Cosa rischia chi paga in nero? Le conseguenze per i clienti che non pretendono la fattura

Ilena D’Errico

12 Novembre 2022 - 21:32

Esistono rischi concreti per i clienti che pagano in nero e non pretendono la fattura quando gli spetta, oltre alle responsabilità dei commercianti.

Cosa rischia chi paga in nero? Le conseguenze per i clienti che non pretendono la fattura

I pagamenti in nero non rappresentano un problema soltanto per i datori di lavoro e i commercianti, in quanto anche i clienti che pagano in nero vanno incontro ad alcuni rischi, che seppur minori possono provocare spiacevoli ripercussioni, soprattutto in assenza di scontrino o fattura.

Dal punto di vista esclusivamente fiscale è rilevante soltanto il soggetto che ha accettato il pagamento in nero, che sarà dunque l’unico colpevole di evasione, almeno nella maggioranza dei casi. Nonostante questo, pagare in nero non è senza rischi, bensì attiene esclusivamente al campo civilistico.

In genere, non ci sono quindi rischi fiscali per chi paga in nero, a meno che il pagamento non sia lo stipendio proveniente dal datore di lavoro oppure il canone di un alloggio in affitto. Tutti gli altri rischi sono connessi all’essenza fraudolenta dell’accordo, che pertanto non prevede alcun tipo di tutela per le parti.

Pagare in nero e non richiedere la fattura: i rischi per i clienti

I clienti che acquistano dei beni o ricevono dei servizi pagando in nero non rispondono dell’evasione fiscale del commerciante o del professionista. Allo stesso tempo, non sono obbligati per legge a richiedere la fattura, lo scontrino fiscale o la ricevuta fiscale.

Nonostante manchi un vero e proprio obbligo in questo senso, rimane comunque preferibile pretendere che il pagamento sia provato da uno dei documenti in questione, anche se non necessariamente dalla fattura. Quest’ultima, infatti, è indispensabile per i clienti soltanto riguardo al godimento di eventuali detrazioni fiscali.

Tralasciando quindi l’obbligo morale di non partecipare all’evasione fiscale altrui, e anzi non favorirla, al cliente conviene disporre di un documento che attesti il pagamento effettuato. Questo perché il pagamento in nero si basa su un contratto nullo a livello legale, privo di tutele o prove.

Di conseguenza il commerciante o il professionista che hanno accettato un pagamento in nero potrebbero, agendo in mala fede, dichiarare che il pagamento non è mai pervenuto e pretenderlo nuovamente dal cliente, anche agendo per vie legali. Anche se questo comportamento è scorretto da qualsiasi punto di vista, è evidente che si tratta di una situazione complessa a livello legale.

Il modo più rapido e sicuro per tutelarsi da questa evenienza, evitando di pagare più volte per la stessa prestazione e anche eventuali interessi, è proprio mostrare una prova certa del pagamento. La via migliore è quella di presentare in alternativa la fattura, lo scontrino o la ricevuta, che sono rilevanti anche ai fini fiscali e non possono essere contraddetti.

Tuttavia, a livello di tutela legale, è sufficiente anche una semplice ricevuta informale dell’avvenuto pagamento. Quest’ultima deve contenere la data e l’ammissione di ricevuta del pagamento da parte dell’esercente, con la relativa firma. Bisogna ricordare però che questo documento non è valido a livello fiscale, quindi non esenta il creditore dall’evasione fiscale, ma allo stesso tempo non comporta alcun rischio.

Il criterio generale è che il cliente non ha obblighi in relazione al pagamento, ma se sceglie un metodo non legale come il nero non ha accesso a meccanismi di tutela e rischia quindi conseguenze gravi se accusato di mancato pagamento. Naturalmente deve essere considerato anche il limite ai contanti, che configura un illecito a parte ma correlato ai pagamenti in nero, che prevede pesanti sanzioni.

Partecipare all’evasione fiscale: lavoro nero e affitto

La situazione è completamente differente per quanto riguarda i datori di lavoro che scelgono di pagare in nero i propri dipendenti. In questo caso, la responsabilità e i rischi connessi sono per lo più a carico del pagatore. I motivi sono essenzialmente due:

  • I dipendenti non hanno l’obbligo fiscale, che è in capo ai datori di lavoro con partita Iva.
  • La parte più fragile in questo caso sono proprio i lavoratori, anche se sono i soggetti che accettano il pagamento.

I datori di lavoro che hanno dipendenti in nero vanno incontro a sanzioni molto salate, che aumentano per ogni dipendente e a seconda del periodo d’impiego. Il punto di partenza è la multa da 1.800 euro per ogni lavoratore, che può arrivare fino a 43.200 euro a seconda delle circostanze.

La situazione è così delicata per i datori di lavoro perché in questo ambito la legge non ha come unico obiettivo disincentivare l’evasione fiscale, ma è interessata soprattutto a combattere lo sfruttamento del lavoro e la mancata tutela dei dipendenti.

La seconda casistica in cui il pagatore in nero ha alcune responsabilità è quella in cui l’oggetto del pagamento è il canone d’affitto. Sebbene in questo caso viga la norma comune, e quindi la maggior parte della responsabilità ricada sul locatore, le possibili conseguenze per l’affittuario sono:

  • Il pagamento di una cartella esattoriale
  • Il pignoramento dei beni

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