Coronavirus, banche centrali in fermento: tutte le misure introdotte per salvare l’economia

Leonardo Pasquali

04/03/2020

Anche le banche centrali hanno deciso di intervenire con misure mirate per contrastare gli effetti del coronavirus.

Coronavirus, banche centrali in fermento: tutte le misure introdotte per salvare l’economia

L’impatto economico del coronavirus, molto più ampio di quanto pronosticato inizialmente, ha portato molte banche centrali a intervenire. Dalla Banca Popolare Cinese alla Federal Reserve passando per la Banca centrale europea, tutti stanno cercando di tamponare un’emergenza più complicata del previsto. Tra le iniziative principali un supporto alla liquidità, taglio dei tassi d’interesse e sostegno alle aziende.

La reazione delle banche centrali asiatiche al coronavirus

Per quanto riguarda la Cina, nazione in cui è originato il coronavirus, la Banca Popolare Cinese ha deciso di intervenire in anticipo, optando per una strategia ad ampio spettro. Gli obiettivi principali? Guadagnare la fiducia degli investitori, sostenere la liquidità e supportare le aziende. Una delle misure più importanti, messa in campo a metà febbraio, è stata il taglio dei tassi sui prestiti a medio termine dal 3,25% al 3,15%. Inoltre, a pochi giorni di distanza l’istituto centrale ha anche deciso di ridurre il proprio tasso di riferimento dal 4,15% al 4,05%.

In Giappone, la Nippon Ginko, per tamponare la flessione del Nikkei ha voluto concedere “ampia liquidità e assicurare la stabilità sui mercati finanziari attraverso appropriate operazioni di mercato e acquisti di assets”. Hong Kong ha invece deciso di intraprendere un percorso alternativo. Si sta procedendo, infatti, con una distribuzione di moneta ai cittadini. I residenti permanenti riceveranno 1.150 euro (10mila dollari di Hong Kong), un’operazione dal valore complessivo di 120 miliardi di dollari. Spese su cui influirà anche la scelta di rinviare i rimborsi dei crediti concessi alle micro-imprese.

Fed, RBA e BCE: tra taglio dei tassi, crescita e obiettivo d’inflazione

Nel pomeriggio di ieri, martedì 3 marzo, la Federal Reserve ha annunciato nuovi tagli sui tassi d’interesse. Pochissime volte è stata comunicata una decisione di questa portata in anticipo rispetto alle riunioni del comitato di politica monetaria, noto anche come FOMC. Il prossimo meeting è infatti stato programmato per il 18 marzo.

Sorprendendo il mercato intero, la Fed ha ridotto il costo del denaro dall’1,75% all’1,25 (-0,5 punti base). Cattive notizie sono arrivate però dai mercati, che non hanno reagito bene alla decisione.

Similmente si è mossa anche la Reserve Bank of Australia (RBA), che ha portato i tassi d’interesse allo 0,50%. Il numero uno dell’RBA, Philip Lowe, ha tra le altre cose sottolineato come sia la crescita interna che quella globale saranno frenate nella prima metà del 2020. Il rallentamento, come evidenziato da Lowe, sarà principalmente dovuto alla rapida diffusione del COVID-19.

In un contesto del genere, la Banca centrale europea ha scelto di prendere tempo per valutare attentamente la situazione e le misure da mettere in campo. Tra le ipotesi sul tavolo anche quella di un meeting straordinario per far fronte all’emergenza coronavirus. La presidente Christine Lagarde ha tentato di rassicurare i mercati, spiegando come si stiano prendendo in considerazione le conseguenze “per l’economia, l’inflazione di medio termine e la trasmissione della politica monetaria”. Solo quando sarà stata completata la valutazione, allora verranno prese iniziative “appropriate e mirate”. L’ottimismo predicato dal capoeconomista Philip Lane ha lasciato spazio all’incertezza, visti anche i possibili risvolti per l’obiettivo di inflazione attualmente fissato intorno al 2%.

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