Dopo quanto tempo si perde l’eredità (e come)

Ilena D’Errico

13 Settembre 2024 - 21:12

Dopo quanto tempo si perde l’eredità, in quali casi e come evitarlo. Le informazioni utili per non correre rischi.

Dopo quanto tempo si perde l’eredità (e come)

Gli eredi, ma anche i chiamati all’eredità, possono perdere il diritto all’eredità in vari casi. Bisogna intanto distinguere tra le varie tipologie di eredi e tra le differenti cause che possono impedire l’accesso all’eredità, prima o dopo l’accettazione della stessa. In particolare si hanno:

  • eredi necessari (o legittimari): a cui l’eredità può essere negata soltanto con sentenza di indegnità a succedere. Possono però perderla in caso di prescrizione del diritto all’accettazione.
  • Eredi legittimi, individuati dal Codice civile, a cui l’eredità può essere negata anche dal semplice testamento. Questi soggetti hanno quindi diritto all’eredità soltanto in assenza di testamento o disposizioni contrarie.
  • Eredi testamentari, ovvero coloro che sono individuati dal testamento e non avrebbero altrimenti alcun diritto alla successione.

Ecco cosa c’è da sapere.

Dopo quanto tempo si perde il diritto all’eredità

C’è un caso importante in cui si perde il diritto all’eredità, che riguarda tutti gli eredi: la prescrizione del diritto all’accettazione dell’eredità. Questa si compie dopo 10 anni dall’apertura della successione, che nella maggior parte dei casi coincide con la morte del defunto, come previsto dal codice Civile. Fa eccezione l’accertamento giudiziale di paternità post-mortem, ipotesi in cui i termini decorrono dalla sentenza.

Inoltre, la prescrizione comincia a decorrere successivamente per i chiamati ulteriori, per esempio coloro che subentrano nella successione per via della rinuncia o del decesso di altri chiamati all’eredità. Il tempo di prescrizione del diritto all’accettazione può essere ridotto dal giudice, su richiesta di coeredi o creditori che hanno interesse in una risposta più breve.

In ogni caso, se dopo 10 anni i chiamati all’eredità non hanno accettato l’eredità oppure non hanno revocato la rinuncia perdono il diritto all’eredità, indipendentemente dalle modalità con cui l’hanno acquisito. Soltanto l’eventuale accettazione tacita effettuata in maniera inconsapevole dal chiamato all’eredità può evitare la perdita di ogni diritto successorio.

L’indegnità a succedere

La sentenza di indegnità a succedere è l’unico metodo per negare l’eredità agli eredi legittimari senza che possano avanzare differenti pretese in sede di giudizio. È necessario che il ricorso sia proposto dal soggetto ancora in vita oppure dagli eredi o dalle persone che avrebbero diritto al subentro. Questo procedimento, se richiesto dal legittimo interessato, ha senso soltanto per escludere gli eredi necessari, che avrebbero altrimenti diritto a pretendere le quote di legittima.

Omicidio o tentato omicidio

La prima causa di indegnità è il reato di omicidio o tentato omicidio compiuto contro il defunto, il suo coniuge, un suo discendente o un suo ascendente. Lo stesso vale per i reati commessi verso queste persone punibili con le stesse disposizioni dell’omicidio (tra cui l’eutanasia). L’indegnità può essere fatta valere a meno che ci siano delle cause che escludono la punibilità del reo (caso fortuito o forza maggiore).

Denuncia e falsa testimonianza

La seconda causa di indegnità si ha quando l’erede ha denunciato il defunto (o uno dei suoi affetti) per un reato punibile con la reclusione di almeno 3 anni e la denuncia è stata dichiarata calunniosa (in sintesi, con consapevolezza della falsità dell’accusa).

La stessa disposizione vale anche quando l’erede presta una testimonianza dichiarata falsa, per un reato punibile con almeno 3 anni di reclusione, ai danni del defunto o dei suoi cari.

Perdita della potestà genitoriale

Il genitore che ha perso la potestà genitoriale e non l’ha reintegrata alla data del decesso è indegno a succedere, mentre ciò non pregiudica il diritto a succedere del figlio. Ovviamente è necessario che sia avvenuta la revoca ufficiale della potestà genitoriale da parte del giudice.

Falsificazione del testamento

È indegno l’erede che ha soppresso, celato, falsificato, alterato il testamento, oppure ne ha fatto consapevolmente uso delle disposizioni falsificate. La Corte di cassazione ha tuttavia dichiarato che non vi è causa di indegnità se l’erede riesce a dimostrare che il testamento dimostra la reale volontà del defunto.

La libertà del testamento

Infine, può essere dichiarato indegno l’erede che ha minato la libertà testamentaria del defunto, perché lo ha indotto con dolo (inganno) o violenza a cambiarlo, farlo o revocarlo (oppure allo stesso modo gli ha impedito di redigerlo).

La violazione della legittima

Come anticipato, gli eredi legittimari hanno sempre diritto all’eredità. Oltretutto, spettano loro delle quote prestabilite dal codice Civile, che variano a seconda del concorso tra gli eredi necessari. Nel caso in cui questi eredi ricevano una porzione minore dell’eredità di quanto garantito dalla legge, possono agire in giudizio per ottenerla.

Esistono a tal proposito le azioni di riduzione e di lesione della legittima, che obbligano altri eredi alla restituzione totale o parziale di quanto ricevuto a titolo ereditario oppure come donazione quando il defunto era in vita.

Quando non hai diritto all’eredità

Non sussiste il diritto all’eredità:

  • in caso di divorzio o separazione con addebito a carico del superstite;
  • se il potenziale erede è incapace a succedere per legge, ad esempio perché non ancora concepito e non inserito nel testamento;
  • in caso di esclusione testamentaria, fatta eccezione per i legittimari;
  • in capo a chi ha già ricevuto la propria quota tramite donazione.

La rinuncia all’eredità decisa prima della morte del de cuius, invece, non comporta la perdita dei diritti successori perché è priva di valore legale.

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