Come pagare meno tasse se si lavora dopo la pensione

Patrizia Del Pidio

30 Marzo 2024 - 17:46

Per chi lavora dopo la pensione il cruccio più grande è rappresentato dalle troppe tasse da versare. C’è un modo di limitare l’Irpef da versare e di non cumulare i redditi. Vediamo come fare

Come pagare meno tasse se si lavora dopo la pensione

Molti pensano che lavorare dopo la pensione non sia conveniente a causa delle troppe tasse che si devono pagare. I redditi da lavoro si cumula con quelli da pensione determinando una base imponibile più alta con la conseguenza che le tasse da versare sono molto di più. Questo in molti casi vanifica lo sforzo di continuare a lavorare, soprattutto se porta il contribuente a scivolare, con il nuovo reddito, nello scaglione Irpef successivo (che prevede, tra l’altro, una percentuale di tassazione più alta sul reddito eccedente).

Quello che si deve considerare, però, è che le imposte maggiori che si versano sono dovute, appunto, al maggior reddito guadagnato: si guadagna di più e, di conseguenza, si devono pagare più tasse. Ovviamente il reddito da lavoro dopo la pensione non può in nessuno caso essere «pulito» perché anche dopo la pensione, oltre al pagamento delle tasse, se si lavora è obbligatorio il versamento dei contributi (che poi si potranno utilizzare per aumentare l’importo dell’assegno che già si percepisce).

Ovviamente gli oneri che ricadono sul pensionato che lavora sono gli stessi che ricadono su chi lavora soltanto, ma c’è un modo che non tutti prendono in considerazione che permette di lavorare dopo la pensione senza cumulare le due tipologie di reddito e pagando meno tasse. Vediamo di cosa si tratta, facciamo dei conteggi per vedere quanto si risparmierebbe e cerchiamo di capire il meccanismo.

Contratto dipendente dopo la pensione

Se si decide di proseguire il lavoro dopo la pensione e si sceglie di farlo con il contratto da lavoro dipendente, bisogna mettere in conto che i redditi da pensione si sommeranno, ai fini Irpef, con quelli da lavoro.

Supponiamo che si percepisca una pensione lorda di 25.000 euro l’anno e si guadagni, con un lavoro dipendente 23.000 euro lordi l’anno. Le due tipologie di reddito si sommano e il pensionato si troverebbe a pagare l’Irpef su 48.000 euro di imponibile.

Quanto pagherebbe in base alle attuali aliquote?

  • Il 23% sui primi 28.000 euro, pari a 6.440 euro;
  • il 35% sui redditi compresi tra 28.000 e 48.000 euro, pari a 7.000 euro;

Dal reddito lordo, quindi, si dovrà sottrarre l’Irpef dovuta pari a 13.440 euro che lascerebbe un reddito netto (senza considerare eventuali detrazioni e addizionali comunali e regionali) pari a 34.560 euro. Da considerare, in questo caso, che i contributi sono già versati e non vanno detratti dal reddito del lavoratore/pensionato.

Partita Iva con regime forfetario dopo la pensione

Se lo stesso pensionato scegliesse si proseguire l’attività lavorativa con una partita Iva optando per il regime forfetario, la tassazione sarebbe certamente più conveniente, ma vanno considerati anche i contributi che, come autonomo, il lavoratore dovrebbe versare da solo.

Sul reddito da pensione, che ricordiamo essere di 25.000 euro, il pensionato pagherebbe comunque l’Irpef che sarebbe pari a 5.750 euro (con l’aliquota del 23% sull’intero importo). Sui redditi da lavoro autonomo, invece, se si sceglie il regime forfetario si paga un’imposta sostitutiva all’Irpef e questo significa che le due tipologie di reddito non vanno a cumularsi.

Per rimanere nel regime è necessario che i redditi da pensione siano pari o inferiore a 30.000 euro e nel caso descritto ci si rientrerebbe.

Quante tasse con il regime forfettario?

I 23.000 euro di lavoro autonomo quanto sarebbero tassati? Aprendo una partita Iva con regime dei minimi si pagherebbe il 5% di tasse su un coefficiente di redditività che varia dal 40% al 78% in base all’attività svolta. Anche nella peggiore delle ipotesi, quindi, le tasse andrebbero pagate solo sul 78% dei guadagni e prendiamo proprio questa casistica, che è quella più onerosa.

Sui 23.000 euro lordi, quindi, la base imponibile sarebbe di 17.940 euro su cui si pagherebbe il 5% di tasse, ovvero 897 euro. Sulla stessa base imponibile andrebbero considerati anche i contributi previdenziali che, se versati in Gestione Separata sono pari al 24% per chi è già titolare di pensione. Si tratterebbe, quindi, di 4.305 euro di contributi.

Al netto, quanto resterebbe dei 48.000 euro lordi? Sottraendo l’Irpef sulla pensione (5.750 euro), le tasse sul lavoro autonomo (897 euro) e i contributi (4.305), al pensionato resterebbero al netto 37.048 euro, circa 2.500 euro in più che se avesse scelto la strada del lavoro dipendente.

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