Congedo di matrimonio, la guida Inps. Ecco quanti giorni di permesso spettano, come vengono pagati ed entro quando se ne deve fare richiesta.
Il congedo matrimoniale, conosciuto anche come licenza matrimoniale o ferie matrimoniali, è quello strumento riconosciuto ai lavoratori dipendenti che contraggono matrimonio o unione civile.
Consiste in un periodo di astensione dal lavoro, generalmente retribuito al 100%, durante il quale il lavoratore può dedicarsi ai festeggiamenti e al viaggio di nozze senza dover ricorrere al monte ferie o permessi.
L’accesso al permesso matrimoniale è regolato sia dalla normativa nazionale che dai Contratti collettivi, i quali possono stabilire specifiche modalità di fruizione.
Uno degli aspetti più discussi, di cui parleremo di seguito in maniera più approfondita, riguarda le tempistiche di fruizione: i lavoratori, infatti, sono soliti chiedersi entro quando si può prendere il congedo matrimoniale, ossia da quando parte. A riguardo, la normativa stabilisce che il congedo deve essere goduto entro sei mesi dalla data delle nozze, ma ci sono casi in cui, per esigenze aziendali o personali, può essere richiesto anche oltre questo limite. Non tutti i Ccnl, però, prevedono la possibilità di posticiparlo oltre i 30 giorni successivi al matrimonio, motivo per cui è sempre consigliabile verificare attentamente il regolamento contrattuale applicato.
Un altro aspetto fondamentale riguarda la durata, ossia quanti giorni di congedo matrimoniale spettano. In genere, il periodo è di 15 giorni di calendario consecutivi, senza possibilità di frazionamento: il che significa che nel conteggio rientrano anche i fine settimana e i giorni festivi.
Ovviamente come tanti altri diritti del lavoratore ci sono anche degli obblighi che gravano su di lui. Ad esempio, la procedura prevede che la richiesta di congedo matrimoniale deve essere presentata con un congruo preavviso, specificando le date di assenza, e successivamente, al rientro in servizio, bisogna consegnare il certificato di matrimonio per congedo matrimoniale. A differenza di quanto previsto per le ferie, il datore di lavoro non può rifiutare la richiesta, a condizione che il dipendente rispetti i termini e le modalità di preavviso.
I temi da approfondire, quindi, sono diversi. A tal proposito, in questa guida approfondiamo nel dettaglio come funziona il congedo matrimoniale, quando si può prendere, quale preavviso è necessario, la sua decorrenza, e cosa succede se un lavoratore decide di rinunciarvi o di usufruirne solo parzialmente. Se state per sposarvi, quindi, trovate qui tutte le informazioni necessarie per organizzare al meglio questo periodo, evitando problemi con il datore di lavoro e sfruttando nel miglior modo possibile i giorni di riposo garantiti dalla legge.
Requisiti
Introdotto in Italia nel 1937 esclusivamente a favore degli impiegati, il congedo matrimoniale nel 1941 è stato esteso anche alla classe operaia. Attualmente tutti i contratti collettivi di lavoro prevedono per il lavoratore un periodo retribuito con astensione dal lavoro in occasione del proprio matrimonio.
L’Inps riconosce la possibilità di fruire di tale congedo anche ai disoccupati, a patto che questi possano dimostrare che nei 90 giorni precedenti al matrimonio, o unione civile, hanno lavorato per almeno 15 giorni alle dipendenze di aziende industriali, artigiane o cooperative.
Non beneficiano del congedo matrimoniale i lavoratori assunti da meno di una settimana e quelli ancora in prova. Non ci sono neppure differenze tra i lavoratori a tempo determinato e quelli a tempo indeterminato.
Bisogna sottolineare che il congedo matrimoniale spetta nel caso di matrimonio con validità civile, quindi non c’è l’obbligo di sposarsi in Chiesa. Ciò significa si può richiedere il congedo matrimoniale anche nel caso di seconde nozze.
