisi è cercare di chiarire che “il welfare va finanziato possibilmente non a debito per non scaricare gli oneri su quei giovani che a parole vorremmo difendere”.
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