Il governo vara il decreto “libera caccia” che autorizza cacciatori e proprietari fondiari ad abbattere cinghiali e altra selvaggina. Il grido dell’Enpa “un colpo mortale alla biodiversità”.
Via libera all’abbattimento di cinghiali e altra selvaggina con ogni strumento possibile dal 1° luglio 2023. È questo ciò che ha stabilito il governo con il decreto Libera caccia.
Un decreto del ministero dell’Ambiente, varato di concreto con il ministero dell’Agricoltura e che ora è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale, il cui obiettivo è quello della “gestione e contenimento della fauna selvatica”. Un testo che trae ispirazione da un Piano straordinario della Coldiretti, e che di fatto consente alle diciannove Regioni del Paese e alle due province autonome di Trento e Bolzano di aprire la caccia agli animali “ritenuti pericolosi” in determinati periodi dell’anno.
Cacciatori, proprietari fondiari e contractor saranno quindi autorizzati dalle Regioni ad abbattere la fauna selvatica, come ungulati e altre “specie esotiche invasive”. Un decreto che ha sollevato numerose proteste da parte di ambientalisti. L’Enpa (Ente Nazionale Per La Protezione Degli Animali) ha accusato il Governo di colpire al cuore la biodiversità, che da sempre arricchisce il nostro paese.
Decreto Libera Caccia: cosa prevede in sintesi
Il decreto Libera Caccia stabilisce che saranno le singole Regioni e Province autonome a decidere quali specie abbattere e in quale periodo dell’anno.
Di sicuro il nemico “numero uno” resta il cinghiale, la cui presenza in centri abitati causa spesso scompiglio e provoca incidenti con le macchine. Le Regioni, secondo il Governo, dovranno prevedere “incrementi di prelievi faunistici” con un’intensificazione degli interventi del 50%. Eppure, numerosi studi scientifici hanno dimostrato come gli ungulati, se sottoposti a stress da caccia, diventino ancor più prolifici - andando quindi a peggiorare la situazione più che a risolvere il problema. Prioritario ai fini del contenimento sarà l’intervento “su femmine e giovani esemplari”. Ma non solo. Il decreto stabilisce che cacciatori e contractor potranno uccidere oltre ai cinghiali anche:
- cervi;
- stambecchi;
- uccelli ritenuti “pericolosi” per l’uomo e per la sua agricoltura;
- “forme ibride presenti in natura” come i cane lupo;
- lupi.
Anche i lupi torneranno quindi nei mirini dei cacciatori, in quanto, stando a ciò che si legge nel decreto, i dati elaborati dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) nel 2022 dimostrano un miglioramento dello “stato di conservazione dell’animale” che consentirebbe quindi di “superare il divieto totale di deroghe alla sua rimozione contenuto nel piano d’azione del 2002”. Ancora oltre ai privati cacciatori potranno partecipare a “prelievi faunistici”:
- operatori pubblici;
- veterinari;
- aziende dedicate allo scopo;
- proprietari di fondi ma solo dopo aver frequentato un corso di formazione gestito dall’Ispra.
Infine, il decreto ricorda che sarà possibile cacciare la selvaggina con “ogni mezzo possibile” e quindi via libera a:
- reti;
- gabbie;
- trappole;
- richiami vivi;
- animali impagliati;
- esche alimentari;
- fucili laser;
- armi di precisione di “ogni tipo di calibro”;
- l’arco;
- cerbottane per indurre la telenarcosi;
- falchi per cacciare gli uccelli.
Qual è il vero obiettivo del decreto Libera Caccia?
In realtà il vero obiettivo del Decreto non è tanto quello del “contenimento delle specie invasive”, quanto quello della “Creazione di una filiera delle carni”, per rafforzare l’industria italiana, commercializzando la carne degli animali selvatici con appositi centri di lavorazione. Tutto ciò sarebbe possibile grazie alla creazione di Centri di raccolta-sosta (Crs), registrati a livello comunale e costituiti da una cella frigorifera, lavabile e disinfettabile, per la refrigerazione, per poi portare le carni a centri di lavorazione.
Eppure, bisogna prendere in considerazione anche quelli che sono possibili pericoli. Infatti, uno dei problemi riscontrati nelle carni di questo tipo e vendute nei supermercati è la presenza di piombo da armi. Il decreto avrebbe per questo suggerito ai cacciatori di adottare proiettili atossici.
Decreto Libera Caccia, le proteste degli ambientalisti
Inutile dire che il decreto Libera Caccia ha riscontrato numerose opposizioni e proteste da parte degli ambientalisti.
Primi tra tutti l’Enpa (Ente nazionale per la protezione degli animali) che ha lanciato l’allarme: “All’Esecutivo non interessa fare prevenzione né migliorare la convivenza con la fauna. Questo piano infligge un colpo mortale alla nostra biodiversità”. Il deputato Angelo Bonelli (Alleanza Verdi Sinistra) ha poi denunciato le modalità con le quali si è giunti a questo decreto: il Governo avrebbe “ridotto” il parere dell’Ispra e avrebbe “ricostruito” il Comitato tecnico “eliminando la presenza degli ambientalisti”.
Un dato che, se reale, mostrerebbe le capacità del Governo di aggirare il confronto democratico con altre parti. Piuttosto che cercare modelli alternativi al consumo di carne - una delle principali cause del cambiamento climatico - come la carne coltivata (conosciuta con il termine improprio “carne sintetica”), il ministro Lollobrigida preferisce tornare indietro, facendo sì che si colpisca ancora una volta la biodiversità della penisola, già minacciata da politiche industriali adottate negli anni.
leggi anche
È legale rubare se sussiste lo stato di bisogno?
© RIPRODUZIONE RISERVATA