La nuova Commissione europea ha ottenuto la fiducia del Parlamento europeo con 370 voti a favore, 282 contrari e 36 astensioni: in precedenza Ursula von der Leyen aveva incassato 401 voti favorevoli.
La Commissione europea ottiene la fiducia da parte del Parlamento europeo durante il voto che si è tenuto oggi a Strasburgo, ma per Ursula von der Leyen il bicchiere può considerarsi decisamente mezzo vuoto.
Il risultato della plenaria infatti parla chiaro: 370 voti a favore, 282 contrari e 36 astensioni, con la nuova Commissione europea che ottiene il via libera - occorreva la maggioranza semplice di almeno 361 voti - con il peggior risultato della storia comunitaria.
In occasione del voto sul suo secondo mandato a Palazzo Berlaymont, Ursula von der Leyen ha ottenuto la riconferma con 401 voti favorevoli.
In sostanza la maggioranza che sostiene il von der Leyen-bis ha perso qualcosa come 40 voti per strada, con il cammino della Commissione che di certo sarà poco agevole.
L’Italia comunque ha incassato l’ok a Raffaele Fitto come commissario, con l’ormai nostro ex ministro che sarà uno dei vicepresidenti esecutivi con la delega alla coesione e alle riforme.
Nuova Commissione europea: la maggioranza di Ursula che fine ha fatto?
Il voto della plenaria sulla nuova Commissione europea è avvenuto a scrutinio segreto, un meccanismo che rende più complesso capire chi tra gli eurodeputati si è dichiarato a favore e chi invece contro.
Resta il fatto che il voto di fiducia è passato con uno scarto minimo, segno del sostanziale caos che sembrerebbe regnare a Bruxelles e Strasburgo.
Un pessimo segnale per Ursula von der Leyen, con la presidente che da tempo sta portando avanti la strategia dei due caminetti: una carezza alla destra e subito dopo una a Verdi e progressisti.
Se queste sono le premesse, questo secondo mandato appare essere tutto in salita per Ursula von der Leyen, con la Commissione che di volta in volta dovrà cercare una maggioranza sempre diversa in Parlamento.
Se una volta la triade Popolari-Socialisti-Liberali dettava legge a Bruxelles, senza la sponda dell’Ecr di Giorgia Meloni o dei Verdi per Palazzo Berlaymont sarà dura andare avanti.
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