Concordato preventivo biennale con rottamazione, la nuova sanatoria fiscale. Istruzioni

Nadia Pascale

16 Settembre 2024 - 11:37

Ancora novità sul fronte concordato preventivo biennale con rottamazione per gli anni 2018-2023. Le istruzioni per il colcolo della base imponibile della sanatoria e svantaggi per chi non aderisce.

Concordato preventivo biennale con rottamazione, la nuova sanatoria fiscale. Istruzioni

Importanti novità per il concordato preventivo biennale, spunta la sanatoria fiscale con rottamazione per gli anni 2018-2023, ma non aderire potrebbe costare caro. Ecco le istruzioni per il calcolo della base imponibile.

La novità fiscale più importante per il 2024 è il concordato preventivo biennale (Cpb). Giunti ormai a metà settembre ancora non si riesce a definire bene come funzionerà e i reali vantaggi per i contribuenti che decidono di aderire. L’ultima novità annunciata è la possibilità per chi aderisce di ottenere una sorta di rottamazione per gli anni di imposta 2018-2023.

Vediamo però come dovrebbe funzionare la nuova sanatoria fiscale per l’accesso al concordato preventivo biennale.

Come funziona il concordato preventivo biennale

Il concordato preventivo biennale è stato presentato come una vera rivoluzione volta a semplificare i rapporti tra Fisco e contribuente. Si tratta di un accordo biennale che consente di determinare in anticipo il reddito prodotto e quindi la tassazione applicata.

Il vantaggio dovrebbe essere rappresentato dal fatto che nel caso in cui l’ammontare di redditi e ricavi prodotti dovesse essere superiore, comunque si verserebbero le imposte concordate.

Se all’inizio di questo lungo viaggio non erano ben chiari i criteri con i quali sarebbe stato calcolato il reddito e la conseguente tassazione proposta per due anni ai contribuenti, subito è stato, invece, chiaro che non potevano accedere coloro che avevano già problemi con il Fisco. L’articolo 4 del decreto legislativo 108 del 2024 ribadisce

Possono accedere al concordato preventivo biennale i contribuenti che, con riferimento al periodo d’imposta precedente a quelli cui si riferisce la proposta, non hanno debiti per tributi amministrati dall’Agenzia delle entrate o debiti contributivi.

Nel momento in cui inizia a delinearsi il metodo di calcolo e i componenti del reddito, iniziano anche i malumori perché di fatto per tutti i titolari di partita Iva vi è un aumento del reddito rispetto a quello dichiarato negli anni precedenti. Particolare rilevanza assumono gli indici Isa (Indici sintetici di affidabilità fiscale), laddove il punteggio è basso vi è un più elevato discostamento tra il reddito proposto dal Fisco al contribuente e il reddito dichiarato negli anni precedenti.

Questo elemento ha portato molti contribuenti a essere poco entusiasti dello strumento, proprio per questo si sta pensando ora a una piccola sanatoria che possa indurre i contribuenti ad aderire. Deve essere ribadito che la manovra fiscale per il 2025 sarà in gran parte determinata proprio dall’andamento del concordato preventivo biennale.

Rottamazione o sanatoria per chi aderisce al concordato preventivo biennale

Ricordiamo che il concordato preventivo biennale si applica ai redditi 2024-2025, nella proposta di modifica è prevista una sanatoria per i redditi prodotti nel quinquennio precedente 2018-2023 con particolare attenzione agli anni 2020-2021 caratterizzati dal Covid.

Ai contribuenti che decidono di aderire al concordato preventivo biennale entro il 31 ottobre 2024 viene offerta la possibilità di evitare controlli fiscali per gli anni di imposta precedenti e sanare i debiti pregressi con il versamento di un’imposta sostitutiva sull’incremento del reddito dichiarato, parametrata al proprio livello di affidabilità fiscale.
La percentuale di rivalutazione aumenta al diminuire del punteggio Isa, mentre l’aliquota dell’imposta sostitutiva diminuisce al crescere dello stesso punteggio, con un trattamento fiscale privilegiato riservato ai contribuenti ritenuti più affidabili.
Per gli anni di imposta 2021 e 2021 (Covid) l’aliquota applicata per la sanatoria viene ridotta del 30%.
Scegliendo tale imposta sostitutiva, si viene liberati dal rischio di controlli per gli anni 2018-2023.

