Cosa rischia il candidato che partecipa a un concorso truccato: le ipotesi di reato e la responsabilità prevista secondo la legge.
I concorsi per i posti di lavoro sono un’opportunità molto utile, che di norma viene gestita con serietà e precisione. Le stesse modalità di svolgimento, spesso comuni alla maggior parte dei concorsi, prevedono il rispetto della meritocrazia. Purtroppo questo sistema non è però sempre sufficiente a evitare le ingiustizie, come nel caso dei concorsi truccati. Quando le persone che dovrebbero assicurare l’equità provvedono invece a sabotare il concorso è una perdita per tutti. I pubblici ufficiali commettono in questo modo un reato, ma non è sempre chiaro fino a quale punto rischiano anche i candidati.
Concorso truccato: i rischi del candidato
I candidati che, per raccomandazione o corruzione, ottengono di superare il concorso in modo disonesto non commettono il reato in prima persona. La responsabilità primaria infatti a capo dei pubblici ufficiali o degli incaricati di pubblico servizio, i quali devono rispondere delle irregolarità messe in atto con riguardo al reato di abuso d’ufficio.
La normativa penale riguardo al reato commesso da chi sabota personalmente il concorso pubblico è molto importante per valutare la posizione del candidato disonesto. Quest’ultimo, infatti, seppur non abbia la responsabilità professionale riconosciuta al pubblico ufficiale, partecipa concretamente e attivamente allo stesso identico reato.
Di conseguenza, il candidato coinvolto in un concorso pubblico truccato deve rispondere del reato di abuso d’ufficio a titolo di concorso. Il concorso di persone nel reato è verificabile nella totalità dei casi che riguardano i concorsi truccati, proprio perché si distinguono due diversi soggetti che approfittano della situazione in diverso modo ognuno. In ogni caso, l’articolo 110 del Codice penale stabilisce che quando nello stesso reato concorrono più persone, ognuna di loro deve rispondere della pena stabilita.
Naturalmente questo si applica soltanto quando il candidato ha spinto il pubblico ufficiale a sabotare il concorso e non ha rilevanza in assenza di dolo, ossia quando il candidato non ne era a conoscenza. A tal proposito, infatti, la legge stabilisce che è sufficiente la conoscenza del reato commesso dal pubblico ufficiale in proprio favore per determinare il concorso. Come è naturale che sia, è proprio la fattispecie che attiene la quasi totalità dei concorsi truccati. In particolare, si tratta di concorso esterno dell’estraneo nel reato proprio.
Una certa responsabilità penale, con le relative conseguenze, è riconosciuta anche quando il sabotaggio non frutta gli esiti sperati. Sostanzialmente, quando il candidato riesce a far truccare il concorso per essere favorito e, nonostante ciò, non lo supera, non è esentato da rischi. Nel dettaglio, in questo caso specifico il candidato deve rispondere di concorso in tentato abuso d’ufficio.
L’abuso d’ufficio, esplicato dall’articolo 323 del Codice penale, è punibile con la reclusione da 1 a 4 anni.
Quando il candidato commette reato
La normativa, contenuta in linea generale nel Codice penale, è stata più volte specificata riguardo ai concorsi grazie alle motivazioni delle sentenze della corte di Cassazione. Quest’ultima nel 2019 si è pronunciata riguardo ai concorsi pilotati nella sanità lucana, con la sentenza 14380/2019. Il parere della Cassazione ha limitato la previsione del concorso in reato da parte dei candidati, stabilendo che il cittadino privato è punibile per concorso soltanto quando istiga o rafforza il convincimento dei pubblici ufficiali a commettere:
- Abuso d’ufficio.
- Rivelazione di segreti d’ufficio ( proprio come le tracce d’esame).
Viene così confermato il principio per cui il cittadino che beneficia inconsapevolmente del sabotaggio di un concorso pubblico non è perseguibile. Allo stesso tempo la sentenza della Cassazione limita notevolmente i rischi per i candidati, affermando che non sia sufficiente nemmeno beneficiare della rivelazione anticipata delle prove per commettere un concorso nei reati dei pubblici ufficiali.
Quest’ultima tesi può apparire quindi in contrasto con la definizione del dolo nell’ipotesi di concorso prevista dal Codice penale, ma in realtà bisogna sottolineare che il Codice attiene alla materia in linea generale. Alcuni reati, proprio come l’abuso d’ufficio, possono essere infatti commessi soltanto da alcuni soggetti determinati, perciò diminuisce naturalmente la responsabilità dei candidati. Nonostante questo, i candidati scoperti sono punibili con diverse altre sanzioni.
Normalmente, questo comportamento provoca l’esclusione dai concorsi futuri, ma non è raro che il candidato debba rispondere di reati e illeciti differenti rispetto al pubblico ufficiale.
- Violazione della pubblica fede (punibile con sanzione amministrativa e pena fino a 1 anno), nel caso in cui vengano messe in atto modalità di copiatura.
- Falsa attestazione (punibile con la reclusione fino a 6 anni) che si verifica per il solo fatto di dichiarare lo svolgimento di una prova mai effettuata.
© RIPRODUZIONE RISERVATA