Crescita ferma, calo degli investimenti e consumi deboli secondo Confindustria. L’allarme
L’Italia? Un Paese bloccato. L’analisi arriva da Confindustria, che fotografa uno scenario colmo di incertezze per il Belpaese, con dati attuali deboli e dati attesi per nulla rassicuranti:
“L’Italia non cresce: gli investimenti sono attesi in calo, i consumi sono deboli e con prospettive incerte”,
si legge nel fulcro del testo diffuso da viale dell’Astronomia, che passa in rassegna un bilancio dei primi mesi del 2019 e disegna un futuro in cui un cambio di rotta appare quantomeno difficile:
“Il Pil italiano nei primi mesi del 2019 ha smesso di ridursi. Ma lo scenario a inizio del secondo trimestre resta fragile e incerto. A gennaio-febbraio la produzione industriale è risalita, recuperando dal crollo di fine 2018, ma in gran parte per ricostituzione di scorte, facendo presagire una nuova flessione a breve”.
Confindustria lancia l’allarme: Paese bloccato
Il calo degli ordini industriali e la debolezza sul fronte manifattura preoccupano Confindustria, che vede esportazioni fiacche anche in virtù di uno scenario internazionale gravato dalla guerra commerciale.
Con il calo delle vendite di febbraio e la generale riduzione dell’export, lo scenario per i prossimi mesi non sembra affatto destinato a cambiare secondo quanto prefigurato da viale dell’Astronomia.
“Per il secondo trimestre è atteso un peggioramento delle condizioni in cui operano le aziende. In aprile, la fiducia degli imprenditori si è appiattita su livelli molto bassi e gli ordini interni per i produttori di beni strumentali sono fermi su valori ridotti, sebbene la loro produzione abbia parzialmente recuperato a inizio 2019”.
A complicare il quadro generale - conclude Confindustria - ci pensa poi l’impennata del prezzo del petrolio, ora a 71 dollari al barile. La circostanza “assorbe di nuovo risorse di famiglie e imprese, alimentando l’inflazione nell’Eurozona”.
A far fronte alle difficoltà non è solo l’Italia, queste ultime sono evidenti anche per Cina e Usa. Ma - sottolinea Confindustria - la Cina “evita la frenata brusca” grazie alla fiducia degli imprenditori, ai massimi da sette mesi, mentre gli Usa registrano un rallentamento che tuttavia non intacca il mercato del lavoro, che resta “solido”.
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