Durata del congedo matrimoniale
Il congedo matrimoniale ha una durata di 15 giorni di calendario (a tal fine si deve contare anche il week end ed eventuali altri giorni non lavorativi) che devono essere fruiti consecutivamente in quanto non è possibile suddividerli.
I contratti nazionali del lavoro, in base alle diverse qualifiche e al settore produttivo di appartenenza, possono prevedere una durata diversa per il congedo matrimoniale.
Entro quanti giorni va richiesto il congedo matrimoniale
I giorni di congedo matrimoniale devono essere richiesti in occasione del matrimonio e bisogna goderne immediatamente rispetto alla data delle nozze o quanto meno in un tempo ravvicinato.
Questo significa che se ci si sposa di sabato, il congedo matrimoniale dovrà essere richiesto a partire dal lunedì successivo.
La richiesta del permesso matrimoniale deve essere avanzata al datore di lavoro, indicando i giorni di congedo con congruo preavviso (solitamente almeno 6 giorni prima dal suo inizio).
Al rientro sul posto di lavoro, inoltre, il lavoratore è tenuto, entro il termine di 60 giorni, a fornire la copia del certificato di matrimonio. In linea generale, non si può fruire del congedo matrimoniale nel periodo delle ferie o in quello di preavviso di licenziamento.
Qualora per motivi connessi all’organizzazione e produzione dell’azienda non si possa fruirne in occasione del matrimonio, il periodo di congedo sarà concesso o completato entro i 30 giorni successivi alla celebrazione del matrimonio.
È obbligatorio usufruirne entro i 30 giorni dal matrimonio?
Come abbiamo appena visto il congedo matrimoniale va usufruito entro il 30° giorno successivo alla data del matrimonio. Può capitare però che una coppia di sposi, per diversi motivi, voglia utilizzarlo dopo diversi mesi, ad esempio se il viaggio di nozze è in programma oltre il 30° giorno.
Cosa succede in questo caso? È opinione condivisa che il congedo di matrimonio non possa essere rinviato, tuttavia la Corte di Cassazione ha dichiarato il contrario. Con la sentenza del 6 giugno 2012 - la numero 9150 - ha infatti dichiarato che rinviare il congedo matrimoniale è possibile poiché anche se trova la sua giustificazione nel matrimonio non è necessario che il computo della decorrenza scatti dal 1° giorno delle nozze.
L’unica cosa fondamentale è quella per cui il congedo sia legato al matrimonio e non sia scisso da esso. Per evitare di perdere questo beneficio, però, vi consigliamo di parlarne sempre con il vostro datore di lavoro, perché ci sono alcuni Ccnl dove è stabilito chiaramente che il congedo matrimoniale va usufruito nel mese successivo alle nozze.
Vedrete però che esponendo le vostre necessità al datore di lavoro riuscirete a trovare un accordo così da sfruttare i giorni di permesso quando meglio credete.
Quanto spetta e chi paga
Solitamente, durante l’assenza per il congedo matrimoniale il lavoratore ha diritto a una retribuzione simile a quella che avrebbe percepito laddove avesse regolarmente lavorato.
Dell’indennità per il congedo matrimoniale se ne fanno carico l’Inps - con il relativo assegno per congedo matrimoniale della durata di 7 giorni - e il datore di lavoro per i giorni residui, ma è quest’ultimo che ha l’obbligo di anticipare il tutto in busta paga.
Il lavoratore può rinunciarci?
Non c’è una norma che obbliga il lavoratore a usufruire dei giorni del congedo matrimoniale. Questo, quindi, può rinunciarci, oppure usufruirne solo in parte.
Su questo punto ci sono state diverse pronunce della giurisprudenza che obbligano il datore di lavoro a retribuire i giorni del congedo matrimoniale, anche nel caso in cui sia stato il dipendente a decidere di riprendere anticipatamente l’attività lavorativa.
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