C’è un altro elemento però da considerare perché chi non aderirà con molta probabilità sarà sottoposto a controlli proprio per quegli anni di imposta e per chi ha un Isa basso questo potrebbe essere un rischio elevato. Da queste prime indiscrezioni trapelate sul meccanismo sembrano di nuovo premiati i contribuenti per i quali gli Isa non si applicano.

Come si calcola la base imponibile per la sanatoria e aliquota

Questa importante novità è contenuta in un emendamento al decreto correttivo Omnibus. L’emendamento è firmato da Fausto Orsomarso (FdI), Massimo Garavaglia (Lega) e Dario Damiani (FI).

Si ipotizza sul reddito non dichiarato negli anni 2018-2023 una flat tax con aliquota dal 10% al 15%.

In base a quanto trapela, il meccanismo potrebbe basarsi su un calcolo della base imponibile costituita da una percentuale sulla differenza tra il reddito già dichiarato e l’incremento svelato ex post in base a quanto il contribuente avrebbe dovuto dichiarare per avere un punteggio Isa affidabile.
La percentuale sarebbe:

  • 5% per chi ha un indice di affidabilità fiscale pari a 10;
  • 10% per chi ha un indice tra 8 e 10 ed è quindi ritenuto “affidabile” dalle Entrate;
  • 20% in caso di Isa pari o superiore a 6 e inferiore a 8;
  • 30% per Isa tra 4 e 6;
  • 40 se l’Isa è inferiore a 4;
  • 50% con Isa sotto il 3.

Ad esempio, se un contribuente con indice Isa 7 ha dichiarato 30.000 euro e avrebbe dovuto dichiararne 40.000, la base imponibile sarà il 30% di 10.000 euro.

A questo incremento di reddito si applica poi un’aliquota tra il 10% e il 15% in base all’Indice di affidabilità fiscale. L’aliquota del 15% troverebbe applicazione per un’affidabilità fiscale inferiore a 6, 12% per Isa compreso tra 6 e 8, 10% per i punteggi Isa più alti di 8.

Nel caso precedente, a 3.000 euro (base imponibile) si applica un’aliquota del 12%.

Le somme potranno essere pagate in unica soluzione o in 24 rate. Chi non paga in modo regolare decade dal beneficio.

Perché questa svolta epocale nel concordato preventivo biennale? Il relatore del provvedimento in Commissione Finanze al Senato, Giorgio Salvitti, aveva già anticipato che l’obiettivo è rendere più attrattivo il concordato preventivo biennale, di fatto l’obiettivo è aumentare le entrate fiscali.

Acconto concordato preventivo biennale, si applica la maggiorazione

Per il primo anno di applicazione del concordato preventivo biennale cambiano anche gli importi dell’acconto da versare per le imposte.

Ricordiamo che al concordato si deve aderire entro il 31 ottobre 2024, quando l’anno di imposta è ormai già avviato. Il decreto legislativo 108 del 2024 apporta modifiche e da un lato stabilisce che

L’acconto delle imposte sui redditi e dell’imposta regionale sulle attività produttive relativo ai periodi d’imposta oggetto del concordato è determinato secondo le regole ordinarie tenendo conto dei redditi e del valore della produzione netta concordati.

Ma subito dopo detta le regole valide per il solo 2024. Applica una maggiorazione:

  • se l’acconto delle imposte sui redditi è determinato sulla base dell’imposta relativa al periodo precedente, è dovuta una maggiorazione di importo pari al 10% della differenza, se positiva, tra il reddito concordato e quello di impresa o di lavoro autonomo dichiarato per il periodo precedente;
  • se l’acconto dell’Imposta regionale sulle attività produttive, Irap, è determinato sulla base dell’imposta relativa al periodo precedente, è dovuta una maggiorazione di importo pari al 3% della differenza, se positiva, tra il valore della produzione netta concordato e quello dichiarato per il periodo precedente;
  • se l’acconto è determinato sulla base dell’imposta relativa al periodo in corso, la seconda rata di acconto è calcolata come differenza tra l’acconto complessivamente dovuto in base al reddito e al valore della produzione netta concordato e quanto versato con la prima rata calcolata secondo le regole ordinarie.

Gli acconti con le relative maggiorazioni devono essere versati entro il termine previsto per il secondo acconto o acconto unico, cioè entro il 30 novembre.

Ricordiamo però che su tali differenze tra il reddito prodotto negli anni precedenti e il reddito oggetto di concordato, si applica una flat tax al 15%. Per quel che riguarda i forfettari, la maggiorazione dovuta vedrà l’applicazione di un’aliquota pari al 12%, soglia che scende al 4% per i forfettari che applicano la flat tax per le startup.

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