L’impennata di contagi non accenna a placarsi, mandando in sofferenza le strutture ospedaliere. La Federazione degli ordini dei medici lancia l’allarme: «Chiusure subito o assistenza compromessa».
In Italia la corsa del virus non accenna a placarsi. Nel bollettino di ieri, 14 gennaio, sono stati registrati 186.253 nuovi contagi da Covid-19. Le vittime, secondo i dati del ministero della Salute, salgono a 360 nelle 24 ore. Il dato più alto di questa quarta ondata.
Non è tutto. Il tasso di positività è salito al 16,4% (il giorno precedente era al 15,6%). Aumentano anche i ricoveri (+371) e le terapie intensive (+11). La circolazione di Omicron non si arresta e manda in sofferenza le strutture ospedaliere. È in questo contesto che arriva l’allarme della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo): «Pensiamo a chiusure selettive per raffreddare la curva». Entriamo nel dettaglio.
L’allarme dei medici: «Chiusure selettive subito»
In un’intervista a Tgcom 24, Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici, ha lanciato l’allarme: «Non abbiamo bisogno di sconti sui numeri, ma di interventi per ridurre la pressione sugli ospedali. Servono interventi di carattere restrittivo per raffreddare la curva e allentare la pressione sugli ospedali. Pensiamo a chiusure selettive».
Per contenere il contagio, la Federazione nazionale degli ordini dei medici aveva proposto al governo anche lo slittamento dell’apertura delle scuole. Richiesta però respinta dal presidente del Consiglio Mario Draghi. «Avevamo proposto - continua Anelli - un ritardo nella ripresa della scuola, recuperando a giugno. Quella sugli stadi è una decisione apprezzata. Si potrebbe intervenire con limitazioni temporanee degli spettatori per gli spettacoli e poi riprendere normalmente le attività da febbraio in poi».
La richiesta di restrizioni ha l’obiettivo di raffreddare la curva, alleggerendo così la pressione sugli ospedali, non riducendo le prestazioni non Covid. «Bisogna ragionare - continua Anelli - non sui numeri ma sull’andamento della pandemia. Sta aumentando la pressione sugli ospedali. Qualsiasi persona ricoverata, sia perché affetta da Covid, sia per altri motivi ma positiva richiede assistenza adeguata. Tutto questo non ha bisogno di sconti, di espedienti per ridurre i numeri sulla carta ma di interventi».
E aggiunge: «I reparti sono riconvertiti in reparti Covid, gli anestesisti vengono spostati nelle terapie intensive. Ciò si ripercuote su chi doveva fare un intervento o curare uno scompenso cardiaco. In questo modo - avverte - viene compromessa l’assistenza a tutti gli italiani».
Il caso azitromicina
Sulla carenza dell’antibiotico azitromicina, Filippo Anelli ha commentato: «Spero innanzitutto che sia dispensata sempre dietro ricetta medica. La storia nasce nel marzo 2020, quando non sapevamo quasi nulla del Covid, ci trovavamo di fronte a polmoniti sconosciute e si associava alle cure anche l’azitromicina. Poi sappiamo tutti che gli antibiotici non funzionano sui virus, sono prescritti per gestire le complicanze di natura batterica. Bene fa l’Aifa a ribadirne l’inutilità e la necessità di usarli solo in casi particolari e solo dietro prescrizione medica».
© RIPRODUZIONE RISERVATA